Matteo Pelliti
Lapis

Silenzio e disincanto

La radio ha trasmesso l'orgoglio nazione sotto forma di canzoni: chi gli ha risposto? Il silenzio è davvero il segno caratteristico di questi giorni difficili. Nessuno si offenda: nemmeno lo spirito nazionale

Stamani c’era il rito motivazionale collettivo radiofonico, quattro brani pietre angolari del nostro patrimonio identitario musicale – l’inno nazionale, Azzurro, La canzone del sole, Volare – diffusi in contemporanea da più emittenti in modo da far cantare sui balconi tutti gli italiani e ritrovare così insieme fiducia e unità nazionale, orgoglio quasi, in questi giorni difficili. Lo spot dei giorni scorsi che pubblicizzava l’evento era drammaticamente ridicolo, ma è un destino dei momenti drammatici ospitare anche il ridicolo. Così, diligentemente, alle 11 siamo andati sul terrazzo, la radio accesa ad alto volume in cucina. Pietro stava nel passeggino e guardava assorto. L’inno era solo strumentale, una prova di fiducia sulla nostra conoscenza del testo. Io ho cantato Azzurro, ma solo perché fa parte del mio repertorio fisso. Ho passato la mano su Mogol-Battisti e ho ripreso su Volare. Tutto intorno, nei vicoli, nella piazza su cui affaccia il nostro terrazzo, non cantava nessuno. Silenzio.

Ho pensato alla parola “disincanto”. Ho ripensato a Petrolini che diceva: “Ieri sono stato in un cantiere, non cantava nessuno”. In altre città, o magari in altri punti della mia stessa città (Pisa) o ad altre latitudini, sarà andata diversamente, non so. Dall’altra parte della piazza, intanto, una signora alla finestra mostrava un cartello, ma era illeggibile per me. A un certo punto del medley motivazional-patriottico, Giulia, mia moglie, ha pure accennato un girotondo col passeggino intorno al tavolo del terrazzo (siamo fortunati, abbiamo un terrazzo abbastanza grande da fare dei girotondi) e ho pensato al finale di 8 e 1/2 di Fellini e mi è salita un po’ di tristezza. Poi i quattro brani sono finiti, in un attimo, e il disincanto ha invaso tutta la piazza che è tornata nel silenzio (no, non dirò assordante, prometto) che la abita in questi giorni e in queste notti. Siam pronti alla morte? L’Italia chiamò?

Facebooktwitterlinkedin