Roberto Cavallini
In giro per Roma

Amatriciane fumanti

Una passeggiata per Roma ai tempi del covid è come una corsa a ostacoli tra motorini e sconnessi sampietrini, camion incastrati tra macchine e muri, monopattini abbandonati e bangla-minimarket... una promenade affacciata su due sponde di donne e uomini “mangianti“

Amatriciane fumanti, polli e bistecche, cucina romanesca si accomodi, prezzi modici, spritz e taglieri piccoli, medi e grandi, carciofi tutto l’anno, coratella e fegatini, funghi porcini, pizza col salame piccante, tavolini, sedie, sgabelli e strapuntini ovunque, al coperto e allo scoperto, file di attesa lunghe lunghe, per potersi sedere e mangiare. Mangiare e godersi lo spettacolo degli altri che mangiano (bocche di tutto il mondo unitevi e masticate al ritmo di daje de tacco e daje de punta) ed essere contenti e convinti di essere a Roma.

Roma frequentata da folle di turisti (dalle policrome mascherine anti-covid un po’ su e un po’ giù) stranieri che vengono serviti ai tavoli da camerieri stranieri di tutte le nazionalità con mascherine rigorosamente nere (è più fine e anche un po’NCC), che consegnano piatti cucinati da cinesi, da magrebini e dal vario mondo dell’est Europa, Roma, dicevo, è vagamente distopica.

Vuoi attraversare Trastevere, dal lato del Gianicolo, per andare a vedere le mostre di Margaret Bourke-White e Calogero Cascio? Perché a Roma ci sono ancora musei e gallerie. E allora affronta il periglioso cammino (almeno per il mantenimento dell’equilibrio) tra motorini e sconnessi sampietrini, camion incastrati tra macchine e muri (ah, i romantici vicoli di Trastevere), monopattini abbandonati e bangla-minimarket, gli unici posti tra l’altro dove puoi acquistare una bibita o dell’acqua minerale ad un prezzo onesto. Qualche raro negozio non alimentare è deserto, bancarelle su tavolinetti pieghevoli da campeggio espongono collanine e anellini col rischio che il via vai serrato di gente (affamata?) gli possa far cadere tutto. La libreria di Santa Maria in Trastevere, con annessa lunga fila di attesa come il ristorante dall’altro lato della piazza, è nascosta dietro il gazebo per i tamponi per il Covid.

Ne usciremo migliori, si diceva, invece il Covid ci ha reso tutti solamente più bisognosi di rimpinzarci, altro che storie.

All’inizio dell’estate (2021) era stata posta una scultura di marmo a piazza della Malva un maiale di dimensioni realistiche, il monumento alla porchetta, (voleva essere ironico? Ah, i giovani artisti!) il giorno dopo un gruppo di animalisti ci ha rovesciato sopra della vernice rossa. Sangue. Il giorno successivo ancora, il capolavoro fu rimosso. Eppure quello è stato, purtroppo per poco, il monumento (a più mani) involontariamente più azzeccato che si sia visto a Roma negli ultimi anni. Un maiale insanguinato. Un monumento alla magnata criminale che ha ucciso Trastevere e che si ingoierà pure questa città.


La fotografia accanto al titolo è di Marco Pasqua

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