Loretto Rafanelli
L’opera di Marco Nereo Rotelli a Portofino

Una sfera di luce e poesia ci salverà

Ancora pochi giorni per raggiungere il “Mondo Terràqueo” nel porto della celebre località ligure: una sfera che di giorno restituisce voci che raccontano e declamano e la notte proietta sulle facciate del borgo i versi dei poeti. Uno sguardo rivolto alle questioni decisive dell’esistenza

Portofino è una languida porzione di mare, una dolce visione fissa nella mente. Così credo la accogliamo nelle nostre suggestioni. E a questo lembo di Liguria da sempre gli artisti hanno rivolto la loro attenzione, il loro sguardo creativo. Le stesse suggestioni che, penso, l’artista Marco Nereo Rotelli ha voluto tratteggiare nella sua opera mirabile, visibile fino a febbraio, in quella struggente località. Si tratta del Mondo Terràcqueo, una sfera di due metri e mezzo collocata in posizione centrale del porto e raggiungibile con una passerella. Sfera che al proprio interno alterna silenzio e voci registrate (ad esempio quella di Fernanda Pivano, che racconta il suo mare ligure, quello della sua infanzia, fatto di vertigini verticali e struggenti picchi di blu) durante il giorno, mentre la sera, la notte, vive di altra vita, perché il Mondo Terràqueo in quei momenti diviene una sfera luminosa, un diamante multiforme coi suoi colori bellissimi, dove le frasi e i versi dei poeti, proiettati, si posano, con la grazia sospesa nell’aria, sulle pareti del Castello Brown e sulle facciate conturbanti, invitanti e colleriche del borgo.

Il borgo affascinante e pietroso tanto famoso di Portofino, con la sua piazzetta respirata di salsedine e silenzi, isolata e centro di sguardi. Tra mare e borgo le luci segmentate di sorpresa si stagliano nelle facciate, le luci di un maestro della luce come Rotelli, che ha impreziosito e stupito con le sue installazioni in spazi e luoghi in tutto il mondo (da Santiago di Compostela a Chicago, da Parigi a Venezia, da New York  a Seoul, etc.). Quindi i versi, anzi soprattutto i versi. Quei versi dei poeti che sono un dato artistico a cui Rotelli sempre ricorre, pensando alla poesia come il fulcro dell’arte, e allora ecco che grandi poeti di tutti i continenti (da Conte a Mussapi, da Magrelli a Piersanti, da Yolanda Castaño a Nuñez a Portante, etc.), omaggiano il mare e questo borgo appollaiato sul porticciolo. Ed ecco che tutto ciò diviene un coro, un canto, mille voci dalla forza sorprendente, come sempre si configura la grande poesia, la grande arte. E si converte in un messaggio di speranza e di viscerale opposizione al dirompente degrado che emerge nelle immagini e nelle parole dell’oggi, ciò in fondo che questo disperato mondo ci consegna ogni istante.

Messaggio non solo artistico, quello di Rotelli e dei poeti, perché questa opera e le loro poesie che l’accompagnano, sono un inno alla vita, un grido che dice dell’esigenza di salvaguardare i mari, e di avere la giusta sensibilità verso il declino ambientale di un mondo, ci ricorda Papa Francesco, che non è nostro, e non possiamo distruggere quel Creato che ci è stato consegnato e dovremmo rispettare, e consegnare fiorente ai nostri figli. Rotelli compie con questa opera non solo un atto artistico, perché fa un passo ulteriore: pensare e attuare una funzione diversa dell’arte, non semplicemente basata sull’effimero gesto, o ripiegata solo in se stessa o sull’atto provocatorio, ma tendere a evocare una stagione basata sulla costruzione di una coscienza “altra” riguardo al senso di vivere e stare in questo mondo, confrontandosi con le sue molteplici asperità e con i tanti problemi che urgono e falcidiano le persone, gli animali, le cose, i paesaggi.

Ricordiamo tornando alla sfera Terràcquea, che la stessa passerella, sospesa nello stupore di un passaggio magico e misterioso, non è una gigantesca traccia sul nulla, ma un motivo di incontro e di riflessione, un fervente dialogo tra diversi, uno slancio verso un globo che conforta con la sua preziosa luce, che è viva e confortante vigilanza sul mare. E a questo proposito si ricorderà l’opera The Floating Piers di Christo sul Lago d’Iseo che ebbe grande risalto turistico commerciale, ma feroci critiche proprio perché si collocava, per i più, in un passaggio “verso il nulla” e risultava poco o per niente attenta all’ambiente (ad esempio per Daverio «era una povera fiera paesana» e non vi era «rispetto e valorizzazione del territorio»). Invece ci pare la passerella di Portofino, la linea di fondo, attenta e profonda, dell’opera di Marco Nereo Rotelli. Un’opera quella dell’artista veneziano dalla tangibile emozione, dove si avverte lo sguardo verso il senso ultimo delle cose, verso le questioni decisive dell’esistenza, come quella della salvaguardia del mare, o la questione del clima, o il giusto accordo con il “diverso”, un impegno che non può essere rimandato e a cui gli artisti sono chiamati a dire.

 

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