Roberto Mussapi
Every beat of my life

O tu, Sole a Tabriz

Il grande Rumi ci apre alla conoscenza del re dell’amore «che regna su cose e concetti non falsi, stendardi di luce antichissima e cosmiche insegne regali». E concede all’umano la stessa sostanza del divino

Una delusione, una sconfitta: il re dell’amore ti ha dato scacco. Ma non è così, a veder bene: l’Amore non delude mai, se sai uscire da te stesso, annullarti per rinascere nel vero giardino dell’amore. Amore sensuale e misticismo si fondono in una realtà spirituale incantevole e enigmatica, luminosamente misteriosa.
Sono versi di uno dei massimi poeti di ogni tempo, il persiano Rumi, uno degli spiriti eletti che tra il dodicesimo e il tredicesimo secolo illuminano il mondo con la spiritualità sufi: mistica e poesia ai livelli supremi. Attar, con il suo poema La lingua degli uccelli, e Rumi, della generazione successiva e suo devoto ammiratore, sono i fari di questa stagione prodigiosa della poesia. 
Mawlana Jalaludin Mohamad Balkhi Rumi, diviene famoso nel mondo orientale (Turchia, Iran, Afganistan) con il primo nome, che significa in arabo “Il nostro maestro”. Ma in Occidente con l’ultimo, brevissimo nome, derivato dall’aver vissuto a Rum, centro dell’impero Romano o Bizantino d’Oriente.
Universalità assoluta del poeta, in cui Oriente e Occidente, attraverso le abissali conoscenze sufiste, si fondono in una spiritualità unica e incandescente. 
Rumi è un poeta in amore con il divino e con il mondo nella sua interezza, la sfera incandescente, l’unità che tutto genera e illumina, ma rispetto a cui l’amore umano, terreno, non è un’illusione. In Rumi, supremo dei sufi, l’amore umano è emanazione di quello divino, che per la sua generosità infinita gli concede la sua stessa sostanza.

Il re dell’amore t’ha dato lo scacco

ma tu lascia perdere rabbia e rivalse:

tu vieni al giardino del nulla, contempla

il tuo paradiso in quest’anima eterna.

Se procedi al di là di te stesso, anche poco,

tu vedrai oltre i cieli, vedrai cosa c’è

là nascosto: un sovrano che regna

su cose e concetti non falsi, stendardi

di luce antichissima e cosmiche insegne

regali. Una volta che questo t’è chiaro

non devi cercare il carisma e i poteri.

I miracoli sono segnali, non Altro.

Dalla sponda del mare si vede l’ondata:

ma quando travolge e annega

scompare nel nulla. O tu che sei il Sole

a Tabriz: noi siamo in balia del tuo gioco

e a te ci prostriamo adoranti e devoti.

Jalai Al-DinRumi

(Da “Settecento sipari del cuore”, Ponte alle Grazie Poesia, traduzione di Stefano Pellò)

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