Anna Camaiti Hostert
Trumpiana

L’America in ostaggio

Il Muro con il Messico, lo shutdown, il continuo ricorso alla violenza verbale e alla protervia politica: la realtà comincia a smentire il presidente Usa. E la sua popolarità inizia a scendere. Con questo articolo prende avvio una rubrica sulle assurdità di Trump

Chi la fa l’aspetti. Almeno ogni tanto. E Trump ne ha fatte e ne sta facendo tante. Non ascolta nessuno, non legge i rapporti dell’intelligence, non presta attenzione ai pericoli sottolineati da suoi servizi e fa di testa sua. Rivendica successi anche dove non ci sono., come nel caso della Corea del nord. Compie mosse avventate, annunciando il ritiro immediato dall’Afghanistan dopo 18 anni di permanenza siglando un accordo con gli antichi nemici, i pericolosi e misogini talebani. Dichiara sconfitto l’Isis nonostante la smentita di Gina Haspel, capo della CIA. Cancella passi storici compiuti recentemente dagli Stati Uniti a cominciare dallo smantellamento l’accordo con l’Iran e quello con la Russia per le armi nucleari addirittura siglato da Reagan e infine chiude i rapporti con Cuba faticosamente aperti dopo decenni di gelo da Obama.

Il tempo mi darà ragione” ha commentato. E ha continuato dicendo di non avere guardato le 32 pagine sulla valutazione delle minacce mondiali che i servizi hanno rilasciato lo scorso martedì e si è dichiarato molto seccato dalla copertura mediatica: “Non leggo i rapporti dei servizi. Quando li leggi sono molto diversi da quello che si sente nelle news. Non saremo più una guida dietro le quinte. Questa è quanto. Ho un grande rispetto per molta gente, ma non sono sempre d’accordo con tutti. Va bene?” ha detto Trump riferendosi ai capi dell’intelligence. Questo atteggiamento arrogante fino a ora ha sempre pagato. Il presidente sembra uscirne sempre indenne anche quando, come in questo caso, mette in pericolo la comunità globale. Eccetto qualche volta quando la realtà gli viene sbattuta in faccia. Suo malgrado.

La sua strategia? Getta il sasso e nasconde la mano. E quando i fatti lo contraddicono o lo mettono alle strette, perché non corrispondono alle sue parole, cambia idea. Vira di 360 gradi e dà la colpa del degenerare della situazione a qualcun altro. Come ha fatto con lo shutdown del governo, imposto come rappresaglia di fronte all’opposizione dei democratici alla costruzione del muro con il Messico. Si disse inizialmente pronto a prendersi la responsabilità di tenere gli impiegati governativi senza stipendio, salvo poi, quando la misura è divenuta effettiva e si è reso conto che era davvero invisa, accusare i democratici. Pensando di farla franca. Questa volta però non ha funzionato: i sondaggi elettorali lo penalizzano per una scelta che è solo sua. Il fatto di tenere comportamenti contraddittori rispetto alla sua crociata contro gli immigrati sembra cominciare a renderlo impopolare.

