Paolo Petroni
Al Macro di Roma

Risotto teatrale

“Risotto”, lo spettacolo cult di Amedeo Fago, ha festeggiato i suoi primi quarant'anni di successi con una replica speciale. Sempre mescolando vita privata, vita pubblica e buona cucina

Lo scorso venerdì 14 dicembre 2018 lo spettacolo Risotto di e con Amedeo Fago, anche regista, e Fabrizio Beggiato, dopo essere stato ripreso più e più volte e aver girato tutta Europa da San Pietroburgo a Barcellona, da Parigi a Monaco e essere diventato un piccolo classico del teatro sperimentale italiano, ha festeggiato i propri 40 anni con una replica speciale nella sala cinema del Macro di via Nizza. Aveva infatti debuttato il 14 dicembre 1978 al teatro Politecnico di Roma, dove era risuonata per la prima volta la frase ricorrente «L’essenziale è fare un risotto buono», mentre in scena si preparava e cuoceva con attenzione e cura appunto un risotto, tra i ricordi di una lunga amicizia, passando dal mondo del liceo anni ’50 ai caldi anni ’70, poi a Berlusconi e allo spaesamento odierno, ma solo come accenni dello scorrere del tempo e delle vite dei due protagonisti autori-attori.

Al Macro, una platea assolutamente piena di pubblico, tra cui si riconoscevano amici e testimoni del percorso di Risotto dalla nascita in poi, ha trasformato tutto, dopo i calorosissimi applausi, in una festa con anche un brindisi collettivo. L’originalità di questo lavoro, in cui vengono sollecitati i cinque sensi, dalla vista all’olfatto, dall’udito al gusto, grazie all’universalità dei sentimenti e temi e lo sguardo ironico verso se stessi, per terminare con il contatto fisico di un piatto e di una forchetta e un cibo profumato e fumante, sono elementi di naturale coinvolgimento per pubblici anche molto diversi per età e per cultura, ricordando che l’espediente delle voci registrate ha permesso il doppiaggio dello spettacolo in qualsiasi lingua.

Risotto è la storia di un’amicizia, rivisitata con ironia, raccontata con l’espediente narrativo delle voci registrate, fuori campo, che scandiscono temi e momenti quotidiani che il pubblico vive anche come propri e, nel procedere degli anni e degli accadimenti, il richiamo è appunto a una propria coerenza e, principalmente per se stessi, a un far bene le cose, di cui il risotto è l’esempio e lo strumento, a cottura ultimata, per un momento conviviale e di incontro tra palcoscenico e platea, tra protagonisti e pubblico. È un percorso personale che si vuole condividere, non essendo appunto una chiusura nel privato, ma la ricerca, riscoperta e difesa di un valore, di certi valori specie in momenti in cui la confusione storica e il degrado culturale sembrano incalzare. Sul filo del teatro autobiografico di Fago da Auto-ritratt-azione a Pouilles, rievocando un passato remoto e prossimo, si discorre di barbieri e di dentisti, di matrimoni e di separazioni, di cene e vacanze, di politica e di sedute dallo psicoanalista, cronache minime di fatti e di ideologie, sino a un finale assurdo e comico, come un rinnegare tutto. E intanto il risotto cuoce e un po’ alla volta diventa simbolo di un rapporto di identificazione con la descrizione, in diretta, dell’arte di cucinarlo, sino a un finale assurdo e comico, come un rinnegare tutto.

Per altre notizie e informazioni su questi 40 anni: http://www.risottotheshow.com

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