Roberto Mussapi
Every beat of my heart

Lungo il Canal Grande

Suggestioni veneziane che hanno irretito poeti. Venezia, la gondola, in diverso modo ‘letta’ e vissuta da Goethe e da Byron. Evoca qualcosa di mortuario ma anche i segreti delle alcove. Eros e Thanatos. Per il grande tedesco, nascita e morte

Goethe è un dei più famosi tra i poeti scrittori e artisti che dalla fine del diciottesimo secolo si mossero verso l’Italia come culla dell’Europa. Famose le sue Elegie romane, meno noti, forse, gli epigrammi veneziani: la capitale dei Mari, la Serenissima, non poteva esercitare su di lui l’incanto di Roma, mentre il poeta stradotato e nuotatore massimo Byron avrebbe trovato nella città edificata sull’acqua il suo luogo fatale.
La gondola, che sempre a prima vista ci inquieta, nera e con qualcosa di mortuario, muoventesi lentamente sull’acqua immota tra i palazzi, fu colta anche da Byron in questa suggestione funebre: ma anche, nella sua stanzetta raccolta, la gondola fu per il poeta inglese una splendida alcova.
Amore e morte, letteralmente, Eros e Thanatos. Per Goethe, culla e bara, nascita e morte.
Goethe è lo scrittore più completo, colto e sapiente del tempo moderno. Filosofo, letterato, narratore, poeta, drammaturgo, scienziato genio rinascimentale. E qui, nella breve poesia, mostra la sua conoscenza.
Byron era una forza della natura, poeta traboccante di energia per dono divino. Nuotatore invincibile, donne, champagne e chiaretto.
Non la culla e la nascita, ma, accanto alla morte, l’amore che la combatte e supera.

Questa gondola: una culla che dolcemente dondola,

e la sua cassa, sopra, una bara spaziosa…

È così, amica, tra culla e bara 

oscilliamo sospesi, inconsapevoli

lungo il Canal Grande, attraverso la vita.

J. W. Goethe

Da Epigrammi. Venezia, traduzione di Roberto Adastra

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