Delia Morea
A proposito di "Diario dello smarrimento"

Memoriale italiano

Andrea Di Consoli ha scritto il suo libro più ambizioso e affascinante: un caleidoscopio di riflessioni e ricordi inseguendo non solo i luoghi della memoria (le città e i paesaggi) ma anche gli scrittori di una vita

Diario dello smarrimento (inSchibboleth edizioni 2019, pp.167, € 15,00) di Andrea Di Consoli, di recente pubblicazione, si palesa da subito come un intimo e appassionato viaggio letterario all’interno dell’uomo moderno, con le sue inquietudini, i dolori, le gioie, tutta la gamma di circostanze a cui la vita ci chiama quotidianamente e anche molto di più. Andrea Di Consoli – lucano di origine, scrittore, poeta, critico letterario, giornalista, autore di documentari, autore Rai, tra i suoi romanzi: Il padre degli animali (Rizzoli, Premio Napoli 2007), La curva della notte (Rizzoli, Premio Basilicata 2008) – con questo libro segna una linea di demarcazione importante nel panorama letterario italiano.

Diario dello smarrimento si compone di frammenti, di momenti di scrittura brevi o più lunghi (alcuni di questi sono stati oggetto di post su facebook) che nella loro variegata diversità di argomenti compongono, però, un legame unitario, tanto che quel diario, da cui il suggestivo titolo, si trasforma, a nostro avviso, nell’affascinante romanzo di una vita. Con coraggio e onestà, lo scrittore mette a nudo i propri sentimenti, i dolori, gli abbandoni, i ricordi struggenti, le gioie, le riflessioni profonde sull’essere umano, sul mistero della vita e della morte. Questa sorta di memoriale di grande impatto emotivo e di profondi contenuti, dal quale è difficile staccarsi, tanto coinvolgente è ciò che scrive Di Consoli, rivela subito la sua universalità, la sua possibilità di parlare a tutti, di aprire una finestra importante sul mondo di oggi, da questo scaturisce un vero e proprio “incanto” che rapisce e induce alla riflessione.

Si legge Diario dello smarrimento e ci si sente come in una sorta di “casa”, di habitat naturale nel quale siamo coinvolti, ci riconosciamo in maniera evidente, poiché ciò che scrive l’autore ci appartiene sicuramente.

Temi importanti come la vita e la morte, l’amicizia, l’amore, la famiglia, i figli, le memorie del passato, affrontati da Andrea Di Consoli con la sua scrittura, colta, affabulatrice, emozionante e nello stesso tempo che arriva diretta al lettore, aprendosi un varco nelle sue più nascoste suggestioni, fanno di questo libro un prezioso compagno. Lo smarrimento è quello dell’anima forse, è quello interiore, o dell’oggi dove è facile smarrirsi nel convulso quotidiano, nella caducità di quello che siamo, in un mondo dove tutto è frenetico e isterico, dove certamente la ricerca del nostro passato, delle nostre radici è il Santo Graal salvifico.

Di Consoli compone quasi una mappa dello smarrimento, dei luoghi della sua vita dove vaga incessante, esaminandoli con sguardo poetico e spesso disincantato: Roma, Napoli, la Basilicata, il disorientamento interiore che ha confini molto più labili come le incertezze, le insicurezze, l’interrogarsi sui temi dell’esistenza, che parla a noi umani. Un affresco poetico di forte impatto nell’insieme di pensieri, riflessioni, ricordi, emozioni e di valutazioni sul presente che viviamo.

Poi Di Consoli s’immerge nel Sud, nella terra di appartenenza, dove il suo cuore è riposto, che rappresenta come un mito arcaico, un percorso di memorie familiari liete, di rimpianti o forse amarezze. Scrive: «Il Sud ammazza e resuscita. Toglie e dà. Ferisce e lenisce. In una casa è l’inferno e nell’altra è il paradiso. È ghiaccio e poi è fuoco. Solitudine e calore. Miseria e ricchezza. Parole e silenzio. E tutto questo a pochi metri di distanza, a poche ore di distanza – come cambia l’aria, come cambia la luna». Narra dei luoghi del vissuto, quelli dell’infanzia, i paesi di Fratta e Rotonda, raccontati con il colore “seppia” delle reminiscenze antiche, di Roma, la città d’elezione, quella in cui vive, descritta nelle periferie malinconiche, o in oniriche proiezioni: «Sotto Roma c’è un mare. Ci vuole un gran segreto per scenderci nottetempo. È un mare tiepido e blu scuro. Eppure da soli non ha senso andarci».

Napoli, città che ritorna spesso in questi scritti: «Si parte da Napoli con addosso un dolore per una perdita violenta: è l’oscura memoria di Partenope che, ogni volta, partendo graffia il respiro, bagna la fronte, indurisce le pareti della mente». Ancora le soste negli autogrill, nelle stazioni di servizio, di notte, paesaggi metafisici, atmosfere sospese, che ci fanno pensare a descrizioni spietate da letteratura americana ma così lucide e reali nella loro crudezza e verità.

Nel libro trovano posto anche gli ultimi, i cosiddetti invisibili, che attraversano la strada dell’autore nel suo girovagare e a cui dà voce nelle loro disperazioni, oppure figure letterarie importanti come Pasolini, Cesare Pavese, Flaiano. E in ogni pensiero, riflessione, frammento, inquietudine, lo scrittore con grande maestria, ricompone un mondo, una atmosfera, cogliendone il senso e i segreti. Così, a tratti, sembra di essere catapultati in una Italia in bianco e nero, come quella descritta da Guido Piovene in Viaggio in Italia, poi ci viene incontro la stagione della grande letteratura, in seguito il racconto si rivolge al nostro quotidiano, alla sua asprezza che coinvolge tutti. Alcune volte l’io si spersonalizza in una narrazione in “terza persona”, quasi che lo scrittore prendesse, con una sorta di pudore, le distanze da sé, mettendo in campo, nello stesso tempo, un alter ego che riferisce gli accadimenti, la gente, trasformando la realtà in un racconto sincopato ma non per questo meno suggestivo.

In una ricchezza di contenuti, dove l’amore campeggia come uno dei sentimenti fondamentali abbracciando tutto il percorso, l’amore per i figli, per la vita, le esperienze sentimentali, quelle importanti e gli innamoramenti, “Diario dello smarrimento” si pone come grande prova letteraria di uno scrittore che sa cosa significa fare letteratura. Così leggendo Andrea Di Consoli, ricordiamo la feconda stagione della letteratura italiana, quella che ha dato nomi come Pavese, Calvino, Rea, Bassani, Prisco, La Capria, Parise e tanti altri, quella, per intenderci, che sa raccontarci la vita e Andrea Di Consoli lo sa fare, appunto, poiché ci restituisce tutto la percezione dell’esistenza, il suo peso e, in ogni caso, la sua magica bellezza.

Diario dello smarrimento è un libro di pregio, come non se ne vedevano da tempo. Da leggere.

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