Sandro Dieli
Parole e ombre\20

Un cuore inciso

"Maurizio era impaurito dalle donne e le guardava sempre con occhi di sfida. Aveva perciò adottato una semplice forma di difesa: aspettava che si voltassero per scrutarne i sederi"

Paolo e Maurizio non si conoscevano e mai avrebbero immaginato il loro incontro nelle condizioni in cui si svolse realmente. Paolo e Maurizio camminavano, inciampavano sui loro corpi e si avviavano verso l’incontro che avrebbe deciso il futuro.

Paolo amava gli occhi delle donne. Aveva imparato a cogliere le infinite sfumature di densità con cui le ragazze si guardavano intorno, diversità che segnavano destini e passioni addolorate, tremori e fiati interrotti, vita o morte. Vita o morte, così gli sembrava. Perché gli occhi delle donne erano pozzi in cui tanti suoi amici si erano lanciati a braccia aperte, volando e planando sul fondo melmoso. Alcuni erano stati restituiti alla luce del sole, altri avevano incautamente offerto tutto il loro peso alla superficie fangosa che li aveva inghiottiti per sempre. Sugli occhi delle donne bisogna camminare leggeri.

Paolo conobbe Maria ad una festa, in una notte senza luna. Sulla spiaggia non si vedeva nulla e Paolo si affidò ai suoni, alle parole lanciate da Maria assieme all’alito, come sassolini che colpiscono l’acqua in un apatico giorno estivo. Tutto accadde senza pensarci, nel buio della sera, ad occhi chiusi. Si bacia ad occhi chiusi, gustando l’alito e i sospiri che lo sostengono.
La vide il giorno dopo. Passeggiarono sul lungomare, quasi senza sfiorarsi. Paolo si domandava a chi somigliasse quella ragazza che gli camminava accanto. Possedeva il vuoto dell’estranea e la pienezza della persona conosciuta da sempre. Dopo un po’ le mani si afferrarono e non osarono spostarsi da quella stretta, come se questo potesse arrecare all’altro un disturbo insopportabile. Lì vicino vi era una fila di macchine posteggiate. Quasi tutti i musi delle auto erano rivolti verso il centro della strada stracolma di gente estiva, i finestrini aperti all’aria e al mondo. Nell’abitacolo occhi affamati di ragazzi che scrutano le donne, ridono e fumano. Solo alcune auto avevano il muso verso il mare, contenevano coppie di ragazzi che giocavano all’amore, occhi appagati che galleggiano sull’orizzonte. Il mare è pieno di ricordi, appartiene al passato e al futuro degli amanti. Tutti gli altri ragazzi fumano febbricitanti dentro le auto, mangiano le donne che passeggiano in gruppo e da cui vorrebbero baci e abbracci. Con le quali vorrebbero guardare il mare. Paolo e Maria si fermarono e lasciarono alle loro spalle il flusso di persone che vociavano, scavalcarono il muretto per sedersi sugli scogli, assumendo la prospettiva degli amanti, quella dove il mare è passato e futuro. Paolo si accorse allora che gli occhi di Maria somigliavano a quelli di sua madre. Sulla superficie di quei pozzi immateriali si riflettevano passato e futuro, metallo prezioso fuso, colore del mare. Paolo raccolse un legno dilavato ed estrasse un coltellino dalla tasca per incidere la parola “amore”.

Maurizio fumava a boccate profonde infiammando la cenere. Era seduto su un motorino di un amico col quale rideva sguaiatamente. I due cercavano di attaccare bottone con le ragazze che passeggiavano in gruppo, pur sapendo che mai avrebbero risposto ai loro inviti. Queste si stringevano tra loro come il mantice di una fisarmonica e lanciavano stridii appoggiandosi l’una all’altra. Maurizio le vedeva allontanarsi mentre si allargavano inalando l’aria della sera, una di loro a sbirciare dietro, con i sederi buffi e oscillanti. Da alcuni giorni i due amici avevano dovuto fare a meno della rassicurante protezione della macchina di Antonio. Adesso era posteggiata con il muso verso il mare e Antonio baciava Lucia. Maurizio li scorgeva appena nella penombra dell’auto e si sentiva tradito. Prendeva allora un’altra sigaretta attaccandosi alla bottiglia di birra che si svuotava in fretta, proprio come il suo cuore. Sarebbe bastato poco per sentirsi vivo. Sarebbe bastata una ragazza accanto a lui, una qualsiasi. C’era solo l’amico che gli ammiccava guardando una comitiva di ragazze. Allargava la bocca con intenzione e rideva sguaiato per buttare allo scirocco i pensieri cattivi.

Paolo voleva fare il militare e diventare ufficiale. Il padre aveva un piccolo negozio di ferramenta e non si poteva capacitare di questo desiderio del figlio. Dopo il diploma avrebbe potuto lavorare con lui e si sarebbe assicurato un avvenire. Paolo gli aveva urlato in faccia che non gliene fregava nulla del negozio e il padre lo aveva schiaffeggiato. Da quel giorno non si erano parlati più e si guardavano con gli occhi cattivi di chi si odia.
Paolo stava raccontando a Maria che voleva diventare ufficiale e notò negli occhi della ragazza un guizzo di orgoglio, come se lei potesse già vedersi sposata e ammirata. Gli occhi delle donne determinano il destino degli uomini, pensò Paolo. La baciò con passione e volle sentire la consistenza della pelle, per tenerne poi la memoria quanto più a lungo possibile. Il calore della moglie di un soldato. Maria si vide proiettata in un futuro luminosissimo, tanto da apparire sbiadito e privo di contorni. Era Paolo quella figura sfavillante che le sfiorava il viso? Decise di sì e riaprì gli occhi per confermare la consistenza del suo amante. Paolo la guardò da quella piccola distanza e suggellò il patto secondo cui entrambi avrebbero riempito lo spessore dei sogni. Gli occhi di Maria somigliarono ancora di più, se questo fosse stato possibile, a quelli della madre e nell’abbraccio si sentì protetto, un soldato al ritorno dalla guerra.

