Matteo Pelliti
Lapis

Silicosi da GoT

In margine alla sindrome da abbandono da “Game of Thrones”: queste serie tv dal successo planetario, dopante, non ci dicono qualcosa del presente. Piuttosto, sono il presente. Un presente dal quale non si può essere esclusi

Confesso che a lungo (cioè fino a qualche istante fa) ho creduto che il Trono di spade e Game of Thrones fossero due serie simili e concorrenti di ambientazione fantasy. È molto grave? Non ne ho vista una, e lo dico con nessuna enfasi o connotazione negativa o positiva, snobistica, ma come puro dato di fatto, davvero inessenziale nella mia biografia, come di chi perda un treno e la realtà circostante è tutta un pullulare di discorsi su QUEL treno o di gente che ha passato moltissime ore SU quel treno. Si crea una tale polvere semantica che, anche se non hai visto nemmeno un minuto di una puntata, un po’ di polvere te la sei respirata comunque: vuoi non aver visto una gif, un meme, un trailer, un ammiccamento qualsiasi a un personaggio, una pubblicità parodica, citazionisita, metacitazionista, metametametacitazionista? L’unica analogia che mi viene in mente per questi fenomeni di infusione involontaria è di tipo medico, epidemiologico: l’esposizione a un gas, a un metallo, a un elemento radioattivo, alla polvere di ferro. Silicosi da serie tv.

Quando la condivisione diventa luogo comune, e una serie si innesta così pervasivamente nei consumi mediatici, nella dieta mediatica più condivisa, non resta che una soluzione conformista: fingere di avere visto quel che non si è avuto tempo, voglia, occasione o, più semplicemente, curiosità di vedere. Fingere di conoscere, trame, sottotrame, personaggi, cast, stagioni. Solo che, ammesso che vedere tutto GoT (quanto ci ho messo a capire cosa fosse quest’abbreviazione che trovavo citata ovunque…) richieda un tempo T, acquisire la capacità di risultare spettatori credibili di GoT senza averlo visto richiederebbe un tempo T alla N, cioè molto più tempo di quanto ne richiederebbe la diretta visione di tutte le stagioni andante in onda. Un’aporia. In questi casi, il mimetico neofita che voglia pianificare la sua finzione partirà dalla pagina di Wikipedia dedicata alla serie (https://it.wikipedia.org/wiki/Il_Trono_di_Spade_(serie_televisiva) cercando di orientarsi nelle informazioni di base da sapere. Al secondo stadio, passerà a cercare siti tematici e community dei fan. Poi passerà a leggere i saggi, sulle riviste letterarie on line, dove verranno citati i poemi cavallereschi come nobile antecedente.

E che dire della frenesia (lutto) da “ultima puntata della serie”? E le petizioni per far riscrivere l’ultima stagione, poiché ritenuta dai fan poco soddisfacente? E le pubblicità che citano la serie? (https://www.gameofthronesitaly.it/2019/04/14/game-of-ads-gallery-pubblicita-trono-di-spade/) E, infine, la comunicazione politica che riadatta il lettering della serie ai propri messaggi? Non sono sicuro che queste serie tv dal successo planetario, dopante, ci dicano qualcosa del presente. Temo, piuttosto, che siano il presente.

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