Roberto Mussapi
Every beat of my heart

La luce dell’origine

Non compiuta, ma come la “Pietà Rondanini” di Michelangelo «realizzata in pieno per potenza e svelamento». È la poesia di Coleridge, qui presentata nella traduzione di Mario Luzi, dove si narra del palazzo del mitico imperatore dei Tartari Kubla Khan

Nella storica traduzione del suo Coleridge, Mario Luzi spalancava all’uomo del suo tempo il mondo visionario della poesia in cui conoscenza e ardore coincidono: appunto, in un suo verso, “conoscenza per ardore”.
Leggendaria La ballata del vecchio marinaio, capolavoro della poesia romantica e della poesia in assoluto. Accanto a questo poema vertiginoso e baluginante, altre poesie straordinarie di Coleridge, tra cui l’incompiuta Kubla Khan: incompiuta come la Pietà Rondinini di Michelangelo, cioè non finita ma realizzata in pieno per potenza e svelamento.
Un palazzo misterioso nella Cina del mitico imperatore dei Tartari Kubla Khan, raggiunta e svelata al mondo dal veneziano Marco Polo: il tempio del simbolismo della poesia moderna in cui in il mistero è pane quotidiano, e il pensiero avventura. Verso l’Oriente profondo, verso la luce dell’origine, come la Ballata del vecchio marinaio verso i segreti dell’Oceano.

 

Kubla Khan

Nel Xanadu alza Kubla Khan

dimora di delizie un duomo

dove Af, il fiume sacro, scorre

per caverne vietate all’uomo

a un mare senza sole.

Dieci miglia di fertile campagna

con mura e torri furono recinte:

e c’era nel giardino un luccichio di rivi

e l’albero d’incenso era fiorito

e v’erano foreste antiche come i clivi

che abbracciavano il verde agro assolato.

 

Ma oh, quel cupo abisso fino al fondo

straziava la collina nel suo vello di cedri.

Era un orrido sacro ed ammaliato

come alcuno ce n’è sotto la luna

calante ove alza gemiti una donna

inquietata dal demone d’amore!

Dall’abisso in un turbine incessante,

quasi il suolo rompesse in un singhiozzo,

una polla irruente urgeva a tratti:

fra i crosci subitanei e intermittenti,

con rimbalzi di grandine o di veccia

sotto il flagello di chi tribbia, ingenti

macigni sussultavano a frammenti.

 

Di là, da quella stanza irta di blocchi

alto sorgeva a tratti il fiume sacro.

Cinque miglia di corso vagabondo

per boschi e valli il fiume percorreva,

poi cadeva per grotte senza fondo

tumultuoso in un oceano morto.

E rauche in mezzo a quel tumulto a Kubla

voci d’avi annunziavano la guerra!

L’ombra della chiara dimora

fluttuava sulla corrente,

indistinta l’eco arrivava

dalle grotte e dalla sorgente.

Era un raro miracolo, una casa

Su caverne di ghiaccio ed assolata!

Samuel Taylor Coleridge
(Traduzione di Mario Luzi)

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