Roberto Mussapi
Every beat of my heart

Poesia e preghiera

Grazie o Amatissimo. Grazie e basta. Questo il senso dei versi del grande Rabindranath Tagore, un bilancio del viaggio nella sua barca sul fiume della vita dove «di anno in anno… il cuore si è fatto pieno di gioie e di dolori, di canti e di affetti, di saziante nettare»

La scena primordiale: un uomo su una barca, nel fiume della vita. Non è solo, non teme il naufragio che incombe in ogni onda di ogni viaggio di Ulisse, solo o con i compagni destinati a scomparire, a perire.
Non ha scelto la barca per salpare verso una meta certa ma incognita, come Jim Hawkins verso l’Isola del Tesoro, o Achab a caccia di Moby-Dick, o il capitano di Conrad che deve superare la linea d’ombra.
È più simile, pur se solo sul piccolo legno, agli uomini, i pochi uomini sulla leggendaria barca della poesia d’esordio di Luzi, barca che salpa protetta per vedere il mondo, per ringraziarlo, gratitudine piena.
E infatti questa lirica di Tagore mostra la vertigine in cui poesia e preghiera possano coincidere, non in forma di domanda, come spesso, e accesissimante, accade, ma in questo caso, di ringraziamento puro. Grazie e basta, o Amatissimo.

Lo so, da principio hai messo

la mia barca sul fiume della vita,

o Amatissimo, in casa e per la via

hai dato all’anima tanti piaceri.

A volte nascosto tra le nubi

ti sei fermato a sorridere,

hai fatto scendere un raggio di luce,

sulla mia fronte hai posato una mano benigna.

L’occhio ha accolto

dentro le pupille uomini e stagioni:

quanta nuova luce,

quante fluttuanti immagini!

Di anno in anno, senza sapere,

il cuore si è fatto pieno

di gioie e di dolori, di canti e di affetti,

di saziante nettare.

Rabindranath Tagore

Bolpur, 27 agosto 1909

(Da Rabindranath Tagore, Ghitangioli, trad. Marino Rigon)

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