Lidia Lombardi
Musei visti dal divano/1

Grand tour virtuale

Da Raffaello in mostra alle Scuderie del Quirinale alle meraviglie dei Musei Vaticani, degli Uffizi, della Pinacoteca di Brera. Guida (ragionata) all'arte che si può ammirare restando immobili a casa davanti al computer. Con qualche sorpresa...

Il 6 aprile doveva essere il Raffaello Day, una fantasmagoria di celebrazioni per rammentare i 500 anni dalla prematura morte del “divin pittore”. Invece la “festa” si è svolta tutta on line, a partire dalla visita alla sontuosa mostra allestita alle Scuderie del Quirinale, inaugurata il 5 marzo e chiusa il 12 per disposizione del Dpcm.

Allora, guardiamola attraverso lo schermo del computer, usufruendo della iniziativa lanciata dal Ministero per i Beni Culturali. Ma possiamo fare anche un giro mai immaginato in moltissimi musei italiani e non solo: possiamo virtualmente vagare in siti archeologici, esplorare le stanze di castelli e torri, percorrere lunghi tratti di mura antiche. E surrogare via mouse le gite culturali che normalmente organizziamo durante le festività di Pasqua, quando la primavera irrompe nello Stivale sposando i colori del paesaggio in fiore a quelli dei dipinti d’ogni epoca e il nitore delle giornate più lunghe a quello dei marmi scolpiti o assemblati nei monumenti.  Un inedito grand tour, confinati nelle quattro mura di casa, con un po’ di magone in realtà, perché questa Pasqua si annuncia smagliante di bel tempo. E invece quasi sempre negli anni passati un cielo gonfio di nuvole, una pioggerella mesta, un’umidità contro stagione ci funestava i progetti di scampagnate sui prati ed esplorazioni nelle città d’arte.

E cominciamo appunto con il genio nato ad Urbino nel 1483 e morto giovane a Roma, tenuto in palmo di mano dal Papa, venerato dalle tante Fornarine frequentate assiduamente nella città eterna. Gli ashtag #RaffaelloOltreLaMostra e #RaffaelloInMostra permettono attraverso Youtube, Twitter, Facebook e Instagram di seguire le iniziative attorno all’esposizione alle Scuderie del Quirinale. Sono video-racconti e approfondimenti che ci fanno entrare all’interno delle opere esposte. Le quali seguono una cronologia a ritroso, che parte dalla morte del protagonista, nel 1520, dopo alcuni giorni di febbre misteriosa. Un dipinto lo ritrae sul letto di morte, un altro ne illustra il corteo funebre in una Roma costernata, dal Papa ai celebri colleghi, tra cui il Perugino, suo maestro. Emoziona la tomba riprodotta, che Raffaello predispose al Pantheon, con l’iscrizione da egli stesso dettata, sotto una Madonna che ha le fattezze di una statua romana.

Perché il Sanzio fu impressionato dal passato, tanto da proporsi come il primo “soprintendente” delle vestigia antiche e come testimonia una lettera firmata insieme a Baldassar Castiglione e inviata a Leone X, immortalati in due ritratti che affiancano un Autoritratto. Andando indietro nella vita, di sala in sala, ecco i soggetti religiosi, la Madonna della Rosa, la Velata, il San Giovanni Battista con le fattezze di un nudo dio. E i cartoni per i dieci arazzi che nel 1515 il Papa gli commissionò per la Cappella Sistina. Nella sala 6 il suo ideale femminile  (di lui, libertino, Vasari scrisse “è persona molto amorosa ed affezionato alle donne”), la sezione dedicata a Raffaello architetto (a Roma tra l’altro di Villa Madama alle pendici di Monte Mario), quella delle committenze di Agostino Chigi (gli affreschi della Farnesina), il lavoro in Vaticano con le Stanze. Infine il periodo fiorentino, nel 1504, la giovanile Dama con Liocorno e l’Autoritratto giunto dagli Uffizi, nel quale il suo volto delicato conferma il carattere amabile.

