Roberto Mussapi
Every beat of my life

D’Annunzio il Mago

Occorre abbandonarsi al suono dei versi del Vate, riavvicinarsi al poeta sensuale e ultradotato che fa coincidere la poesia con la vita, che si destreggia nella lingua creando incanti emotivi e prodigiose illusioni. Un’antologia curata da Roberto Mussapi sarà utile guida…

La lingua del poeta pare attingere allo stupore degli stilnovisti, ma crea musica percepibile dai sensi: la giuliva torma di uccelli, l’onda vocale, lei che recide i fiori più vivaci… E poi, all’improvviso, alle spalle, lo cinge e gli si offre, nell’incanto del viale che finisce sul mare.
Questa è una delle liriche che ho scelto per l’antologia di D’Annunzio Sii sola con me solo, che esce ora per Salani, nella collana Poesie per giovani innamorati, in concomitanza con la festa di San Valentino. Una risposta di poesia all’amore.
Due righe solo in cui riassumo la mia prefazione che spero avvicini il lettore a questo poeta sensuale e ultradotato.
Per Gabriele D’Annunzio la Poesia è Vita. Ha un rapporto inscindibile con la vita, anche se è una cosa diversa. La prima si scrive e si legge, la seconda si vive. Ma scrivere e leggere, per D’Annunzio, sono forme assolutamente necessarie del vivere e del vivente.
Il mio pensiero in merito: la poesia non è la vita, ma dalla vita è inscindibile. Senza vita la poesia non esisterebbe, senza poesia la vita prosegue imperterrita, ma è più debole. Meno ricca. Vuota.
D’Annunzio è il poeta della vita, nel senso pieno, quindi: natura, paesaggio, amore, sesso, passione, lotta, ardimento, coraggio.
E anche, e qui si differenzia da quasi tutti gli autori di versi, una recita gloriosa in cui si diverte con imprese rischiose e coraggiose a volte, altre volte autopubblicitarie, anticipando la mitologia del cinema, il divismo. Anticipando, agli inizi del Novecento, addirittura la pubblicità.
La poesia è imparentata con la magia. Il poeta, come il mago, vede elementi della realtà che agli altri uomini sfuggono. Il poeta, qualunque poeta, non delira, non vede fantasmi o Fate Morgane. Vede ciò che esiste e accade nel profondo, e lo mette in luce. Per questo, oltre a essere un artefice (uno che conosce perfettamente la tecnica, lavora ossessivamente come Michelangelo sulle sue statue di marmo), è anche in parte mago. D’Annunzio, oltre a condividere questa natura con ogni poeta di ogni tempo, è anche un prestigiatore. Che è cosa diversa dal mago. Il mago, pensiamo a Harry Potter, vede nell’invisibile, ha una sensibilità superiore. Il prestigiatore – figura che ho sempre amato e che i questi anni conosce una notevole fortuna cinematografica, televisiva, teatrale – illude: le sue magie non sono scoperte vere, ma trucchi. Più il mago è bravo, più sa rendere invisibili i suoi trucchi. È un virtuoso.
D’Annunzio, come pochi poeti nella storia della creatura meravigliosa che è la poesia, è anche un illusionista. Sa destreggiarsi nella lingua creando non solo gli incanti emotivi, l’eccitazione che ogni poeta sa suscitare, ma anche prodigiose illusioni. Usa la lingua come uno strumento, così bene, così virtuosisticamente, che il lettore a volte si confonde, o meglio confonde il fremito di passione, di amore, di gioia, con una musica inaudita che li simula, che li fa nascere dal nulla, come gli oggetti che escono dal cilindro del prestigiatore, o le stelle che sprigionano all’improvviso dalla sua bacchetta. Il suo è un dono prodigioso, e il lettore ne resterà incantato, se saprà seguire i versi del poeta abbandonandosi alla loro musica.
Prodigioso artefice, il poeta, incantatore, ma perché egli stesso incantato, impregnato di stupore amoroso. Sì, Mago.

 

Ne ’l viale

Soli eravamo lungo il bel viale

che finisce su ‘l mare, e una giuliva

torma d’augelli ne la trionfale

maestà de ‘l tramonto s’inseguiva.

 

Correa per l’aura una celestiale

fragranza di magnolie, e su la riva

ne ’l saluto de ’l sol l’onda vocale

mescendo risa e gemiti moriva.

 

Ella volgeva sempre in là la faccia

quand’io talvolta la guardava fiso,

e recideva i fiori più vivaci…

 

Quand’ecco venne dietro, co’le braccia

mi cinse il collo, tutta rossa in viso,

e – Sai,- disse ridendo – tu mi piaci. –

Gabriele D’Annunzio

 

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