Anna Camaiti Hostert
Cartolina dagli Usa

L’America è maschio

Sull'onda del trumpismo, negli Stati Uniti dilaga una nuova tendenza che relega le donne a puro oggetto, come nel caso della legge anti-aborto in Alabama. Tutto questo deriva da un costume sociale e politicoche lede diritti acquisiti e rimette in discussione l'idea stessa di futuro

E dopo l’Alabama adesso anche il Missouri, seguendo gli stati di Georgia, Mississippi, Arkansas Kentucky e Ohio, sta attuando restrizioni forti sull’aborto. Sembra una marea che non si arresta. Dallo stato del Midwest a differenza di quello del profondo sud non ci si aspettava però una posizione del genere. E invece con a capo il governatore repubblicano, Mike Parson, inaspettatamente ha appena approvato una legge che limita le pratiche abortive solo a 8 settimane, rispetto alle 24 della legge precedente. Ricordo, senza entrare nei dettagli, solo che la legge dell’Alabama, firmata purtroppo da una donna, la governatrice repubblicana Kay Ivey, è tuttavia la più estrema di tutte e proibisce l’aborto anche quando la gravidanza è frutto di uno stupro o di un incesto e commina ai medici che lo praticano 99 anni di carcere.

La gravità della situazione che si è venuta a creare in Alabama infatti non sorprende visti precedenti di uno stato che, durante gli anni delle lotte per i diritti civili, si distinse per episodi di razzismo e di violenza gravi nei confronti della minoranza nera, anche dopo l’approvazione nel 1964, grazie al presidente democratico Johnson, del Civil Right Act. Costringendo nel 1965 il carismatico Martin Luther King a guidare una marcia di 25.000 persone, dopo due tentativi andati a vuoto, uno dei quali fu quel Bloody Sunday con i gravi disordini che ne seguirono e divenuto famoso nel paese. Infiammò talmente l’animo di cosi tante persone che molte di esse da tutto il paese raggiunsero il reverendo King e parteciparono alla protesta pacifica che li portò da Selma a Montgomery. La causa era stata il rifiuto del permesso di manifestare da parte del governatore repubblicano e razzista Wallace che mandò la polizia a picchiare i partecipanti.

La situazione in Alabama può essere molto pericolosa perché apre infatti alla possibilità’, se questa legge fosse portata di fronte alla Corte Suprema, di allargare le restrizioni o addirittura di imporre la proibizione di pratiche abortive a tutto il paese. Con l’elezione voluta da Trump di due nuovi giudici molto conservatori, Gorsuch e Kavanaugh, (quest’ultimo nominato nonostante l’accusa di molestie sessuali) favorevoli all’abolizione del famoso diritto costituzionale sancito nel 1973 con la sentenza Roe contro Wade, i membri del supremo organo giudiziario sono infatti in maggioranza conservatori e antiabortisti. Dunque la strategia dei movimenti contro l’aborto mira a creare situazioni controverse che possano essere oggetto in particolare da parte dal movimento pro choice di contestazioni tali da sbarcare davanti alla Corte Suprema che, vista la sua composizione, potrebbe deciderne l’abrogazione a livello nazionale.

Le reazioni nel paese sono state violente e capillari. Anche il mondo dello spettacolo si è fatto sentire, soprattutto al femminile. Rihanna, Lady Gaga, Reese Witherspoon, Milla Jovovich, Alyssa Milano e molte altre artiste sono insorte di fronte alla severità della legge. Molte di loro provenienti o residenti in quello stato pianificano di andarsene per protesta. Come per protesta alle manifestazioni sono comparse delle donne vestite come nelle serie distopica ideata da Bruce Miler e tratta dal racconto dall’omonimo titolo di Margaret Atwood Il racconto dell’ancella (The Handmaid’s Tale) in cui i corpi di alcune donne ancora capaci di concepire sono usati dallo Stato, contro la loro volontà, semplicemente come grembi riproduttivi in un paese altrimenti affetto da una generale sterilità. Il richiamo alla serie rimanda al fatto che non si può decidere impunemente dei corpi femminili senza il loro consenso. Già il movimento Meetoo si era espresso in questi termini in passato durante i molti casi di molestie sessuali che avevano portato alla ribalta lo stesso problema

Quello che mi turba in tutta questa storia e in generale negli eventi che si susseguono giorno dopo giorno ovunque nel mondo occidentale è come, dopo anni di lotte durissime, alcune volte pagate con la perdita di vite umane, che hanno portato al conseguimento di alcuni diritti civili siano essi legati alla parità razziale, sessuale e di genere, all’ottenimento di una maggiore giustizia sociale e lavorativa o a miglioramenti delle condizioni ambientali si possa volere tornare indietro. E rimangiarsi quello che è stato ottenuto a caro prezzo, muovendosi in una direzione opposta, ristabilendo legami con un passato che poteva avere come giustificazione solo il fatto che non si riconosceva lo statuto di esistenza a soggetti invisibili come le donne e i neri. Forse oggi sono tornati ad essere trasparenti. E per questo c’è bisogno di ricordare che invece questi corpi sono lì in carne e ossa e che prima o poi opporranno resistenza alle violenze che vengono fatte su di loro. Cosa che accade ad esempio in tutti gli scontri tra polizia e neri ovunque nel paese. E proprio a proposito di questi ultimi, il giudice conservatore nero della Corte Suprema, Clarence Thomas (che assieme ad Alito porta a 4, cioè alla maggioranza, i giudici antiabortisti) ha ammesso che quando si stabilì con una sentenza che gli schiavi neri erano una proprietà e non cittadini si commise un grande errore. Ma uno degli errori più gravi della Corte Suprema fu la decisione nella sentenza Roe contro Wade che creò un precedente del diritto all’aborto. Peccato che nel fare questo paragone ci si scordi che il giudice Thomas fu accusato nel 1991 di molestie sessuali dall’avvocatessa Anita Hill, anch’essa nera, in un caso che fece discutere a lungo il paese. E nonostante il giudice rimanesse nella sua posizione, la vicenda gettò un’ombra sulla sua reputazione. Infatti non fu mai scagionato dall’accusa a pieno titolo. Oggi nonostante sia passato molto tempo certamente non depone a suo favore soprattutto quando quest’uomo è chiamato a decidere sui diritti delle donne. Chissà se da allora attraverso un processo di rimozione totale per il giudice Thomas, gioco forza, il corpo femminile non è tornato a essere invisibile. Certamente lo è per quanto riguarda i diritti di genere.

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