Ma a parlarci quasi confidenzialmente di Raffaello, a mostrarcelo come davvero era, si prodiga Melania Mazzucco, in un video che la vede fermarsi davanti ad alcuni climax della mostra alle Scuderie. “Il suo principale talento? Saper vivere”, dice la scrittrice.  Godersi la vita, come il Papa mecenate Leone X, che l’Urbinate ritrae nella figura non attraente ma sfumando in vividi particolari i suoi difetti maggiori, come la miopia, allusa nella preziosa lente di ingrandimento che il pontefice reca in mano, vicino a un cesellato campanello d’argento, mentre spiccano tutte le tonalità del rosso, dalla mantellina al copricapo, dallo sfondo agli abiti dei due prelati che lo affiancano. Un’altra illuminante sosta dell’autrice di “Vita” è davanti alla Fornarina. “La donna del pittore, come dice il bracciale che indossa, con su scritto Raffaello. Una donna vera, neanche bellissima, per quel naso importante, per quell’ombelico dilatato. Ma che promana un’intimità carnale sincera. Raffaello dipinse qui per se stesso, il quadro era nel suo studio al momento della morte”.

Dalle Scuderie del Quirinale, risparmiando tempo e denaro, possiamo prenderci il lusso di inseguire l’artista nel resto dell’Italia e nel mondo. Basta digitare “Raffaello500”: è un viaggio in trenta città che ospitano oltre cento delle sue maggiori opere. Così arriveremo con un clic fino ad Edimburgo per scovare la “Santa Famiglia con palma”, al Louvre di Parigi per estasiarsi della grazia dell’”Angelo” o alla National Gallery di Washington che conserva la Piccola Madonna Cowper.

Ancora il Bel Paese per continuare i virtual tour dal divano digitando #museichiusimuseiaperti. La Pinacoteca di Brera di Milano offre, oltre alla visita alle collezioni (c’è La Cena di Emmaus di Caravaggio) anche “Appunti per una resistenza culturale”, pillole-video in cui un team affiatato – dal direttore del museo James Bradburne ai custodi – svela curiosità e dietro le quinte della collezione.

Tra i siti migliori, quello dei Musei Vaticani – che non sorvola ovviamente sulla Cappella Sistina – della Galleria degli Uffizi, dei Musei Capitolini di Roma, dell’Ara Pacis, dei Fori Imperiali. Sui social dei Musei in Comune della Capitale (@museiincomuneroma.it e @SovrintendenzaCapitolina) fioccano i percorsi tematici, immagini e video. Intriga una nuova proposta: #conNoilungoleMura è un racconto a puntate della snobbata cinta delle Mura Aureliane, il più imponente dei monumenti cittadini. Attraverso video diffusi sulla pagine Facebook del Museo delle Mura sarà possibile seguire un itinerario virtuale su tutto il loro circuito. E si comincia con la Porta Flaminia, la “tappa” che apre su Piazza del Popolo il cosiddetto “Muro Torto”.

Se poi, in giro per lo Stivale, usciamo dagli itinerari più consueti, ecco i Musei Civici di Verona (#MuseoAgile) con una passeggiata in dieci appuntamenti al Palazzo di Castelvecchio,  guidati da architetti, artisti, scrittori. Così il Premio Nobel Omar Pamuk introduce la Galleria delle Sculture, l’architetto Maxime Ketoff riflette sulla “Madonna della quaglia” di Pisanello, Sandro Bagnoli e Carlo Scarpa dialogano su “La sacra famiglia” del Mantegna.

Da Nord a Sud. Fino al Vallo di Diano, a Padula, dove si stende ai piedi del paese antico la Certosa di San Lorenzo, tra le maggiori d’Europa, fondata nel Trecento dai Sanseverino ma arricchita nel Seicento di tutte le magnificenze, diventando il simbolo della cultura barocca nel Regno di Napoli. Ci guida su Youtube un video realizzato dagli studenti del locale Liceo Scientifico Pisacane nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro. Una visita quasi profetica perché la macchina da presa si muove in ambienti splendidi ma deserti: la chiesa tutta stucchi bianchi e oro, intarsi marmorei nei pavimenti, lignei nel coro dei conversi e in quello dei presbiteri; la candida sagrestia con il ciborio sontuoso; l’opulenta cucina colorata in giallo e verde dalle maioliche, poi multicolori nella sequenza della grande cappa sulla fornace centrale, dei fornelli, delle vasche, delle credenze; il chiostro sconfinato, che sciorina sotto il porticato le celle dei religiosi; lo scalone ellittico; il giardino verdissimo, anticipato da un atrio che si impenna nelle volute di una doppia scalea.

Un sole radioso illumina i fotogrammi. Immaginiamo di sentire il suo calore.

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