Roberto Mussapi
Every beat of my heart

Il Tutto oltre la forma

Le misteriose armonie cantate da Whitman sono connesse agli atomi di Lucrezio, alle apparizioni di Shakespeare, alle energie che si cercano nell’universo e nell’uomo. Qualcosa che sempre di più sfugge alla percezione in questi riprovevoli anni

Il mistero primo, quello della poesia di Whitman: tutti esistiamo in una forma, forma conclusa, di cui il grande poeta americano sempre loda la perfezione. Ogni sasso di mare, ogni goccia di rugiada, ogni volto intravisto passando, e ogni filo d’erba hanno un’irripetibile, indimenticabile forma perfetta. Ma noi non esistiamo solo in quella forma. Ogni essere preme su quella pur meravigliosa forma per comunicare con il tutto. La vongola chiusa e convivente con il suo duro guscio è un esempio perfetto di armonia. Ma esiste altro, esistono forme più sviluppate, che trovano più misteriose armonie nel loro interno e con altri esseri.
“Empatia” è il termine patetico e penoso inventato dai salotti televisivi e dal giornalismo dozzinale di questi due riprovevoli lustri per sostituire con una parola da ipermercato la complessa realtà della vita che si cerca e congiunge, e perde, e ancora si cerca. Quella degli atomi di Lucrezio, delle apparizioni di Shakespeare, delle energie amanti che si cercano nel cosmo e nell’uomo in Walt Whitman. Ciò che ci chiama e lega oltre la nostra benefica forma.

Esistere in qualche forma: che significa?

(Tutti ruotiamo in cerchio e sempre torniamo all’origine.)

 

Se non esistesse niente di più sviluppato, la vongola nel suo duro guscio basterebbe.

 

Non è di calcare il mio guscio,

sia in cammino sia immobile ho intorno a me conduttori istantanei,

prendono ogni cosa portandola dentro di me, docilmente.

 

Muovermi, premere, sentire con le dita: è gioia,

il massimo a me concesso, toccare ognuno con la mia persona.

Walt Whitman

(In Whitman, Foglie d’erba, Garzanti, 2016, traduzione di Roberto Mussapi)

 

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