Silvia Mirabelli
La pandemia e gli adolescenti

Cercasi scuola

Dal tentativo di rientro a scuola in presenza al ritorno precipitoso alle lezioni a distanza: i ragazzi hanno vissuto pericolosamente l'arrivo della seconda ondata del covid. Vediamo perché

Ricordate com’era essere adolescenti? Andare a scuola con il mal di pancia per il compito in classe, correre per prendere l’autobus, aspettare il suono celestiale della campanella al cambio dell’ora. Essere adolescente già di per sé non è facile, ma com’è essere adolescente e “andare a scuola” durante una pandemia globale?

Due studentesse romane, Alessia  (17 anni, Istituto Tecnico Biologico Sanitario Giovanni XXIII) e Valentina (17 anni, Liceo Scientifico Nomentano) ci hanno raccontato la loro esperienza in quest’anno scolastico cominciato da poco ma che ha già molto da raccontare..

Com’è stato ritornare a scuola dopo mesi di didattica on line?

ALESSIA: Sinceramente, il rientro me lo aspettavo più traumatico. Non è stato così strano come ci aspettavamo, ma ovviamente ci sono state delle novità, come le entrate e le uscite contingentate, le mascherine, il controllo della temperatura.

VALENTINA: Per me invece è stato tragico. Da subito gli insegnati hanno iniziato a spiegare, e molti non erano professori che già conoscevamo. Non è stato di certo un ritorno tranquillo proprio perché abbiamo subito dovuto abituarci al ritmo perso 6 mesi prima… però infondo, è stato bello rivedere i compagni convocati in presenza.

Come ha affrontato la tua scuola la didattica a distanza durante il lockdown?

ALESSIA: Ogni giorno facevamo 4 massimo 5 ore di lezioni on line, poi facevamo i compiti e li mandavamo attraverso la piattaforma Classroom. Stessa cosa per interrogazioni e verifiche, che devo dire sono state piuttosto strane… per far vedere che non stavamo copiando dovevamo fissare la webcam e non distogliere lo sguardo. Devo dire però che è un’esperienza che mi ha fatto capire su chi posso contare, sia parlando dei miei compagni di classe, che dei professori.  

VALENTINA: Anche noi abbiamo usato Classroom come piattaforma per la DAD. Inizialmente è stato un po’ difficile perché non tutti gli studenti e professori avevano computer con webcam, o una connessione veloce, poi capendo che non sarebbe stata una situazione temporanea, entrambe le parti hanno cercato di adattarsi per riuscire a continuare al meglio il percorso scolastico. Dal punto di vista delle interrogazioni invece, devo dire che personalmente mi sono trovata meglio rispetto a quelle dal vivo, certo era strano parlare con un computer, ma sentivo molta meno pressione addosso, e riuscivo a essere più sicura di me.

Al momento siete tornate a fare didattica on line. Come vi siete trovate però, nelle settimane in cui avete avuto l’opportunità di andare in presenza? E com’è stato invece, tornare di nuovo in DAD?

ALESSIA: Quando potevamo ancora andare a seguire le lezioni in presenza, purtroppo ci hanno dovuto dividere, e di 20 solamente 10 potevano partecipare fisicamente. Questa forse è la cosa che mi è dispiaciuta di più, poiché una delle mie migliori amiche non era nel mio stesso gruppo. Ora siamo tornati tutti a seguire le lezioni da casa, abbiamo anche avuto un positivo in classe quindi siamo stati tutti in quarantena. Però c’è una buona notizia, infatti ci hanno detto che una volta a settimana avremmo l’opportunità di andare a fare laboratorio in presenza. Per il mio indirizzo, infatti, le materie laboratoriali sono essenziali e generalmente facciamo 7 ore a settimana. Ora abbiamo la possibilità di recuperare qualche ora, e ne sono davvero molto felice.

VALENTINA: Inizialmente anche nella nostra scuola hanno dovuto dividere le classi, poi con il secondo DPCM io e i miei compagni abbiamo potuto frequentare insieme le lezioni, chiaramente in un’aula più grande e con le mascherine, e solamente per due giorni a settimana. Il resto dei giorni abbiamo continuato a seguire on line le lezioni. Con il nuovo DPCM siamo tutti tornati alla DAD, però paradossalmente trovo che sia più semplice ora. Siamo organizzati, sappiamo cosa ci aspetta, e soprattutto la mia impressione è che una condizione del genere si possa sopportare considerando il momento storico che stiamo vivendo. Anche se molte volte desidero risvegliarmi al 6 marzo e tornare alla normalità, per stare con i miei compagni e vivere la socialità che al momento ci è giustamente negata.

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