Mario Dal Co
Un omaggio in forma poetica

La donna di Rilke

Nella celebre poesia "Annunciazione", Rilke vede la donna come fulcro centrale della vita, come luogo di mediazione tra le pulsioni divine e la convenzioni mondane: perciò ne abbiamo tentato una nuova traduzione

Nei Vangeli l’annunciazione presenta la figura di colei che sarà Madre, spoglia di qualsiasi attributo di prestigio mondano e semmai oggetto di tensioni tra le convenzioni sociali e la volontà divina, entrambe così potenti da intimidire l’animo più intrepido. In Matteo un angelo appare in sogno a Giuseppe, per invitarlo a non allontanare Maria, anche se genererà un figlio non suo: riconosciamo l’intenzione di evitare il ripudio che la religione e la società imporrebbero all’uomo. In Luca l’arcangelo Gabriele entra nella casa di Maria e dopo il saluto la invita a non temere quel concepimento straordinario. Dapprima Maria pone una domanda di semplicità e immediatezza disarmanti: Πῶς ἔσται τοῦτο, ἐπεὶ ἄνδρα οὐ γινώσκω; Come è possibile, se non conosco uomo? (1) Poi, dopo promesse e blandizie dell’angelo, risponde: Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga quello che hai detto.

Quando incontrai Annunciazione. Le parole dell’Angelo, di Rainer Maria Rilke, mi addentrai in quei versi scoprendo una mirabile interpretazione di quelle tensioni. Al tempo stesso, mi parve e mi pare che la presenza di Maria porti in germe il riscatto dalla subordinazione culturale e l’oltrepasso dei limiti sociali imposti alla donna e alla madre.

Al ginnasio, la lettura, che ci propose un giovane professore di tedesco (neolaureato e appassionato), mi fece conoscere la traduzione magnifica di Giaime Pintor, pubblicata da Einaudi, realizzata a 22 anni, due prima di morire nella guerra partigiana.

Allora, perché mai cimentarsi in una nuova traduzione della poesia di Rilke? Non so dare spiegazione diversa dal tentativo di accostarmi al testo per un sentiero personale, senza nulla togliere alla versione di Pintor, cui, anzi, questo tentativo vuole rendere omaggio.

La traduzione è avvicinamento al testo e anche deviazione da altre interpretazioni (2). A volte, percorrendo questo sentiero, si apprezzano maggiormente le visioni di chi ci ha preceduto. Anche in montagna per cambiare angolatura sul panorama ci si discosta dalla via tracciata, ma ciò nulla toglie al maggior merito di chi ha raggiunto la vetta prima di noi.

L’annunciazione è tema diffusissimo nelle arti: Massimo Cacciari, nel suo Generare Dio (Il Mulino, 2017), presenta Maria nella poesia e nelle arti figurative, proponendo un’apertura di interpretazioni più ampia di quella offerta dalle pur ampie letture teologiche.

Rilke è un passaggio obbligato per capire l’interesse moderno per questo tema antico. Verkündigung. Die Worte des Engels, scritta a Berlino nel 1899, due anni dopo aver dichiarato a Lou Andreas-Salomé: “Il mio cuore arde davanti alla tua grazia, come l’eterna lampada davanti all’immagine di Maria”, fu pubblicata nel Buch der Bilder nel 1902. In Das Marien Leben (1912) Rilke tornerà sul tema con una lirica nuovamente dedicata all’incontro. Là, però, esso sarà diretto: i due si riconosceranno e il loro sentire ne sarà assorbito. La loro posizione risulterà simmetrica e nella simmetria convergeranno i sentimenti reciproci.

Nella poesia del 1899 qui tradotta, invece, l’incontro tra i due è solo portatore del significato che per Maria ha l’annuncio. Nel resoconto dell’Angelo, non di Maria, le parole svelano, senza dialogo, lo sbigottito riconoscimento della posizione unica della Madre e del suo turbamento nell’accettazione del nuovo impegno e della nuova vita, turbamento che destabilizza non solo Gabriele, ma l’ordine angelico. Un ruolo infinitamente più complesso, quello di Maria, e più profondo di quello dell’Angelo: nei versi non c’è né simmetria né uguaglianza.

Per questi motivi, la poesia del 1899 Verkündigung. Die Worte des Engels costruisce, a mio parere, il senso della maternità sulla relazione con l’altro fuori di sé e sulla attonita percezione della scelta e della conseguente necessità di devolvere sé stessa alla generazione, in una improvvisa contrazione del tempo. La poesia rivela la maternità come sorgente di questo incontro triplice: con l’altro, con la propria trasformazione e con la nuova vita che maturerà. Anche il tempo diventa essenziale nelle sue tre dimensioni: il passato (das beginnende), il presente (bist du so allein wie nie), il futuro (un afgehn wirst du bald) si fondono nella femminile urgenza dell’essere, con un accordo ribattuto quattro volte (du aber bist der baum).

