Roberto Mussapi
Every beat of my heart

Magico Bertolucci

Un padre, un figlio, una tela nella chiesa racconta di Gesù fanciullo e viene a placare l’ansia degli interrogativi che si addensano nel tempo doloroso del vivere. Magistrale poesia di un autore che «sa fare festa di nascita alla lingua, scrivendola»

Splendida poesia nella cifra unica di Bertolucci, in cui semplicità assoluta è fusa con vertigine. Semplicità opposta all’ingenuità, ma conquista di un poeta che sa fare festa di nascita alla lingua, scrivendola.
Il padre entra alla messa di mezzogiorno della domenica, per incontrare il figlio e riportarlo a casa, alla fine della cerimonia.
Bambino pieno di fede pura e ardente. È in prima fila, non lo vede, subito nelle ombre della chiesa.
Ma il suo occhio si ferma su una tela, umida, con un Gesù aiutante falegname che ha l’età di suo figlio.
Vertiginoso il passaggio poetico: che sarà del mio? Di lui sappiamo, ma pur sapendo mi tormenta il Golgota…
Che sarà del mio, crescendo? E il figlio è lì, si incontrano, il padre gli bacia i capelli.
Capiamo da quale maestro Bernardo Bertolucci abbia appreso la magia e la poesia del cinema. Maestro insuperabile.

 

Il tempo si consuma

Sono entrato nella gran folla mista

della messa di mezzogiorno, in cerca

di te, che eri là all’inizio,

bambino diligente, anima pura

affamato di Dio, e con inquieto

occhio ho scrutato fra i banchi

inutilmente. Ma da una tela umida veniva

incontro alla mia ansia il garzone

di falegname, Gesù, della tua età,

a rincuorarmi, mentre intorno, al fioco

accento del sacerdote lontano

si mescolava l’agitazione terrena

delle ragazze e dei ragazzi tenuti

lontani dal bel sole di domenica.

Così, d’improvviso, in un angolo vicino

alla porta, ti ho ritrovato, quieto,

e solo, m’hai visto, ti sei

accostato timidamente, ho baciato

i tuoi capelli, figlio ritrovato

nel tempo doloroso che per me e per te

e tutti noi con pena si consuma.

Attilio Bertolucci

Da Viaggio d’inverno

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