Circa un mese fa scoppiò sul New York Times lo scandalo dell’immigrata illegale guatemalteca Victorina Morales che era stata assunta e lavorava per il club di golf di Trump a Bedminster in New Jersey. La donna che è stata licenziata e adesso probabilmente dovrà affrontare la deportazione, era venuta illegalmente negli States nel 1999 e non aveva avuto nessun problema ad essere impiegata nel 2013 dall’organizzazione di Trump, pur senza essere in regola. I manager del club, ovviamente con il beneplacito di Trump, l’avevano aiutata a falsificare i documenti necessari per l’assunzione. La ragione per cui la donna si è decisa finalmente a parlare sono stati gli abusi sul lavoro del suo capo e un ambiente più ostile dopo l’elezione di Trump. Così Morales è uscita allo scoperto pubblicamente anche se era cosciente che le conseguenze sarebbero state pesanti. La cosa assurda di tutto ciò è che Trump fin dalla sua campagna elettorale ha fatto dell’immigrazione clandestina un cavallo di battaglia della sua strategia politica. Vuole bloccarla proprio costruendo un muro al confine con il Messico. Decisone prioritaria; tanto che per fare questo tiene in ostaggio il paese. Ma allo stesso tempo nelle sue società, come ha affermato Victorina Morales, impiega in abbondanza personale non in regola, proveniente principalmente dall’America latina. È per questo che martedì scorso Morales con altri lavoratori immigrati, si è incontrata a Capitol Hill con i legislatori per promuovere un‘indagine sulle pratiche di assunzione dell’organizzazione di Trump e per invocare protezione contro la deportazione. La situazione pare essere grave se il deputato democratico dell’Arizona, Raul Grijalva, sta raccogliendo le firme per chiedere all’ FBI di aprire un’investigazione su larga scala. “Il numero di immigrati che affermano di essere stati assunti illegalmente dall’organizzazione di Trump al club di golf di Bedminster è cresciuto e ammonta ormai a più di venti persone – ha detto –. Una cosa che fa parlare di attività criminali, di numerose violazioni delle leggi sul lavoro inclusa quella di associazione a delinquere, di falsificazione di documenti e di costrizione a forme di lavoro sotto coercizione”.

Sembra che il presidente ignori ogni vincolo legislativo e che per lui valga lo stesso principio del marchese del Grillo: “Io sono io e voi non siete un cazzo…!” Le regole ci sono ma non per lui che, come disse una volta durante la campagna elettorale del 2016, potrebbe uccidere qualcuno nella Quinta strada e farla franca. Però qualche volta anche la sua tracotanza viene sfidata.

Infatti è di qualche giorno fa l’invito da parte della deputata democratica Bonnie Watson Coleman, eletta nel distretto dove ha sede il club di Trump, a Vincentina Morales per essere presente al discorso dell’Unione che il presidente terrà martedì prossimo di fronte al Congresso. “Spero che in questo discorso dell’Unione – ha affermato mercoledì scorso la deputata – Donald Trump finalmente si trovi di fronte a una faccia reale che sta a rappresentare tanti emigrati in questo paese: donne e bambini che scappano dalla violenza, cittadini che rispettano le leggi, che pagano le tasse e che farebbero qualsiasi cosa per essere americani. E per questo – continua Watson Coleman – ho invitato Victorina, così la può guardare negli occhi e continuare a dire le sue bugie di fronte a una faccia a lui nota”.

Di solito, gli ospiti del discorso dell’Unione invitati dal presidente hanno lo scopo preciso di sottolineare alcuni temi fondamentali delle sue parole. E anche quelli dell’opposizione che ha diritto di replica hanno un preciso riferimento ai temi politici più caldi. Nel 2016 il presidente Obama aveva invitato uno dei “dreamer”, un immigrato illegale portato bambino negli States che aveva servito nell’esercito americano. E aveva lasciato una sedia vuota per onorare le vittime della violenza delle armi. L’anno scorso Il presidente Trump aveva tra gli ospiti i beneficiari dei tagli delle tasse da lui voluti e le famiglie delle vittime uccise da immigrati illegali, mentre i democratici avevano invitato personalità danneggiate dalle nuove politiche di immigrazione, ma senza un riferimento preciso e personale al presidente come in questo caso. E avevano invitato provocatoriamente anche le rappresentanti del movimento #MeToo. Seppure il comportamento misogino di Trump autorizzava a pensare che ci sarebbero potute essere frizioni, cosi non fu.

In questo caso però è molto probabile che il presidente tocchi il tema dell’emigrazione, proprio per accelerare la costruzione del muro, cercando tuttavia di esorcizzare o ancor meglio di rendere trasparente la presenza della sua dipendente in aula. Starà tuttavia ai democratici sollevare il problema portato alla luce da Victorina Morales, evidenziando le contraddizioni che Trump incarna e costringerlo a dare spiegazioni. Questo discorso dell’Unione si annuncia dunque già dalla sua configurazione come conflittuale. Sarà interessante vedere come Trump reagisce nei confronti di una vittima non solo a lui nota, ma che, in barba alle leggi e alle sue stesse affermazioni, egli stesso ha creato e di cui si è servito per i propri interessi.

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