Roberto Mussapi
Every beat of my heart

Per Ilaria Occhini

Folgorato dall’attrice vista in tv, Roberto Mussapi le dedicò una poesia della raccolta “Gita Meridiana”. Da lì nacque un sodalizio. E quel volto mirabile, cantanto nei versi, per sempre renderà testimonianza di come teatro, poesia e arte dispensino incanti e nutrano memorie

Oggi è il 27 luglio, ci salutiamo per la sospensione del mese di Agosto. Sette giorni fa si celebrava l’allunaggio, la grande avventura dell’uomo nel cielo, e in queste pagine si tornava sul mio libro Il sogno della luna.
Il giorno seguente, domenica 21, apprendevo della morte, quello stesso sabato, di Ilaria Occhini, una delle grandi attrici del teatro del Novecento. Oltre che del cinema e in particolar modo di una televisione che faceva teatro e spettacolo di alto livello.
Nel 1990 nel mio libro Gita Meridiana, usciva una poesia dedicata all’attrice, che mi aveva folgorato in un dramma teatrale televisivo, Ricorda con rabbia di John Osborne, visto alla televisione in bianco e nero nel 1969. Protagonista Ilaria Occhini, con Eros Pagni, Annamaria Guarnieri, regia Mario Missiroli. Uno svelamento, come riassumo rapidamente in una nota al libro (riapparso nell’opera completa Le poesie, Ponte alla Grazie, 2014).
Gita Meridiana era i libreria da pochi giorni, quando ricevetti (non c’erano o non erano diffusi i cellulari) una telefonata. Era la Signora Occhini, che io non conoscevo. Aveva avuto il libro dall’amico Leone Piccioni il quale lo aveva ricevuto e apprezzato e poi recensito sul quotidiano Il Tempo. Intermediaria Gloria Piccioni, da lei avevo avuto il contatto con suo padre. Il quale si era precipitato dall’attrice con il libro in mano.
Lei così mi parlò, e mi passò il marito, entusiasta, Raffaele La Capria. Sarebbe nato un sodalizio. La loro figlia Alexandra qualche anno dopo avrebbe anche interpretato un mio monologo in versi a Roma, con Paolo Bessegato.
La poesia che ora leggete non riguarda un lutto, che ora sento, e il dolore. È prova, se sono stato all’altezza dell’impresa, di come teatro, poesia e arte, grazie a protagonisti eletti, come Ilaria Occhini, consentano all’uomo di sopravvivere alla morte e al divenire. Incanto, e memoria.

 

L’immagine
a Ilaria Occhini

Poi l’indice premette il pulsante

e il buio tornò nello schermo e nella stanza,

scomparvero quei volti nel tubo catodico,

nel tunnel oscuro scomparve la scena

con le persone, gli affanni, le brevi vite,

sfibrata la storia si dissolse nel sonno.

E a volte riaffiora un dramma oscuramente,

ma nel pensiero si sfilaccia il ricordo.

Chi fu la vera vittima? Chi perse?

Per chi, per chi quel pianto?

E fu per uno solo o per tutti, prossimi

al bordo della notte, al silenzioso

intermittente ricordo di vento e pioggia,

all’estenuazione della rabbia stessa

nel sotterraneo fiume nero del tempo?

Impossibile ricostruire la storia,

impossibile dimenticare quel volto

bagnato di pianto primaverile, e in esso

l’azione, la vicenda, le scene, le persone,

il senso profondo di quella scossa.

Fu breve la memoria di quell’evento,

la trama, ciò che esattamente accadde.

Ma il fatto che accadde, l’evento, quel volto

non conosce brevità né durata,

è stato, non appartiene al tempo.

Roberto Mussapi

(In Le poesie, Ponte alla Grazie, 2014)

 

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