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Annunciazione. Le parole dell’angelo

(Traduzione di Mario Dal Co. A Alma e Giulia)

Non sei più di noi a Dio accanto:
siamo tutti lontani.
Ma ti adornano meravigliose
benedette le mani;
a nessuna sbocciano dal manto
più splendenti d’intorno:
sono la rugiada, io, sono il giorno,
ma l’albero sei tu.

Nella via sconfinata ho smarrito,
perdona, le parole
dell’Immenso assiso nel sole
l’oro del suo vestito -,
quelle inviate al tuo ascolto
(lo spazio mi ha stordito).
Al mio venire, l’inizio hai colto,
ma l’albero sei tu.

Le ali ho disteso: a dismisura
la mia veste trabocca
oltre queste tue piccole mura
e lo spazio non basta.
Eppure, sola mai come ora
ancora sei rimasta,
tu che mi scorgi a stento.
Nel giardino sono tenue vento,
ma l’albero sei tu.

Gli angeli si allontanano uno
dall’altro ansiosi: mai fu
il desiderio più incerto e tanto
grande. Ora qualcosa
avviene che nel sogno comprendi.
Ave. La mia anima
è attenta; tu sei pronta, matura:
sopra la terra estesa
porta in attesa di apertura.
Tu, diletta, al mio canto
doni il tuo orecchio e intendi;
in te la mia parola brancola
come nella foresta.

Venni a compiere il sogno
tra mille visioni errante.
Dio mi guardò, smagliante…

Ma l’albero sei tu.

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Verkündigung. Die Worte des Engels
di Rainer Maria Rilke, Das Buch der Bilder, 2.1. (3)

Du bist nicht näher an Gott als wir;
wir sind ihm alle weit.
Aber wunderbar sind dir
die Hände benedeit.
So reifen sie bei keiner Frau,
so schimmernd aus dem Saum (4):
ich bin der Tag, ich bin der Tau,
du aber bist der Baum (5).

Ich bin jetzt matt, mein Weg war weit,
vergieb mir, ich vergaß,
was Er, der groß in Goldgeschmeid (6)
wie in der Sonne saß,
dir künden ließ, du Sinnende,
(verwirrt hat mich der Raum).
Sieh: ich bin das Beginnende,
du aber bist der Baum.

Ich spannte meine Schwingen aus
und wurde seltsam weit;
jetzt überfließt dein kleines Haus
von meinem großen Kleid.
Und dennoch bist du so allein
wie nie und schaust mich kaum;
das macht: ich bin ein Hauch im Hain (7),
du aber bist der Baum.

Die Engel alle bangen so,
lassen einander los:
noch nie war das Verlangen so,
so ungewiß und groß.
Vielleicht, daß Etwas bald geschieht,
das du im Traum (8) begreifst.
Gegrüßt sei, meine Seele sieht:
du bist bereit und reifst (9).
Du bist ein großes, hohes Tor,
und aufgehn wirst du bald.
Du, meines Liedes liebstes Ohr (10),
jetzt fühle ich: mein Wort verlor
sich in dir wie im Wald.

So kam ich und vollendete
dir tausendeinen (11) Traum.
Gott sah mich an; er blendete…

Du aber bist der Baum.

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NOTE:

(1) Nel Corano (III, 47), rivolta agli angeli che le portano la lieta novella da parte di Allah, Maria usa queste stesse parole. Subito dopo, in (48), si annuncia che Allah insegnerà a Gesù la Torah e l’Ingìl (rivelazione neotestamentaria).

(2) La traduzione cerca di rendere la musicalità del verso, che dalla prima strofa, in un crescendo, fluisce sempre più coinvolgente. La regolarità metrica, la ricchezza di allitterazioni e di rime, caratteristiche della lirica di Rilke, a volte vengono meno pur essendo essenziali per instaurare passaggi analogici ed intuire le sfumature polisemiche. Le note a fine testo giustificano alcune scelte del traduttore.

(3) Ringrazio il prof. Werner Sollors per riferimenti e suggestioni nella traduzione dei punti più complessi. È assai stimolante la conferenza da lui tenuta a inizio dicembre dello scorso anno all’Harvard Club di Boston (Reading and writing, books and texts in the visual arts, Boston Paper 1 12 2018, per il testo rivolgersi all’autore), dove ha approfondito uno dei passaggi più significativi dell’iconografia dell’annunciazione: l’inserimento del libro al posto del fuso nelle mani o sullo scrittorio della Madonna.

(4) Saum, orlo, bordo, dove il tessuto o il materiale viene cucito o ripiegato per evitare che si sfilacci o si usuri. In origine nelle lingue germaniche la radice significava “avvicinarsi”.

