Tina Pane
Cucina in quarantena

Solo gluten free

“Contaminazione” è una parola tristemente celebre, in questo periodo difficile. Ma tutti coloro che hanno a che fare con problemi di celiachia la conoscono (e la temono) da tempo. E sanno che in queste condizioni cucinare può essere molto complicato

Fino a qualche anno fa la mia cucina era regolata da poche e incontestabili norme. Che le verdure a foglia sono sporche e devono essere lavate ripetute volte, che il pesce – prima, durante e dopo averlo cucinato – puzza, e che il riciclo degli alimenti, degli avanzi e delle stoviglie è la pietra miliare per chi mette in tavola due volte al giorno.

Poi è arrivata la celiachia, e tutto questo mirabile sistema si è sgretolato miseramente.

È cambiato il modo di cucinare, la scelta degli alimenti e i passi di danza intorno ai fornelli. Sono raddoppiati la dispensa e il numero di scolapasta, sono stati eliminati taglieri e cucchiaie di legno, è stato stabilito un ordine preciso quando si vuole riutilizzare una padella o infornare una pizza.

È cambiato anche il modo di fare la spesa. Ora ho bisogno sempre degli occhiali per scovare in fondo alla lista degli ingredienti le due paroline magiche: senza glutine. Perché, a dispetto di quello che si può immaginare, le tracce della temuta proteina possono trovarsi nello yoghurt, nei legumi, nella cioccolata, nei succhi di frutta e in una serie di altri prodotti che non lo diresti mai.

Con l’avvento della celiachia – che ha democraticamente colpito due su quattro in famiglia e ci ha messo maschi contro femmine, riequilibrando le storiche fazioni – nell’allegra e un po’ disordinata gestione della mia cucina ha fatto ingresso una parola odiosa: contaminazione. Il concetto di contaminazione mi fa male come il glutine a un celiaco e accettare di cucinare pietanze separate (a Napoli diciamo “fare le spartenze”) pure. Così ho messo a punto una serie di ricette buone per tutti, di facile realizzazione e basate su elementi a cui non chiedere ogni volta i documenti. Una di queste è la carne macinata con la verza, ecco la ricetta.

In una ampia e alta padella, meglio un wok, soffriggere cipolla e olio, poi aggiungere la carne macinata e farla rosolare, sfumandola col vino bianco. Quando la carne è quasi cotta, aggiungere la verza tagliata finemente, e alzare il fuoco. Far cuocere solo per otto, dieci minuti, in modo che la verza resti croccante, girando continuamente, e chiudere con una spolverata di curry o di curcuma, se piace.

Prototipo di piatto unico veloce, come tanti che hanno invaso la nostra cucina un tempo basata sulla rigida separazione tra primo, secondo e contorno, assicura proteine e vitamine, è ottimo per una cena da inventare all’ultimo momento e si prepara sporcando una sola stoviglia e il tagliere.

E in più, è un piatto economico e sincero, basato su pochi elementi e facilmente reperibili, gustoso e, soprattutto, 100% gluten free.

Gli manca solo il nome.

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Le immagini sono di Roberto Cavallini

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