Roberto Mussapi
Every beat of my life

L’assoluto e l’asino

Irruzione improvvisa la Vigilia di Natale dell’anno del Covid: una poesia inedita, ispirazione di quel giorno - che Roberto Mussapi regala a Succedeoggi. Un’immersione nel Presepe, nel suo senso che tutto si riassume nello sguardo dell’asino

Niente accade per caso. Giovedì 24 dicembre, vigilia di natale atipica, come per tutti, ma con previsto festeggiamento comunque, ben prima del suo inizio, ben prima dell’aperitivo e della musica, alle 18 salivo sullo stepper per la mia oretta su quell’amato obliante attrezzo. Come con ogni altro esercizio, da tempo, palestre chiuse, faccio tutto in casa. Mentre le altre attività fisiche impegnano in pieno, lo stepper esige, per non annoiarti, di guardare qualcosa: televisione. Ma non trovavo un thriller americano e dovevo sfuggire ai talk show e simili, non trovando niente facevo zapping a caso, per trascorrere il tempo. Mi soffermai su una trasmissione che in teoria non mi interessava – natura – ma rimasi colpito e commosso dai primi piani di un’asina. Che era evidentemente soggetto di quel servizio, trovato da me all’improvviso e già iniziato. Ho sempre ritenuto gli occhi dell’asina superiori, per dolcezza, anche a quelli della cerva. Sono buonissimi, bellissimi. 
Vedevo in primo piano gli occhi dell’asina, certo, ma anche dell’asino, similissimi, quello che ogni volta guardo nel presepio con uguale attenzione a quella che dedico all’Angelo.
Una delle irruzioni improvvise che conosco, ma da qualche mese erano pressoché scomparse. Alle sei e mezza della vigilia di Natale qualcosa si destava e mi destava.
Giù dallo stepper, quel giorno più non camminammo avante.
Ero al pc, stava nascendo una delle mie poesie sul Natale, sui Magi e l’Epifania, sull’Angelo: è uno dei miei cicli. 
Ma non pensavo di meritarla all’improvviso, di questi tempi, la vigilia di Natale. Però mi accorsi che ero pronto.
Dopo i pochissimi amici a cui l’ho inviata il giorno di Natale, ora la offro a voi lettori di Succedoggi, un piccolo battito natalizio.

L’asino

L’asino. Basta toccargli l’interno dell’orecchio, 

ma piano, disse, intendeva – per me che so tradurre –

intendeva sfiorarlo e insieme accarezzarlo.

Era uno dei pochi non pastori, un contadino

 che si vantava di avere una coppia d’asini,

che si volevano bene come lui e sua moglie:

così disse, e conosceva l’animale.

Io avevo visto gli occhi dell’asino, guardare il bambino

appena nato nella mangiatoia, quegli occhi

che sembravano insieme di sorriso e di pianto.

Ma non so come Maria, che aveva da poco partorito, 

soffrendo ma senza lamenti, come una pianta un frutto,

lo guardò, allungò il braccio e lo toccò nell’orecchio,

dentro, dove una delicata peluria 

pareva proteggere le sue orecchie dal freddo,

o forse (non ‘forse’, vedo con certezza),

filtrava i suoni che accadevano nel mondo,

li ovattava come oggi sa fare un fonico 

con un impianto acustico, vellutando.

E Maria allungò il braccio libero

(con il sinistro teneva il bimbo, quieto, come appena sveglio),

e con il dito indice accarezzò l’orecchio dell’asino,

dentro, nella parte che protetta dalla chiara peluria

gli portava i suoni e i rumori del mondo.

Signore, io so che nulla posso chiedere, a noi non è concesso,

essendo parte di te e della tua luce e di tutto.

Ma se io per un istante fossi umano, io 

che scesi dal cielo ad annunciarle la nascita,

se fossi per istante umano io non ti chiederei

di vivere la gioia dei pastori che accorrono,

e dei porcari sporchi di fango che si inginocchiano,

o quella dei tre signori che scesero, rapiti, dai cavalli, 

buttando a terra i loro mantelli d’oro e serici…

Se mai io per un istante potessi chiedere

un solo istante di vita terrena, io ti chiedo,

fammi, per un istante, fammi essere quell’asino.

Roberto Mussapi

24 dicembre 2020

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