Roberto Mussapi
Every beat of my heart

Cavalcare i gabbiani

«… quando prendo il pennello e scrivo tremano le Cinque Cime./ La poesia è compiuta, come un’isola azzurra». Il canto di Li Po, massimo poeta cinese del VIII secolo dopo Cristo, intonato alla festa dell’universo

Poesia prodigiosa sul prodigio della poesia: Li Po, il massimo poeta cinese, VIII secolo d.C. esempio e modello di visione lirica e cosmica per Pound e per me, canta una festa che avanza sul fiume, in cui tutte le delizie si fondono in un’orchestra paradisiaca e, come per ogni poeta cinese, felicemente, pienamente terrena. Esiste l’oltre per l’uomo cinese di quei tempi. Ma è nel silenzio azzurro sopra la montagna, letteralmente oltre il tempo della vita e del canto e dei corpi e del vino. Non qui: qui musiche, colori, suoni, acqua, aria, luci e bagliori. Ma al centro della festa una missione compiuta: il poeta ha scritto la poesia commissionata dal signore: non un compito servile, ma il sigillo, l’unico accettabile e sacro perché poetico, alla festa dell’universo.

 

Il canto sul fiume

Questa barca è di legno shato, i remi di magnolia

i musici allineati ai due estremi,

flauti di giada e pifferi d’oro.

Fiumi di vino pregiato versati negli otri,

alla deriva, portati dalle onde,

allegri con le ragazze che cantano,

ma al sennin serve una cicogna gialla per destriero,

e tutti i nostri marinai inseguirebbero

i bianchi gabbiani, per cavalcarli.

Il Canto di Qu Yuan alto nel cielo tra sole e luna,

le torri del re di Chu ora un nudo tumulo.

Ma quando prendo il pennello e scrivo

tremano le Cinque Cime.

La poesia è compiuta, come un’isola azzurra.

Se onori e gloria durassero in eterno

il fiume Han dovrebbe scorrere verso nord.

Nel giardino al seguito dell’imperatore aspettavo l’ordine di scrivere:

nutrivano i versi nascituri lo stagno dei draghi

acqua color cielo e verdi salici,

e il canto senza fine di mille usignoli.

Il vento dell’est ha rinverdito l’erba a Yingzhou,

padiglioni di porpora e torri rosse,

dolcezza di primavera…

A sud dello stagno i salici sono più verdi,

volute di fumo sfiorano le mura ornate.

Fili seta lunghissimi pendono da colonne intarsiate,

alti sui salici cantano uccelli armoniosi,

gridando “Kuan kuan” al vento del mattino,

che arriva avvolgendosi in nuvole azzurre,

su mille porte e cancelli, ovunque suoni di primavera.

Ora l’imperatore è a Hao, la capitale,

cinque nuvole irradiano il cielo rossastro,

Stendardi escono dal palazzo d’oro verso il sole,

l’imperatore sul cocchio di giada ispeziona i fiori,

va a Hori a vedere le gru danzare,

torna lungo la via rocciosa

per ascoltare altri usignoli.

Gli usignoli volano intorno al parco di Shanglin,

vogliono unirsi al suono delle danze,

fondono con quella dei flauti la loro voce.

Li Po
Libera versione di Roberto Mussapi

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