Paolo Vanacore
Elogio di una campionessa

Lettera a Federica

Dopo cinque Olimpiadi, Federica Pellegrini ha vinto la medaglia del tempo, la più importante e prestigiosa. Perché quando sali sul podio da ragazzina, è difficile diventare grandi senza perdere la misura di sé. E invece, lei...

Quando a 16 anni ti ritrovi sul podio dei giochi olimpici il cuore batte all’impazzata dentro e fuori la vasca, e continua a battere ancora più forte nei giorni, nelle settimane, nei mesi e anche negli anni successivi e a restare perennemente accelerato e sempre, sempre, sempre infuocato come nella migliore ricetta gastronomica della tua nobile tradizione veneziana.

È un cuore caldo che brilla e fibrilla, primizia veloce, delizia e croce.

Hai ingranato la quinta (Olimpiade) al tuo motore ancora perfettamente funzionante e sei andata a centrare l’obiettivo più prestigioso, che spetta solo ai grandi. E l’hai fatto con la serenità della donna adulta, consapevole, matura, che ormai da tempo ha sconfitto il male di essere precocemente grande: l’ansia, il panico, la bulimia. Un altro grande campione dello sport ha sofferto allo stesso modo, Leo Messi, durante i mondiali di calcio del 2014 non riusciva a scendere in campo, l’eterno paragone col Pibe de Oro e anche lì lo stress di dover sempre dimostrare di essere il migliore lo spinsero a voler fuggire da quel quadrato verde così come tu da quello azzurro.

Ma questi disagi appartengono al mondo dei sensibili che è il mondo di chi soffre per empatia, di chi ha il cuore grande, appunto, un cuore di pace e da oggi, il cuore in pace, colmo d’amore. E l’amore non chiede permesso, divampa. Tu sei andata ben oltre il disagio dell’eterna aspettativa facendo esplodere il cuore ogni volta che entravi in vasca, nelle infinite sessioni di allenamento, negli obiettivi a breve e lungo termine, nei sorrisi delle interviste e nelle lacrime di quelle interminabili solitudini necessarie a favorire la concentrazione al pari di un attore, un danzatore, un musicista, prima di entrare in scena.

Ritengo infatti che lo sport sia un’espressione dell’arte perché esalta la bellezza e la grandiosità dell’essere umano. Quando Federica muove le braccia in sincrono con quella maestosità che l’ha resa Divina, in quell’istante senza tempo che ferma il tempo, ecco solo allora l’atleta oltrepassa il limite naturale e diventa immortale, proprio come una scultura, un dipinto. E quando questo accade non c’è podio che tenga perché la medaglia più preziosa dell’oro e di qualunque record o primato (ancora da superare) è quella che porti dentro, Federica, è la medaglia del tempo.

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