Tina Pane
A proposito di «Inquilina di una stella»

Schwarz nel cosmo

«Come vorrei di nuovo rientrare/ In un granello di polvere/ Tremolante sotto uno straccio ai margini della terra!»: alla scoperta della poesia di Elena Schwarz guidati da un saggio di Giulia Gigante

Perché difendere la poesia? Perché è una delle più fragili forme di bellezza, perché è un linguaggio alternativo alla volgarità e alla fretta, perché i testi scolastici sono diventati così pedanti da farla odiare agli studenti. Forse per queste, forse per altre motivazioni, è successo che la presentazione di un libro di nicchia, dedicato alla poetessa russa Elena Schwarz, si sia trasformata in una serata affollata e originale.

L’evento è avvenuto alla Libreria Iocisto di Napoli, dove sabato scorso è stato presentato Inquilina di una stella. “Note a margine della poesia di Elena Schwarz” di Giulia Gigante, Lithos Editore, Roma 2018, € 12,00. L’autrice, in compagnia del poeta Costanzo Ioni e dello scrittore russo Alexandre Urussov, ha raccontato a un pubblico numeroso la vita e le opere di Elena Schwarz. Alcune poesie sono state lette in russo e in italiano, mentre altre due liriche sono state messe in musica e proposte al pubblico dalla soprano Valeria Esposito accompagnata dal maestro Antonio Grande alla chitarra.

Elena Schwarz era nata a Leningrado nel 1948 e, pur avendo iniziato prestissimo a scrivere, dovette aspettare il 1989 per veder pubblicare in Russia la sua prima raccolta, che andò esaurita in poche ore. Le sue poesie erano in realtà già molto note negli ambienti underground della sua città grazie a incontri in case, atelier e altri locali alternativi, nonché naturalmente grazie all’autopubblicazione tramite il samizdat, che nell’allora Unione Sovietica era uno dei pochi mezzi per far circolare clandestinamente le voci e le opinioni dei dissidenti.

Cresciuta in un ambiente teatrale, poliglotta e traduttrice di poeti e autori stranieri, la Schwarz ha messo sempre al centro della sua poetica il mistero dell’universo. Stare sotto al cielo, interrogarne le stelle come varco verso il mondo metafisico, chiedere loro un’illuminazione, una risposta alle domande esistenziali che tutti ci poniamo, sono i temi che attraversano la sua poesia. «In un mondo spesso percepito come chiuso, soffocante – scrive Giulia Gigante nella sua introduzione – la stella appare come l’estremo rifugio, rappresenta un’ancora di salvezza, la possibilità di fuggire in un’altra dimensione».

La Schwarz, che non fu mai apertamente perseguitata dal regime perché i temi politici sono poco presenti nella sua poesia, scrisse sempre in bilico tra mondo reale e immaginario, parlando di umanità e di natura, di cose materiali e immateriali. La poesia, lei diceva, deve essere come una capanna nella taiga, un luogo riparato e semplice dove trovare l’essenziale per sopravvivere: i fiammiferi, il pane, il sale, un’ascia e un pozzo accanto.

Eppure il suo linguaggio denso e complesso fa pensare a una sacerdotessa visionaria, che riempie del contrasto di luce e ombra, di vita e morte i suoi versi. A volte enigmatici, a volte estremamente chiari, questi versi tendono a proporre quella dimensione esistenziale di domande e interrogativi che accumuna gli esseri umani in una unica vibrazione: quella che alterna visione e avventura, sogno e veglia, razionalità e immaginazione nel flusso perenne della vita.

Mentre per il pubblico la serata si è conclusa con un brindisi a base di vodka e zakuski (tartine), l’articolo termina offrendo ai lettori una poesia senza titolo che, insieme alle altre pubblicate nel libro, è per la prima volta tradotta ed edita in italiano.

Svegliatami nel cuore della notte
Con la mia camicia logora e malandata
Per un attimo – per un lungo attimo –
Mi sono confusa con l’Universo.

A una distanza remota, sulle dita dei piedi,
C’erano i fuochi di Sant’Elmo, le comete.
Le ossa si sbriciolavano sulla Via Lattea
In frammenti minuti e luminosi.

L’occhio sinistro come una greve Luna
Palpitando colava verso il cielo,
E il destro, già in alto, lontano,
Sbatteva dolorosamente contro Giove.

Trabocco come il latte,
La mente si moltiplica,
In un fuoco freddo il globo della testa
Dondola sopra un buco nero.

È spuntato qualcosa di superfluo: ali, zoccoli, corna?
Un tic scuote il cocuzzolo della testa.
Ora sono un geroglifico vivente
Di galassie in precipitosa fuga.

Presto, presto tornare nei propri confini!
Soffocherò nella polvere di stelle.
Come vorrei di nuovo rientrare
In un granello di polvere
Tremolante sotto uno straccio ai margini della terra!

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