Sergio Zoppi      
Interrogativi sul dopo covid-19

Il comò dell’istruzione

Il futuro obbliga scuola e università ad abbandonare desuete armature per dare risposte appropriate, non solo all'emergenza attuale. Una strada necessaria e da perfezionare, buttando all’aria i cassetti per progettare il nuovo

A pandemia domata (tre-quattro mesi, un azzardo?) le questioni nuove a cui governi e popoli saranno chiamati a rispondere non potranno essere rinviate, tanto meno accantonate. Le tentazione dei singoli Stati di rinchiudersi in se stessi potranno moltiplicarsi. Verrebbero spazzate via dai processi di globalizzazione delle produzioni e dei mercati, oggi irrinunciabili, pena la miseria mondiale. Di fronte alla ripresa, in parte riavvio, rilancio, funzionamento degli apparati tradizionali, in parte risultato di inedite azioni suggerite, suscitate o imposte dalla vita ritornata frenetica, come reagiranno le scuole e le università? La nostra Italia, quale serbatoio pensante permanente e capace di autoalimentarsi, sarà in grado di costruire per assecondare il nascere delle classi dirigenti richieste da un mondo che porrà inedite domande, esigendo rapide e appropriate risposte?

Le strutture delle metropoli, delle città, dei villaggi, dei grandi impianti industriali e commerciali e così via, probabilmente non cambieranno volto, solo nel tempo breve però, per il bisogno primario di ripristinare il lavoro e creare ricchezza. Ma le modalità di comunicazione, come muoversi, e quanto e come produrre muteranno con accelerazione crescente. A nessuno è dato sapere oggi quanto e come ciò avverrà; appare però più che probabile che strutture e insieme riflessioni, atteggiamenti, azioni non si identificheranno con quelli del passato e del recente passato.

Come prepararsi? Come conciliare la salvaguardia e la difesa della salute con il diritto/dovere dell’istruzione, fino alla coltivazione, da incrementare, della scienza e della ricerca applicata? E quali modalità d’insegnamento ritenere più valide per andare incontro a stagioni lavorative che potrebbero avvicinarsi e apparire ignote? Occorre domandarsi se appaia sufficiente l’accelerata sperimentazione, su vasta scala, dell’apprendimento a distanza per adottarla, accantonando l’insegnamento che ha nel rapporto diretto docente-allievo una storia e un sigillo millenari. L’obiettivo da raggiungere è l’uomo-macchina, il servitore intelligente ed erudito dell’era digitale? Domande queste alle quali forse nessuno al presente è in grado di rispondere compiutamente; eppure sembra doveroso porle mentre prosegue una sperimentazione che lascerà tracce incancellabili e che ha trovato tanti ragazzi curiosi, disponibili al dialogo, felici di ritrovarsi sulle piattaforme.

La sfida ci coglie stretti in armature che appaiono desuete. Per qualche minuto, si consideri il ministero dell’Istruzione e la sua ripartizione amministrativa. Una sorta di pregevole comò, dotato di quattro-cinque cassetti ordinati e ben chiusi, apribili per esigenze tra loro condivise seppure diverse. Quelle carte, che racchiudono storie centenarie perfino gloriose, perché oggi non toglierle, con rispetto e con cura, dai loro tiretti per porle sulle assi di una biblioteca collocata in una sala dove l’aria circoli e si avverta la brezza del mare aperto chiamata a facilitare un’opera di permanente inseminazione, cominciando col fare dialogare tra loro i curatori dei vecchi scomparti, invitandoli a impegnarsi in un progetto che nel garantire il funzionamento dell’esistente, apra l’intero mondo della scuola, che sa lottare, al nuovo, in anni in cui sarà necessario affrontare il tema della rigenerazione urbana, della diversificazione e dell’innovazione produttiva, di una formazione continua di alta qualità, in breve di una classe dirigente che deve mantenersi salda pur di fronte agli incessanti mutamenti. Con la ricerca dell’apporto di tutti – docenti, allievi, personale amministrativo e tecnico, famiglie, amministratori locali, imprese, ricerca, esperti di organizzazione – per immaginare, creare, progettare, innovare, sperimentare. Ponendo fiducia nelle istituzioni universitarie e scolastiche e non dimenticando mai che la scuola è fondamento di una vita consapevole.

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