Roberto Mussapi
Every beat of my heart

Più immortale delle radianti stelle

Per Walt Whitman, Resurrezione non è solo la vittoria sulla morte, ma certezza nella Vita. Certezza che «qualcosa che durerà più a lungo… del sole o dei satelliti roteanti» o delle Pleiadi, esiste. Così il poeta consola la bambina che piange sulla spiaggia, così consola noi…

Pasqua. Resurrezione. Che in poesia non è esclusivamente la Resurrezione di noi Cristiani, ma una sorta di premessa o condizione perenne. Un poeta può cantare la Pasqua, come il Natale, ma di fatto ogni poesia vera è un Natale e una Resurrezione. Che contengono, come la vita, crescita, dolore, gioia e morte. Ma la poesia, anche quando il suo autore la rifiuti, in senso filosofico, spirituale, religioso, nasce da una spinta al desiderio di resurrezione. «And death shall have no dominion», verso leggendario di Dylan Thomas, non sappiamo se credente o meno nella rivelazione cristiana. «E la morte non avrà dominio».
Qui, nel grande Walt Whitman, non si parla di Pasqua, Resurrezione, di una precedente Passione (presente sempre in Thomas, gloriosamente), ma di perdurare della vita.
La Pasqua non è soltanto il miracolo della pietra rovesciata e dell’angelo. È anche questa eternità della vita, questo sospiro e respiro d’immortalità certa della bambina, che, sulla spiaggia, sta piangendo. Non piangere, le sussurra il poeta: tutto è più eterno ancora del mare, delle divinità del mondo antico. Le stelle, le Pleiadi, risorgeranno.
Risorgere non significa solo vincere la morte. Vuol dire provare l’onnipotenza scandalosa e drammatica della Vita.

 

 

Sulla spiaggia, di notte,

una bambina è col padre, fermi,

guardano a est, verso il cielo d’autunno.

Su, attraverso l’oscurità mentre nuvole rapinatrici

funeree in vaste masse sprigionando

scendono cupe e rapide traversando il cielo

in mezzo a una cintura chiara d’etere trasparente e puro a est,

ascende calmo e imponente Giove, re degli astri,

e accanto a lui, solo un po’ più in alto,

nuotano le delicate sorelle, le Pleiadi.

 

Dalla spiaggia la bambina che tiene il padre per mano,

guarda le nuvole funeree che si abbassano

vittoriose per divorare subito tutto,

le guarda e silenziosamente piange.

 

Non piangere, bambina, non piangere piccola mia,

lascia che i miei baci asciughino le tue lacrime,

le nuvole rapinatrici non avranno a lungo vittoria,

e non possiederanno a lungo il cielo,

divorano le stelle solo in apparenza,

Giove riemergerà, sii paziente,

guarda di nuovo un’altra notte,

le Pleiadi riemergeranno, sono immortali,

e tutte quelle stelle d’oro e d’argento splenderanno ancora,

le grandi stelle e le piccole risplenderanno ancora, per durare,

i vasti soli immortali e le eterne lune pensose splenderanno ancora.

 

 

Tu cara bambina piangi solo per Giove?

Tu sola consideri il funerale delle stelle?

 

Qualcosa esiste più immortale anche delle stelle,

(tante le sepolture, tante le notti e i giorni che se ne vanno)

qualcosa che durerà più a lungo anche del luminoso Giove,

più a lungo del sole o dei satelliti roteanti,

o delle radianti sorelle, le Pleiadi.

Walt Whitman

(Traduzione di Roberto Mussapi, da Whitman, Foglie d’erba, scelta e cura di Roberto Mussapi, Garzanti, 2016)

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