Roberto Mussapi
Every beat of my heart

Il silenzio e Tagore

Salvatore Marradi, il poeta che fa sue le poesie altrui, questa volta è stregato dai versi del grande bengalese. Fascinosi e lontani, ne sa comprendere il mistero. Così la voce dell’amata che tace sa trasmettere anche a noi l’attesa della parola-luce

Qui Salvatore Marradi ruba e fa sua una poesia di Tagore, che riconosco avendola letta più volte nella traduzione italiana. Non conosco il bengalese, e questa lirica non fa parte di quelle tradotte in inglese per Yeats.
Ancora una volta noto la capacità del poeta di prendere una poesia fascinosa e lontana, scritta in una lingua che non conosce, facendone un’altra, sua e riconoscendo non suo il merito dell’originale. Credo che nella sua semplicità teorica si celi una comprensione profonda del mistero, della poesia e non solo. Di cui forse non è consapevole.
Ma quello che conta è il modo in cui l’innamorato si rivolge alla donna accettando anche il suo silenzio assoluto, più ricco di ogni parola. Questo silenzio è come la notte che custodisce il sogno della luce: che verrà, come la voce di lei verrà a lui, in assoluta, incondizionata, devota attesa.

Se tu non parli riempirò il mio cuore

del tuo silenzio, oltre ogni parola,

come la voce che soffia nel poeta

ispira e forma immagini di vita.

A testa bassa, con pazienza, ostinato

rimarrò muto, senza scadenza, a aspettare

come la notte attende nel silenzio stellato.

E certamente arriverà il mattino

il buio scomparirà e la tua voce

diffonderà nel cielo lampi d’oro.

Allora le parole si leveranno in volo,

in canti degli uccelli da ogni nido,

e le tue musiche si muteranno in fiori

in tutte le foreste del mio cuore.

Salvatore Marradi

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