Maurizio era impaurito dalle donne e le guardava sempre con occhi di sfida. Aveva perciò adottato una semplice forma di difesa: aspettava che si voltassero per scrutarne i sederi. Maurizio  si sentiva solo. Si incamminò sul lungomare senza una meta precisa. Maurizio odiava la felicità altrui, odiava quell’estate così vuota, odiava i gelati, odiava Antonio e la sua ragazza. Aveva lo stesso sguardo di sfida che riservava alle donne, ma stavolta era una sfida alla vita. Erano occhi con la morte dentro.

Paolo avrebbe fatto qualsiasi cosa per Maria, la moglie del soldato. I mille baci in riva al mare le avevano asciugato la bocca e adesso aveva sete. Paolo l’aiutò ad alzarsi dagli scogli puntuti che avevano lasciato dei piccoli segni sui pantaloni fiorati. Avrebbero potuto scavalcare subito il muretto, ma decisero di camminare alcuni metri sugli scogli che misero a rischio l’equilibrio. Se avessero deciso di saltare subito il muretto, il destino sarebbe scivolato accanto senza colpirli, tutto sarebbe stato diverso. Ma non potevano fare altrimenti, gli scogli erano un piccolo sentiero di guerra, una di quelle prove da cui si esce uniti.
Fu un piccolo ritardo che permise a Maurizio di raggiungere la coppia proprio mentre, sorridente, conquistava il marciapiede. La sua passeggiata senza meta s’interruppe davanti ai due ragazzi che sembravano volergli ricordare quanto ingiusta fosse la vita con lui. Maurizio li sentì nemici e li osservò con lo stesso sguardo di sfida che riservava alle donne. Paolo vide quegli occhi sconosciuti e forse vi riconobbe qualcosa. Gli occhi del padre? Maurizio dovette percorrere un piccolo semicerchio per evitare la coppia e venne attratto dai fiori stampati sui pantaloni di Maria. La sfida si trasformò in un ghigno. Paolo pensò che difendere Maria da quello sguardo fosse come difendere tutte le donne del mondo. Maurizio vide in Maria tutte le donne innamorate di altri uomini, tutte le donne che lo avevano lasciato solo e col cuore in pezzi. Poi volle vedere quale uomo gli avesse rubato l’amore, e lanciò un lungo sguardo di sfida a Paolo. Fu un solo gesto. Il soldato brandì il coltellino con cui aveva inciso la parola “amore” sul legno dilavato dal mare e per lo stesso amore che provava per Maria, colpì al cuore Maurizio. Gli tolse la sfida dagli occhi e lo lasciò cadere sul marciapiede. Riprese a camminare e portò la ragazza al bar perché potesse dissetarsi.

Sandro Dieli, attore, scrittore, regista. Dal 2012 è il direttore artistico del progetto internazionale Teatro d’Appartamento tra la Spagna e l’Italia, dirigendo tra gli altri “Delirio a due” e “Yerma”. Attore, mimo, regista, autore, ha studiato con Marcel Marceau, Anne Dennis (assistente di Etienne Decroux), Lindsay Kemp e Michele Perriera. Ha lavorato con Peter Greenaway in 100 objects to represent the world e con Robert Wilson in TSE e Persefone. Ha partecipato come attore, tra gli altri, ai film: The Palermo shooting (Wenders), Empire (K. Manners), Secret Passage (A. Kenovic). Ha partecipato alle serie televisive Incantesimo, La squadra, La baronessa di Carini. Co-sceneggiatore e coach del film La Terramadre (N. La Marca, Berlinale 2008). Tra le su regie: LSU, Happy ending, La Casa di Bernarda Alba, Perbacco, Lungo le arterie del mondo, Molo Nord, Le Metamorfosi; ha scritto e diretto lo spettacolo …Opere ed omissioni. Regista dell’opera Il tenace soldatino di stagno di M. Biondolillo prod. Orchestra Sinfonica Siciliana (2018). Ha pubblicato i romanzi Civico numero 27 (Glifo Edizioni), Lillo, Lollo e la Malafemmina (Giulio Perrone Editore), la raccolta di racconti Lungo le Arterie del Mondo e il racconto Gas di scarico.

Martino Pirella. Sono nato a Mantova più o meno mentre i Beatles pubblicavano il loro primo disco a 45 giri e Sean Connery interpretava il suo primo James Bond. All’età di otto anni ho ricevuto la mia prima macchina fotografica, una Diana F, che è tornata di moda negli ultimi anni. Verso i quindici anni, con i primi risparmi, mi sono comprato una Zenith russa, solida ed economica. Poi, verso i diciotto, emozionato, riuscii a comprare una Pentax ME, che mi sembrava di non aver mai avuto una cosa così bella. Ma gli anni dell’Università a Venezia, prima, e del lavoro matto disperatissimo a Milano, poi, mi tolsero, almeno temporaneamente, ogni velleità artistica. Oggi, finalmente, riesco a conciliare impegni lavorativi e passioni creative, che spaziano dalla fotografia alla grafica, al disegno, alla musica, lo spettacolo, la scrittura, la cucina. Ho esposto le mie fotografie alla TAG Tevere Art Gallery di Roma e ho partecipato, negli ultimi due anni, al Festival “Voies Off” di Arles.

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