Anna Camaiti Hostert
Cartolina dall'America

Guerra alle donne

La destra statunitense ha dichiarato guerra alle donne: il diritto all'aborto è già stato limitato in Texas e si appresta ad essere messo in discussione in altri Stati. Con la complicità - sembra - della Corte Suprema segnata profondamente dall'ex presidente Trump

Non è un caso che contro la legge severissima che In Texas, alcuni mesi fa, ha bandito l’aborto da quando si avverte il battito del cuore del feto (circa sei settimane dopo il concepimento), invitando ogni cittadino a denunciare chiunque lo esegua, le donne siano scese in piazza con il caratteristico vestito rosso e il copricapo bianco delle ancelle, protagoniste della serie ispirata al romanzo del 1985 di Margaret Atwood Il racconto dell’ancella (The Handmaid’s Tale). In quel racconto distopico infatti si parla di un futuro non lontano nel quale l’immaginario e sanguinoso regime totalitario di Gilead ha instaurato una divisione di classe rigida in cui le donne sono totalmente assoggettate al potere e non possono leggere, lavorare e maneggiare denaro. In una condizione di infertilità generalizzata alcune di esse, le ancelle appunto, data la loro capacità riproduttiva, vengono mandate a nuclei familiari appartenenti alle élite di potere del regime e vengono fatte oggetto di stupri rituali, in presenza della moglie, da parte del padrone di casa a cui vengono assegnate con l’unico scopo di dargli dei figli. Nel racconto l’aborto è un crimine gravissimo, passibile di pena di morte, in quanto tutte le donne vengono categorizzate e divise in base alla loro capacità riproduttiva e dunque progressivamente messe in ruoli secondari con il procedere dell’età o in ruoli pericolosi che le condurranno a una morte sicura per avere commesso crimini gravissimi tra cui l’aborto.

Ebbene, seppure in Texas non siamo ancora a questo livello, certo la situazione è preoccupante. Soprattutto perché questo ha portato alcuni giorni fa il dibattito alla Corte Suprema che proprio adesso sta discutendo la possibilità di rivedere la legge sull’aborto, quella Roe v. Wade che nel 1973 estese in America a tutte le donne il diritto di abortire. La Corte Suprema rimodellata di recente dall’ex presidente Donald Trump, che ha nominato tre dei suoi giudici, approvati dal Senato allora a guida repubblicana, ha spostato il baricentro a netto favore dei repubblicani che dunque potrebbero intervenire nel modificare o cancellare un diritto ottenuto a prezzo di molte lotte in anni passati. I tre giudici in questione Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh a Amy Coney Barret tutti estremamente conservatori spostano infatti con una maggioranza di 6 a 3 le lancette dell’orologio politico.

“Riuscirà la nostra istituzione a sopravvivere al tanfo (stench) che si alza da questa discussione nella percezione pubblica che la Costituzione e la sua interpretazione siano semplicemente motivati da azioni politiche?” si è chiesta la giudice Sonia Sotomayor nominata da Barack Obama nel 2009. Quest’affermazione avanza infatti l’importante dubbio, sollevato anche da molti studiosi in materia, sulla trasformazione della natura della Corte Suprema usata più come arma politica che ispirata invece in modo relativamente imparziale a risolvere problemi giuridici.

Non a caso il presidente Joe Biden, troppo poco citato dalla stampa nazionale e internazionale per i molti provvedimenti che sta varando, ha istituito una commissione che studi i potenziali cambiamenti attraverso cui la Corte Suprema potrebbe essere modificata. I suoi risultati dovrebbero uscire entro la fine del mese e dovrebbero riguardare la sua espansione numerica e i limiti che andrebbero imposti alla durata dell’incarico dei giudici che al momento è a vita.  

“Dovremo sopravvivere a questa battaglia cosicché nel futuro – tra 5,10,15 anni – potremo parlare di come siamo stati capaci di respingere tutti questi attacchi alla legge sull’aborto”, ha detto Elizabeth Nash, analista per l’Istituto Guttmacher che si occupa della salute e dei diritti sessuali e riproduttivi in America e in molti paesi in via di sviluppo. L’Istituto stima che ci saranno circa 26 stati in America che istituiranno restrizioni alla legge sull’aborto in neanche un anno… se i giudici della Corte Suprema dovessero deliberare in favore della cancellazione o dell’indebolimento delle protezioni federali alla legge” ha concluso Nash, aggiungendo poi che adesso la nuova frontiera in tema di aborto sarà caratterizzata dalle pillole antiabortive che non esistevano ai tempi della prima approvazione della legge nel 1973. In alcuni stati, come il Mississippi, la legge appare al momento in pericolo e i tre giudici nominati da Trump hanno affermato che sosterranno la nuova legislazione restrittiva. Senza entrare nello specifico dei principi che dovrebbero regolare o restringere la legislazione vigente è opportuno ricordare però che Donald Trump ha nominato, durante la  sua presidenza, circa 200 giudici federali, oltre ai tre della Corte Suprema e dunque si combatterà’ nei prossimi mesi una guerra asperrima e logorante sul modello di quella tra gatto e topo, con balzi in avanti o indietro, appostamenti e improvvise fermate, in attesa dell’attacco finale tra coloro favorevoli all’abolizione della legge e quelli invece che lotteranno per il suo mantenimento all’interno di molti stati. Una guerra che si intensificherà con l’avvicinarsi delle elezioni del prossimo anno, specie in quelle per l’elezione dei nuovi governatori e a causa della quale saranno ancora una volta le donne a pagare il prezzo più alto in attesa che qualcuno, in genere uomo, decida cosa fare dei loro corpi.

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