Armando Adolgiso
“300 dichiarazioni d’amore al Cinema”

Col cappello di Fellini

Il libro postumo di Ottavio Cirio Zanetti, che raccoglie le recensioni del regista prematuramente scomparso nel 2020, è la cronaca di una grande passione, onnivora ma avveduta, coltivata, anche per ascendenze e frequentazioni familiari, fin da piccolo

Il nome del giovane regista Ottavio Cirio Zanetti segna una storia purtroppo molto breve. Nato a Genova il 15 settembre 1983, è mancato a 37 anni il 24 gennaio 2020. Di lui restano i titoli che ha girato e il libro postumo dal titolo 300 dichiarazioni d’amore al Cinema. Racconti di film, registi, attori, sceneggiatori (Erga Edizioni, 350 pagine, 18 euro), composto dalle recensioni settimanali per la testata on line inpiu.net, cominciate nel 2013. E resta lo stile raffinato che traspare dalle sue pellicole. La luce delle sue recensioni ora raccolte nel libro. E per chi gli è stato vicino o lo ha conosciuto resta anche l’eleganza del vivere. 

Ecco come, invitato a dire di sé, si descrive in una pagina web: «Sono nato a Genova, vivo a Roma ma ho passato una parte della mia infanzia a Parigi e anche un po’ a Marsiglia. Ho cominciato a recitare in francese molto presto (Molière, Beckett) ai corsi di St. Louis des Français. Ho lavorato con Marco Ponti (A/R Andata e ritorno) e sono stato video assist nell’ultimo film di Lina Wertmüller con Sofia Loren e Murray Abraham: un’esperienza da cui ho imparato moltissimo. Ho lavorato in regia sul set del film Arrivederci amore ciao di Michele Soavi. Mi piace leggere gialli (Simenon, Agatha Christie, Scerbanenco), guardare i quadri di certi pittori (Degas, Turner, Caspar Friedrich, Van Gogh, Caravaggio, Rembrandt), andare al cinema. Mia madre è il critico teatrale dell’Espresso da prima che io nascessi, lo è stata anche di cinema, grande amica di Fellini che per di più era nostro vicino di casa: quando ero piccolo per gioco mi metteva in testa il suo cappello e diceva a mia madre di portarmi sul set se non sapeva con chi lasciarmi. Mio padre, Livio Zanetti, giornalista della carta stampata e poi direttore del Giornale radio della Rai, debuttò giovanissimo come critico cinematografico. 

«Un po’ della passione di famiglia devo averla ereditata senza accorgermene. Vedo cinema in modo onnivoro, senza pregiudizi: ho una vera passione per Hitchcock e poi Kubrick, Scorsese, Woody Allen e, naturalmente, Fellini. Il cinema è come il nuoto: bisogna provare a buttarsi e farlo. Così due anni fa ho rinunciato alla macchina, ho aperto una mia piccola, casa di produzione: “Orlando 22”. Il mio primo cortometraggio Il miele del Luxembourg (2005, durata 22’00”), con la partecipazione straordinaria di Umberto Eco, è stato selezionato al festival di Annecy e al Ficep di Parigi. Il mio secondo cortometraggio: Sipario, durata 30’00”, ha avuto un cast di attori, anzi di star, che hanno accettato di farsi dirigere da me: Valentina Cortese, Adriana Asti, Gianni Garko, Francesca Benedetti e la partecipazione di Luca Ronconi. Del cinema mi piace il lavoro d’equipe. E quest’anno posso dire d’aver acquistato più scioltezza nel dirigere gli attori».

La sua bio va arricchita da due lauree, una su Hitchcock, l’altra, che ottenne il Premio Filippo Sacchi, su Fellini. Un libro, Tre passi nel genio. Fellini tra fumetto, circo, teatro di varietà, introduzione di Nicola Piovani, pubblicato nel 2018 da Marsilio. È stato cultore della materia presso l’Università di Roma Tre.

Gli scritti di Ottavio Cirio Zanetti documentano non solo una grande passione per il cinema, ma pure una cultura ben articolata come dimostrano le ragionate citazioni di autori e testi non direttamente riferiti allo schermo ma che derivano da letture di narrativa, poesia, filosofia. Scrive Giancarlo Santalmassi nella Prefazione: «Ottavio era uno spettatore onnivoro, precoce, regista, sceneggiatore e documentato documentarista, che sapeva cogliere e descrivere i particolari. Ha sempre sostenuto che lo spettatore si perdeva un bel pezzo di film alzandosi ai titoli di coda. E raccontava i film per stimolarci a inventare e a costruire altre storie, andare altrove, in un gioco di realtà e finzione che diventa una dichiarazione d’amore. E infatti il libro si intitola 300 dichiarazioni d’amore al Cinema, (sì, con la ‘C’maiuscola)». I diritti d’autore di questo volume saranno devoluti dalla società “Orlando22 Produzioni Multimediali” alla ricerca e alla cura di tumori rari.

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