Cucina in quarantena
Il sapore dell’Est
Assimilabile al proverbiale piatto di lenticchie, il Mujadara è un’antica pietanza povera. Lo mangiano i cristiani arabi durante la Quaresima, ma anche gli ebrei due volte a settimana. Esotico e nello stesso tempo familiare
Il lungomare di Tel Aviv sarà meno glamorous di altri ma si snoda di fronte al Mediterraneo senza temere confronti con Copacabana, anzi è parecchio più sicuro. Già in aprile è pieno di gente che suona, canta, corre lungo i 10 chilometri, rafforza braccia, gambe e addominali nelle varie palestre pubbliche all’aperto. A differenza di venti anni prima, è raro vedere giovani con i mitra, ma di polizia ce n’è molta e rassicura. Sui posti dove andare, mi lascio consigliare da una quasi infallibile guida: un supplemento del New York Timesche racconta come vivere quasi tutte le città del mondo in 36 ore (36 hours in…) disponibile agevolmente online. Fra i suggerimenti per un ristorante si trova il Puaa cafè, nella parte araba a sud, Jaffa.
Nel frattempo, il riso basmati o non, integrale o meno, cuocerà in bianco con molta acqua in modo da eliminare la maggior parte di amido. Per la quantità dipenderà dalla fame, ma indicherei cento grammi a testa (350 calorie). Le lenticchie, il terzo ingrediente fondamentale, verranno cotte per conto loro, direi la stessa quantità del riso (290 calorie), magari con due-tre foglie di alloro. In teoria, se piccole, potrebbero essere cotte insieme al riso, ma la combinazione necessita di attenzione perché se un ingrediente cuoce prima, non c’è alternativa alla pattumiera e al ricominciare daccapo. Se invece riso e lenticchie sono pronti, si tratta soltanto di farli saltare insieme alla cipolla e alla fine si possono presentare con foglie di coriandolo (perfetto) o prezzemolo (accettabile). Una buona idea è l’accompagnamento con yogurth semplice, oppure accompagnato da aglio, cetriolo e menta, insomma tzatziki. Ma anche con pomodorini tagliati e conditi. Garantito che se chiudete gli occhi, nonostante la quarantena, la mente vola verso est senza bisogno di sognare molto.
Immagini di Roberto Cavallini