Alessandro Boschi
Visioni contromano

Contro i morettiani

Qualche considerazione sulla complessità di "Tre piani", il recente film di Nanni Moretti. E qualche risposta alle critiche un po' banali di tutti quei fedelissimi del regista che si sono dichiarati delusi: è una riflessione amara sul tempo che passa. Per tutti

È piuttosto frequente parlare di altro quando non si è in grado di parlare del film di cui si dovrebbe parlare. Questo accade da qualche settimana a chi, come il sottoscritto, vuol dire la propria a proposito del film di Nanni Moretti Tre piani. Si parla di Nanni, così chiamandolo affettuosamente non si sa bene per quale motivo, forse come spia di una confidenza che si confida di avere con il regista di Brunico. In realtà Nanni Moretti non è tipo da grandi confidenze, né, soprattutto, ha mai fatto ridere con i suoi film. Al massimo sorridere, di certo riflettere. Quindi dire che con Tre piani non si ride mai fa davvero ridere, e riflettere.  È indice di una supposta conoscenza profonda dei suoi film che davvero pochi possono vantare. E di solito chi tra questi potrebbe non lo fa.

Nanni Moretti non sempre mi ha fatto impazzire, ma ho sempre considerato i suoi film onesti e coerenti. E originali, per stile e contenuti. Non è poco, credo. Tre piani è un film di grande equilibrio, sia per lo stile sia per i contenuti, a volte peraltro discutibili. Dire che le inquadrature sono televisive mi fa pensare che si sappia poco non solo di cinema ma anche e soprattutto di televisione. Sono molto d’accordo con chi dice che Moretti in qualche modo ci sta dicendo che il tempo passa, che si invecchia. Lo si intuisce da molte cose. Ad esempio dalla sua voce, che è un corpo estraneo al resto del film, è lì perché non può farne a meno, elemento rivelatore di una necessità, di una presenza antica che forse solo il suo stile può autorizzare. Certo, si fa un po’ più di fatica ad accettare la scena dell’assalto a colpi di pietre e molotov: non è roba sua, e immagino abbia fatto poco per evitare lo sciatto risultato che ci ha consegnato.

Per quello che riguarda il cast, lo trovo ineccepibile, e il fatto di ritenere una controindicazione avere interpretato più film di Moretti, come Margherita Buy, è una osservazione risibile: che vuol dire? Che fa sempre lo spesso personaggio? Sarà un problema che condivide con John Wayne e John Ford. Ma dai! Poi il romanzo di Eshkol Nevo dal quale è stato tratto il film, invero piuttosto liberamente, non è un capolavoro: è scritto in maniera meccanica, a tratti fastidiosa. Moretti lo ha reso cinematografico, prendendosi delle libertà importanti che hanno giovato alla coerenza della pellicola. Un film vecchio? Sbagliato? Ma davvero si usano ancora questi termini? Come quando si dice, e si dice spesso, che un film è necessario. Lo ripeto, per averlo scritto in tempi non sospetti: di necessario ci sono solo i vaccini. E infine: i morettiani. I morettiani che non possono che dire che Tre piani è brutto, il più brutto dei film di Moretti. Amici, le parole sono importanti. Li avrete anche visti tutti i film di Nanni Moretti, ma di certo non li avete ascoltati.

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