Luigi Saitta
“La carezza della memoria”

Essere Carlo Verdone

Il libro autobiografico dell’attore e regista è pieno di pregi. Intrattiene il lettore, diverte e commuove, mai scontato, né retorico. Oltre a mettere in luce episodi inediti, rivela aspetti profondi e poetici. Come il capitolo su Siena, la città dov’è cresciuto il padre Mario

I libri autobiografici sono un genere letterario insidioso di cui generalmente diffido. Siano opere di scrittori, artisti, cantanti, giornalisti, uomini o donne famosi, sono spesso un insieme di noiose memorie familiari, di ricordi sovente gonfiati (o, peggio, inventati), di episodi pieni di banale retorica che sembrano affidati alla pagina bianca solo per accrescere (o rinverdire) la fama del loro estensore. Ma esistono anche delle eccezioni. Il libro di Carlo Verdone La carezza della memoria (Bompiani, pagine 224, 17 euro ), autobiografia dell’attore regista romano, è un’opera dai numerosi pregi, divertente e profonda, seria e ironica,  permeata da una leggerezza di fondo.

Dopo il precedente La casa sopra i portici, edito sempre da Bompiani, Verdone si conferma scrittore maturo in virtù di una prosa sobria, scorrevole, accattivante, che mette il lettore a suo agio. Il libro è suddiviso in capitoli che rimandano a episodi della sua gioventù e all’affermazione e consacrazione dell’autore come regista cinematografico. È veramente il film della sua vita, con riflessioni mai scontate o banali, con venature di crepuscolare malinconia, prive però di sentimentalistica retorica.

Diversi i capitoli da citare e da ricordare. Dalle sue godibilissime esperienze in treno, agli anni di Torino, a quelli dedicati alla musica (con il figlio Paolo in prima fila).Torino, in particolare, è una tappa poco conosciuta della vita dell’autore che fu chiamato dal regista Enzo Trapani e dal dirigente Bruno Voglino a partecipare, negli studi Rai del capoluogo piemontese, alla trasmissione Non stop. Un’esperienza di successo che lo lanciò in modo definitivo. Il libro è arricchito da un testo inedito del padre dell’autore, Mario Verdone (nella foto con Carlo), docente di Storia e critica del cinema e studioso d’arte e di spettacolo, scomparso nel 2009, sulla virtù della magnanimità. Una scoperta familiare fatta da Carlo rovistando tra gli archivi paterni. Alcuni capitoli evidenziano l’animo sentimentale e generoso dell’autore: quello riguardante Maria (un’avventura dei suoi anni giovanili) e quello dedicato alla signora Stella, una donna malata terminale che Carlo ha assistito e confortato. Il capitolo finale su Siena, la città dov’è cresciuto suo padre, costituisce forse la nota più toccante, il vero cuore del libro.

Un libro, per citare il filosofo tedesco Siegfried Kracauer, «sul fluire della vita», una vita dedicata al teatro e al cinema, che l’autore racconta senza alcuna autocelebrazione né compiacimento per i successi ottenuti, svelando invece la sua natura di persona semplice che sa mettere al centro del suo vissuto i valori dell’uomo.

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