Roberto Mussapi
Every beat of my life

L’esorcismo di Keats

Prossimo alla fine prematura, il grande poeta seppe annullare la durata del tempo e renderlo assoluto. Estraendo dalla penna il fuoco e compiendo l’opera che lo rende immortale. Un prodigio in versi…

Ho già proposto recentemente versi di John Keats, il grande poeta inglese di cui sto ultimando la traduzione. Keats, che morirà giovanissimo a causa della tisi, a Roma, nel piccolo appartamento in piazza di Spagna, era medico e conosceva la sua malattia. Conosceva la fine prossima, imminente. Accelera la sua vita scrivendo versi prodigiosi, vive disperatamente non la prossima fine, ma la convinzione che il tempo concessogli non permetterà di attingere in pieno al fuoco del suo cuore, di scrivere l’opera per cui è nato.
Come medico non sbagliava, morì infatti prestissimo, come profeta, fortunatamente, fallì: in quel brevissimo tempo di pochi anni scrisse un’intera gloriosa epopea, l’opera di una lunga vita, concentrata nell’attimo. Il vero poeta, come lo sciamano, annulla la durata del tempo, lo rende assoluto. Il poeta, inoltre, lo ferma, ne genera creatura e forma.
Questi versi che ora leggete non sono un atto di rinuncia, ma un esorcismo. Non morirà un solo secondo prima di avere compiuto l’opera e la sua vita.

 

 

Quando ho paura di cessare d’essere

prima che la mia penna abbia estratto il mio fuoco,

prima che alte pile di libri, volumi di caratteri

conservino il raccolto come granai stipati,

e quando scopro nel volto stellato della notte

immensi e nebulosi simboli di una magnifica storia,

e penso che non mi basterà la vita per tracciare

le loro ombre, con la magia della sorte,

e quando io sento, mia amica di poche ore

che non potrò più fermarmi a guardarti

né più godere del tuo potere fatato,

di amore senza pensieri, sulla riva del mondo

del vasto mondo, io resto solo e penso a quando

Amore e Fama annegheranno nel nulla.

John Keats

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