Marco Ferrari
Una storia esemplare (in Uruguay)

Pepe e Sanguinetti

Julio María Sanguinetti e José “Pepe” Mujica sono andati in pensione contemporaneamente. Uno di destra e uno di sinistra, ma entrambi contro la dittatura, hanno segnato tanti anni della vita uruguayana. Diventando modelli di vita, oltre che di politica

Un pezzo di storia dell’emigrazione ligure va in pensione per sempre: Julio María Sanguinetti e José “Pepe” Mujica, entrambi ex presidenti della Repubblica d’Uruguay, hanno rassegnato insieme le dimissioni dal Senato. Destini paralleli che si sono incrociati per tutta l’esistenza, vissuta da avversari nell’arena politica, per concludersi allo stesso momento e con lo stesso atto istituzionale. L’obiettivo è quello di aprire una nuova fase di rinnovamento all’interno dei loro rispettivi partiti.

Ideologicamente opposti, i due ex presidenti hanno scelto di andare in pensione a 85 anni in contemporanea in quella che può apparire quasi una sceneggiatura da film. Nati alla metà degli anni Trenta, hanno attraversato tutte le fasi della storia latino-americana, dal dominio statunitense sul continente alle dittature, dal ritorno alla democrazia alle sfide del nuovo millennio. Le loro famiglie sono entrambe di origine ligure, distanti solo 26 chilometri, 38 minuti di autobus della linea 15 in partenza da Chiavari.

Julio María Sanguinetti Coirolo è originario proprio di Chiavari, città che ha visitato subito dopo il suo primo insediamento ricevendo la laura honoris causa dall’Università di Genova. È stato presidente uruguayano per due mandati, 1985-90 e 1995-2000. Sua nonna materna, Regina Saravia de Coirolo, era la figlia del leader nazionalista Chiquito Saravia. L’ultima visita in Liguria risale al 2012 per ricevere il Premio Giovanni Battista Cuneo in onore all’emigrazione ligure. Sanguinetti è il leader di Batllistas, un settore del Partido Colorado che oggi fa parte della coalizione di centro destra, di cui è stato il principale artefice, al governo con Luis Lacalle Pou.

Chiamato il presidente contadino, avendo rinunciato al 90 per cento del suo stipendio devolvendolo ai poveri, José Alberto Mujica Cordano, in carica dal 2010 al 2015, è originario della Val Fontanabuona, precisamente di Favale di Malvaro, che ha visitato l’ultima volta nel 2015 per ricevere la cittadinanza onoraria. Suo nonno materno Antonio Cordano è partito dalla frazione di Castello, la più alta di Favale. Mujica è la guida politica del Frente Amplio, la coalizione di centro sinistra che ha governato la piccola repubblica per ben 15 anni consecutivi.

I due hanno iniziato l’attività politica negli anni Sessanta, Sanguinetti come liberale “colorado”, è stato a lungo ministro, prima di essere estromesso dalla dittatura Bordaberry. Tra l’altro, ha ricoperto la carica di vicepresidente del Club Atlético Peñarol, fondato da emigranti piemontesi. Mujica, al contrario, ha aderito al movimento dei Tupamaros che ha lottato contro la dittatura, ha ricevuto sei ferite da arma da fuoco, è stato imprigionato per ben 12 anni in completo isolamento. Uno dei primi atti di Sanguinetti presidente fu quello che diede l’amnistia dei prigionieri politici e che portò alla liberazione degli ex guerriglieri, legge di cui beneficiò anche Mujica. Quando Sanguinetti iniziò il suo secondo mandato come presidente, Mujica entrò per la prima volta in Parlamento cominciando a far crescere una popolarità che esploderà alcuni anni dopo con la nomina alla massima carica dello Stato e una notorietà internazionale dovuta al suo stile semplice di vita, una sorta di “apologia della sobrietà”. Poi nel 2019 i ruoli si sono invertiti: Sanguinetti è tornato al Senato con lo schieramento di maggioranza, Mujica con l’opposizione. Ora l’addio comune: l’ex guerrigliero, affetto da una malattia immunitaria, ha gettato la spugna in piena pandemia; l’avvocato di origini chiavaresi lo ha voluto seguire per chiudere definitivamente un’epoca politica.

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