Eugenia Marzocca
A proposito di “Mamme (in)sostenibili”

L’educazione sostenibile

Come si fa a educare i propri figli al rispetto dell'ambiente? Come si fa a coinvolgerli nella tutela del Pianeta nei momento difficile della ribellione adolescenziale? La risposta è in un saggio documentato e articolato dell'economista Alessandra Guatteri

Mamme (in)sostenibili, manuale di sopravvivenza per mamme ecologiste alle prese con figli in età di ribellione scritto dall’economista Alessandra Guatteri (Terra Nuova, pp.193, € 15,00), è un libro così ricco di contenuto che occorrebbe per ogni tema scriverne un altro. È rivolto alle mamme che stanno cominciando a capire che i loro figli «sono finiti – per usare le sue parole – dentro un meccanismo di consumo distruttivo che, secondo loro, li rende uguali agli altri e che invece, …li trasforma in inconsapevoli promotori di prodotti che possono distruggere la loro salute e il Pianeta». Chi sono i responsabili? In gran parte le aziende multinazionali il cui fine è sfruttare gli esseri umani piegandoli ai loro interessi economici. Il consumismo è il grande colpevole e nel momento in cui le mamme si accorgono di questo ingranaggio minaccioso che fa diventare i figli “carne da macello”, si trasformano in “terribili fattucchiere” per la loro presenza non richiesta nel decidere cosa si deve mangiare, come ci si deve vestire e via dicendo. Giusto che le mamme consapevoli di tutto l’ingranaggio distruttivo che guida le società occidentali, comunichino ai figli la via di una buona economia domestica per il loro futuro, ma è anche comprensibile che i giovani si sentano in imbarazzo dinanzi a una mamma “alternativa”. Finché i figli sono piccoli è facile gestirli mettendo in pratica “scelte domestiche consapevoli”, tipo tè freddo fatto in casa, merendine autoprodotte ecc ecc. Con l’adolescenza arriva la ribellione. Ed è naturale che ci sia, fin dall’antichità è stato così, basta non perdere mai il contatto emotivo con i ragazzi, non lasciarli soli, riallacciare sempre il dialogo anche quando diventa difficile. Non lanciare giudizi e tanto meno lanciare consigli di saggezza e buona vita. Soprattutto occorre cercare di capire, offrire fiducia, aiutarli ad orientarsi nel magma di informazioni che viene proposto nei social.

Che abbondino le false notizie è cosa nota, quanto il gap tecnologico fra le vecchie e le nuove generazioni. Che lo sviluppo economico non abbia operato nei decenni passati in maniera equilibrata rispettando la natura e gli altri esseri viventi è cosa risaputa. E c’è da chiedersi perché i politici e i governanti non si siano fermati a riflettere sulle relazioni fra uomo e ambiente? Non abbiano ascoltato gli esperti, i geologi, i naturalisti, che cominciavano ad allarmarsi? Se l’avessero fatto, scrive l’autrice, «forse saremmo stati ancora in tempo per aggiustare la rotta senza compromettere il futuro».

Quando l’ambiente viene violato diventa inabitabile per gli animali, ma anche per gli uomini. Quindi insegnare ai bambini a riconoscere la bellezza insita nella natura partendo dalla scuola è un primo passo. Sottolineare e spiegare la crudeltà dei centri intensivi dove vengono allevati gli animali spesso in condizioni di inaudita ferocia, stretti in recinti e uccisi in una sorta di catena automatica di produzione continua di scatolette di latta, è doveroso da parte degli adulti. Anche se c’è da chiedersi quanti ne siano consapevoli? Da economista e mamma combattiva, anzi insostenibile qual è, l’autrice affronta temi fondamentali per la nostra vita quotidiana e il mondo in cui viviamo riportando, come si conviene, tabelle, numeri e date, ma con uno slancio e un’ironia che rendono avvincente come un romanzo questo libro. E molto si può imparare leggendolo. Dinanzi a tanti problemi c’è una bella notizia: una riga che dovremmo chiamare “impegno sociale prevalente” e che in ogni colonna si declina in “sostenibilità” ed è un tema che divide ma anche unisce. Con la convinzione che l’ignoranza è il primo ostacolo da abbattere. Quanti sanno per esempio che la popolazione della Terra ha superato i 9 miliardi? E che questo è un grandissimo, insormontabile problema? Che il benessere non va d’accordo con il PIL finché la ricchezza è concentrata nelle mani di pochissimi? Ma c’ è una speranza.  Per la prima volta, scrive Alessandra Guatteri, «i nostri figli potranno accusarci di averli condotti alla rovina e di avere lasciato loro un mondo senza futuro», quindi «riflettendo bene, la sostenibilità può diventare quel trait d’union intergenerazionale che mancava, quell’argomento di discussione che interessa tutti».


La fotografia accanto al titolo è di Roberto Cavallini

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