(5) Baum, albero. Nel Libro di Daniele (4): [17] «L’albero che tu hai visto, alto e robusto, la cui cima giungeva fino al cielo ed era visibile per tutta la terra [18] e le cui foglie erano belle e i frutti abbondanti e in cui c’era da mangiare per tutti e sotto il quale dimoravano le bestie della terra e sui cui rami abitavano gli uccelli del cielo, [19] sei tu, o re, che sei diventato grande e forte; la tua grandezza è cresciuta, è giunta al cielo e il tuo dominio si è esteso fino all’estremità della terra».

(6) Goldgeschmeid(e), gioiello d’oro, termine usato anche per le reliquie.

(7) Hain, boschetto, giardino. Nell’iconografia dell’annunciazione, spesso sullo sfondo è rappresentato il giardino dell’Eden, da cui sono cacciati Adamo ed Eva, a simboleggiare che l’Immacolata Concezione riscatta gli uomini dal peccato originale.

(8) Traum, sogno. In alcuni vangeli apocrifi, tra cui il Protovangelo di Giacomo (XI), le annunciazioni a Maria sono due, una di sole parole, l’altra in presenza dell’angelo. «Presa la brocca, uscì a attingere acqua. Ed ecco una voce che diceva: [1]”Gioisci, piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu tra le donne”. Essa guardava intorno, a destra e a sinistra, donde venisse la voce. Tutta tremante se ne andò a casa, posò la brocca e, presa la porpora, si sedette sul suo scanno e filava». [2] «Ed ecco un angelo del Signore si presentò dinanzi a lei, dicendo: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia davanti al Padrone di tutte le cose, e concepirai per la sua parola”. Ma essa, all’udire ciò rimase perplessa, pensando: “Dovrò io concepire per opera del Signore Iddio vivente, e partorire poi come ogni donna partorisce?”». [3] «L’angelo del Signore, disse: “Non così, Maria! Ti coprirà, infatti, con la sua ombra, la potenza del Signore. Perciò l’essere santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio dell’Altissimo. Gli imporrai il nome Gesù, poiché salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Maria rispose: “Ecco l’ancella del Signore davanti a lui. Mi avvenga secondo la tua parola”».

(9) Reifen, maturare. Nel Vangelo dello pseudo-Matteo (6.1): «Maria destava l’ammirazione di tutto il popolo di Israele. All’età di tre anni, camminava con un passo così maturo, parlava in un modo così perfetto, si applicava alle lodi di Dio così assiduamente che tutti ne restavano stupiti e si meravigliavano di lei. Essa non era considerata una bambinetta, ma una persona adulta; era tanto assidua nella preghiera, che sembrava una persona di trent’anni. Il suo volto era così grazioso e splendente che a stento la si poteva guardare. Era assidua nel lavoro della lana; e nella sua tenera età, spiegava quanto donne anziane non riuscivano a capire».

(10) Ohr, orecchio. Raffaela Fazio Smith sostiene che: Nell’XI secolo inizia a comparire in occidente, anche se rimane poco frequente, la colomba che vola verso l’orecchio di Maria, a simboleggiare la concezione attraverso l’orecchio, di cui parlano per la prima volta, nel IV secolo, Atanasio in Egitto: “Venite e vedete l’opera meravigliosa: la donna concepisce nell’udito dei suoi orecchi”, e Efrem in Siria: “Simile al cespuglio dell’Horeb che portò Dio in seno alla fiamma, Maria ha portato Cristo nella sua verginità; perfettamente Dio, egli entrò nel suo seno attraverso l’orecchio”, vedi: R. F. Smith, L’annunciazione nel Medioevo: storia, simboli e segreti (https://www.foliamagazine.it/annunciazione-medioevo/ ). Nel Vangelo armeno dell’infanzia (5.9) si trova: Nel medesimo istante che la santa vergine diceva queste parole e si umiliava, il Verbo di Dio penetrò in lei attraverso l’orecchio, e la natura intima del suo corpo, da esso animata, venne santificata in tutti i suoi organi e i suoi sensi e purificata come l’oro dentro il crogiuolo. Ella divenne un tempio sacro, immacolato, dimora della divinità. In quel momento cominciò la gravidanza della santa vergine. La versione integrale delle redazioni presenti in due manoscritti, copie moderne di antichi perduti e conservate nella biblioteca dell’isola di san Lazzaro, fu resa pubblica dal padre Isaia Daietsi nel 1898 a Venezia, l’anno precedente quello di composizione della poesia di Rilke.

(11) Tausendein, mille e uno, si appone a sogno. Si può interpretare come il sogno che viene dopo mille o come il sogno che ha più valore tra mille altri, o come un sogno composto di mille altri. In tutti i casi questo sogno si distingue dalle molteplici visioni che lo precedono, a cui esso si richiama o che lo costituiscono.

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Accanto al titolo, “Annunciazione” di Beato Angelico.

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