Roberto Mussapi
Every beat of my heart

Villon, il ritorno

La prima opera di teatro di Robero Mussapi portava il nome del grande poeta che la ispirò. Quella vita drammatica, caravaggesca e soprattutto quell’ultima notte di prigionia si fecero visione e azione che nel 1989 Paolo Bessegato portava in scena. Prossimamente sarà Raffaele Esposito a farlo a Parma

Questa mia poesia è una imitazione: genere che pratico. Riscrivo da un capolavoro. Oltre a alcune imitazioni, ho tradotto Villon. Che è il soggetto del mio primo testo teatrale. In prosa. Lunga la frequentazione del grande poeta, molti anni fa, con la traduzione della sua poesia. La sua vita drammatica, caravaggesca è inscindibile dalla sua opera che ne rievoca all’istante gli accadimenti e ne batte il tempo. Folgorante fu per me l’episodio decisivo della sua avventura umana a noi nota: l’ultima notte di prigionia. È storicamente provato che la notte prima dell’esecuzione un misterioso messaggero consegnò alla guardia la grazia. Villon, poche ore prima di essere impiccato, fu liberato e scomparve per sempre. Lo immaginano, storici e biografi, al servizio, sotto mentite spoglie, del signore che lo aveva salvato. Ma fu la situazione scenica che divenne per me visione e teatro: Villon fu imprigionato in una cella sottoterra, una fossa. Un uomo condannato, solo nel buio. Una candela, immagino, e certamente invece il cibo che gli veniva consegnato nel cesto da una fune che scendeva. Visione e teatro allo stato quintessenziale: una voce dal buio.
Villon è la mia prima opera di teatro. Avevo sempre scritto poesia, e sempre amato il teatro. Scrissi Villon, Paolo Bessegato, attore e regista, lo portava in scena, nel 1989. Quest’anno, dal 3 aprile, Raffaele Esposito sarà Villon.

 

La ballata degli impiccati
(da François Villon)

Fratelli ancora ispirati dalla vita

non disprezzate queste povere ossa,

il loro destino di cenere e polvere,

non cercate la carne corrosa e marcita

che ingrassò troppo e fu disintegrata.

In cinque, in sei voi ci vedete penzolare,

non ridete del nostro male,

di questi poveri resti oscillanti nel vento,

nella vostra pietà c’è la pietà di Dio.

 

Fratelli, come suona strana la parola

come ronzando dalla corda tesa,

la giustizia ci uccise, in forma umana,

ma voi che siete vivi non abbiate orrore

di questa dolorosa memoria della vita,

in queste ossa rilavate c’è ancora

qualcosa che voi riconoscete, simile a lui,

pregatelo, per il suo affine costato,

lui generato dalla madre innocente e fatata,

che ci salvi dal fuoco.

 

La pioggia ci ha lavati e risciacquati,

il sole prosciugati e anneriti,

nelle orbite solo il ricordo vuoto del corvo e della pica,

i peli della barba e del pube strappati da becchi ottusi.

E come è lontana l’età dei passi e della terra,

e la rugiada del mattino e lo spessore dell’erba,

il crepitare, al risveglio, della ghiaia.

Ora ci muove, come vuole, il vento,

come stracci sospesi, forati da becchi orrendi.

Tu che passi non rispecchiarti nel mio teschio,

ma specchia quel volto in quello del Signore.

Tu che respiri pensa a questo respiro senza tempo,

a questo infinito autunno dei condannati,

parla con lui, digli che aspettiamo la sua voce.

Roberto Mussapi

 

Prima nazionale al Teatro due di Parma dal 3 al 7 aprile prossimi di Villon di Roberto Mussapi con Raffaele Esposito, regia di Gigi Dell’Aglio in una nuova produzione di Fondazione Teatro Due di Parma.
L’azione si svolge a Parigi, in una cella sotterranea, buia, che contiene un uomo che sta per essere giustiziato. Una voce lo chiama, gli porta dei viveri. Ma soprattutto gli dà il la per raccontare la sua storia…
Villon viene ora ripubblicato dalle edizioni Stampa 2009 con un’introduzione dell’autore.

 

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