Lidia Lombardi
Lo scaffale degli editori

Il minilibro d’arte

Le case editrici specializzate non puntano più sui volumi grandi ed eleganti (che spesso fungevano solo da soprammobile): è arrivato il momento del libro d'arte pret-a-porter. Più guide per principianti che saggi ponderosi. Come insegnano Skira o Electa...

C’erano una volta i libri d’arte uso soprammobili. Pesantissimi per carta patinata e copertina in brossura più che rigida, grande formato, immagini a iosa, prezzo-capogiro. Si sistemavano – e si sistemano ancora – sul tavolino del salotto, nella case bene, negli appartamenti dei parvenu. Non si leggevano, al massimo si sfogliavano. Adesso molti degli editori specializzati nel settore affiancano, anzi prediligono, libri sull’arte pret-a-porter, piccolo formato, contenuto didattico o problematico, di servizio si direbbe. Uno strumento per chi ama pittura, scultura, architettura, fotografia, o gli si avvicina, tirato per la giacca dalla grande offerta di mostre o di itinerari sempre più particolareggiati nel Belpaese. Ecco allora che Skira propone – con la penna e la sapienza di Valter Curzi, ordinario di storia dell’arte de La Sapienza di Roma – un viaggio tra le opere tra Quattrocento e Settecento rivolto a studenti e a neofiti.

Il titolo è tutto un programma: Storie dell’arte per quasi principianti (Skira, 111 pagine, 19 euro), ovvero una sorta di iniziazione sul contesto, lo stile, le eredità storico-artistiche dei cinque secoli presi in esame (con un’incursione finale nel contemporaneo, tra i divi da esposizione che rispondono al nome di Bill Viola, David LaChapelle, Fabio Viale). Il fine del lavoro di Curzi? Altamente etico e civilizzante perché parte dalla constatazione che le folle nelle mostre e nei musei agiscono in funzione di una frenesia dell’”io c’ero”, in sostanza riducendo la visita a un’esperienza superficiale e frettolosa, della quale poco rimane. Ha notato il direttore dell’Istituto Centrale del Restauro Luigi Ficacci, presentando questo volume alla Galleria Corsini: “Curzi indaga su cosa fa chi guarda un’opera d’arte, specie se la guarda per accidente e non per scelta. Consapevole che la sua fatica è volta a rispondere al nuovo analfabetismo, soprattutto analfabetismo iconico”.

Sensibili al Bello tanto da essere preda di tramortimento (la cosiddetta Sindrome di Stendhal) gli intellettuali del Grand Tour, che alle icone italiche dedicavano invece giorni e giorni di avvistamento, studio, imitazione e documentazione nei loro taccuini di viaggio. Ecco allora che Electa – fondata nel 1945 a Firenze con la guida di Bernard Berenson e ora braccio artistico di Mondadori – compendia in un delizioso volumetto immagini e appunti degli europei calati dalle brume alla luminosità rosata di Roma Antica. Colosseo Foro Romano Palatino – Le vedute del Grand Tour (104 pagine, 10 euro, a cura di Paolo Castellani, Benvenuto Pietrucci e Andrea Schiappelli) è un baedeker formato tascabile (in italiano e in inglese) che accompagna il visitatore odierno nel Parco Archeologico del Colosseo facendogli rivivere le stesse emozioni provate da Goethe & C. Il viaggio nel tempo favorisce una visione più consapevole della Storia. E giova alla percezione intellettuale ed emotiva la riproduzione delle vedute d’epoca realizzate tra gli altri da Antonio Joli, Giovan Battista Piranesi, Canaletto, Gaspar van Wittel, Jean-Baptiste-Camille Corot, William Turner che proprio di fronte alle rovine romane elaborò la sua teoria della luce arrivando “fin quasi alla totale astrazione della forma”.

Piemme è un marchio “sentimentale” nel senso che l’amore (insieme con gli intrecci familiari) è il fil rouge di gran parte dei suoi romanzieri. Ma lo è anche nei saggi. In uno dei più recenti rilancia addirittura Francesco Alberoni, il sociologo diventato celebre come “guru” dei sentimenti nel best seller del 1979 “Innamoramento e amore”. Quarant’anni dopo la rivoluzione sessuale, in tandem con la psicologa Cristina Cattaneo, firma Amore mio come sei cambiato (313 pagine, 17,50 euro) per registrare la mutazione “genetica” dei supposti palpiti del cuore nell’epoca dei social dove per esempio quattordici donne si sono fidanzate contemporaneamente e senza saperlo con lo stesso lui, conosciuto su Facebook. E impera la filosofia dell’uguaglianza fra i sessi, intriga l’amicizia di donne con donne, emerge la bisessualità, si diffonde lo scambio di coppia all’interno di esclusivi gruppi. Alla domanda cruciale: la coppia può durare? Alberoni e Cattaneo propongono casi esemplari tratti dal passato come Teodora e Giustiniano, Jack London e Charmian Kittredge, Pierre e Marie Curie. Tutte cementate da una mission, sia essa politica, umanitaria, scientifica.

Coniugi, compagni di vita, grandi amori, cataloghi di lui, risoluzione di dilemmi come sposarsi o no: c’è tutto questo in Mariti (ancora Piemme, 286 pagine, 16,90 euro), quasi un libro-antologia nel quale scrittrici e giornaliste disegnano storie e situazioni sul rapporto a due. Comincia Dacia Maraini con un racconto inedito, scritto in pieno Sessantotto. “L’altra famiglia”, s’intitola. E con concisione, tutta botta e risposte, tratteggia una donna irreprensibile che fa la spola tra Roma e Milano e tra le sue due famiglie, coronate entrambe da due figli. Opposti i pargoli, scapestrati quelli capitolini, perfettini quelli nati all’ombra della Madonnina. E opposti i mariti, che ovviamente non sanno l’uno dell’altro. Un apologo su una moglie svincolata dalle convenzioni. Seguono i “casi” narrati tra gli altri da Bianca Pitzorno, Laura Laurenzi, Daniela Barbato, Roselina Salemi, Nicoletta Sipos. Che svariano dalla fuga romanzesca di Agatha Christie a una moglie seriale che viene ripetutamente abbandonata, alla visione matrimoniale di Cleopatra, alla passione di Frida Kahlo. Leggere le ventisette vicende è anche aiutare le donne: i diritti del libro verranno devoluti al centro di formazione aperto a Varanasi, in India, che offre alle bambine l’istruzione necessaria per conquistare un’autonomia ed evitare così di diventare spose-preadolescenti, bambine vendute.

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