Delia Morea
Visite guidate

La lezione di El Greco

I notabili, il paradiso, Cristo, il morto: “La sepoltura del conte di Orgaz” di El Greco è un capolavoro enigmatico. La perfezione assoluta di equilibri pittorici tra cielo e terra e i chiaroscuri e lampi di luce introducono una profonda spiritualità

Agosto di alcuni anni fa, forse cinque o sei, un caldo assoluto e devastante ma non un caldo umido, nel senso che non si suda, un caldo secco, avvolgente, il caldo di Toledo, affascinante città spagnola. Toledo già l’ho vista in un precedente viaggio, sono di passaggio, la mia meta è il Portogallo, ma ricordo che mi era tanto piaciuta, per cui mi trattengo.

La città, arroccata su di una collina pietrosa, è attraversata dal fiume Tago, all’arrivo il panorama, come già mi era accaduto, mi emoziona per la sua bellezza. Una commistione tra il mondo arabo, che tanto ha influenzato la Spagna e la severità delle fortezze spagnole. Infatti mi viene incontro l’Alcazar, appunto, la fortezza posta nel punto più alto e che domina la città, nelle sua maestosità. L’Alcazar, un simbolo importante, visibile anche a molti chilometri di distanza.

Nell’insieme una grande suggestione. Per una meridionale come me, abituata al mare, queste diversità di visuale riescono sempre a stupirmi, pur avendone viste molte e di vario genere. Anche perché Toledo non mi sembra, dapprincipio, abbia le caratteristiche di una città spagnola come le altre, per intenderci una specie di esplosione di colori, musica, allegria, oltre che storia e monumenti importanti. Toledo mi colpisce per una certa severità e una certa ieraticità

Tornare a Toledo significa ripercorrere un po’ gli itinerari che avevo già visto nel precedente viaggio che mi portò in Andalusia.

Voglio prima di tutto rivedere la cattedrale, un capolavoro dello stile gotico spagnolo.

Entro e mi avvolge lo stesso forte misticismo che già la prima volta avevo sentito persino nell’aria di questa città. E forse la splendida cattedrale è stata oggetto di commistioni, alcuni studiosi affermano, infatti, che alcune parti di essa sarebbero sorte sulle rovine della grande moschea che gli Arabi avevano fatto edificare durante la loro invasione. In ogni caso la grandezza e la bellezza di questa cattedrale sono sperimentabili per ogni nuovo visitatore che ne subisca il fascino.

Città patrimonio dell’Unesco, culla di civiltà, città delle tre culture grazie ai cristiani, ai mussulmani e agli ebrei che vi hanno convissuto nei secoli passati, credo sia questo uno dei motivi, per me, di maggiore attrazione, venendo io da un luogo che è sempre stato crocevia importante di dominazioni e linguaggi diversi.

Continuo il mio giro e mi attardo per le strade del centro storico che mi avviluppano, visito altre chiese, ci sono i musei, tra cui quello importante che contiene opere di El Greco, ma non ho il tempo per vederli. Poi qualcuno mi consiglia di vistare la chiesa di San Tomé, una chiesa non tanto grande ma che ha in sé un gioiello assoluto: il dipinto La sepoltura del conte di Orgaz, proprio di El Greco.

Una emozione incredibile mi assale di fronte al quadro di El Greco, perfezione assoluta di equilibri pittorici tra cielo e terra, chiaroscuri e lampi di luce, allegoria del funerale di un dignitario di corte, di certo molto importante se, come racconta la leggenda, al momento della sepoltura apparvero Sant’Agostino e Santo Stefano a deporne il corpo nel sepolcro.

Una pletora di notabili presiede alla sepoltura. Tra le figure rappresentate forse anche un autoritratto di El Greco, con la sguardo rivolto al cielo e quello di un giovane che potrebbe essere suo figlio.

La raffigurazione del Paradiso, la maestosità e la sua bellezza, sono rappresentati con il Cristo seduto in trono, la Madonna, San Giovanni Battista, San Pietro ed altri Santi che fanno da corona.

Un gioco perfetto di prospettive ed equilibri, di colori, luci e ombre, che mi ricorda in qualche modo la perfezione di una rappresentazione teatrale bella e significativa, un affresco potente e di rara bellezza che si scolpisce nel cuore.

Rimango per parecchio tempo a fissarlo, devo confessare che non conosco bene El Greco ma questo è stata una scoperta per me e mi ha conquistata, anche perché mi sembra che incarni bene quello spirito spagnolo tardo cinquecentesco, nonostante sia opera di un artista di origine greca, naturalizzato spagnolo ma El Greco seppe farsi largo nel mondo della pittura spagnola dell’epoca diventando uno degli esempi più importanti.

Un’opera dove viene fuori l’ardore e il misticismo dalla spiritualità, la magnificenza delle figure e il grande e significativo rigore nell’uso del colore. Il mondo dei viventi e quello spirituale di Dio, la Madonna i Santi, sembra si uniscano in un’unica realtà.

Un quadro corale, esempio per gli artisti spagnoli, tanto che Pablo Picasso volle ispirarsi ad esso per dipingere il suo Sepoltura di Gasagemas nel 1901.

Sono emozionata da tanta bellezza e perfezione e il quadro rimarrà impresso per sempre nella mia memoria.

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