Raffaella Resch
Donne e Futurismo /7

La meteora Brunas

Delle opere di Bruna Pestagalli Somenzi la quasi totalità è irreperibile. Pure il suo spazio d’azione, benché poco considerato dagli studiosi, è ampio e significativo. Il suo «intuito veloce e la finezza letteraria» erano qualità molto apprezzate da Marinetti

Presenza fantasmatica nel gruppo delle donne, la parabola della sua attività prende luce solo nel periodo in cui lavora come futurista, documentato dalle riviste, mostre e attività a cui prese parte. La quasi totalità delle sue opere non è reperibile. Ciononostante, il profilo di Brunas (Bruna Pestagalli Somenzi. Buenos Aires 1905 – Milano, 1982) è ampio e indipendente, con un raggio d’azione che spazia dalla scrittura, alla pittura, alle arti applicate. Di lei le biografie non riportavano né date né luoghi di nascita e morte, che invece in occasione della mostra di Nuoro sono state “ripescate” nel web, dove aleggiavano senza che nessun algoritmo o studioso le prendesse in considerazione. Un sito storico ci ha permesso questo semplice riscontro, che restituisce all’artista i suoi connotati anagrafici.

Nata in Argentina da famiglia di origine italiana, di cui un ramo ha ascendenze nobiliari – secondo l’Enciclopedia delle famiglie lombarde della Società Storica Lombarda – arriva in Italia in data imprecisata. Ma dal 1922 si sa che è a Milano e che dal 1924 è sposata con il futurista Mino Somenzi, fondatore del giornale Futurismo e firmatario del Manifesto dell’aeropittura del 1931 (alla cui stesura forse anch’ella partecipa). Dalla seconda metà degli anni Venti è a Roma dove prende parte alla maggior parte degli eventi futuristi, col nome d’arte Brunas, derivato per corrispondenza dallo psuednimo con cui si firmava il marito, Minos (formato dal nome di battesimo con l’aggiunta dell’iniziale del cognome). A Roma dunque partecipa alla I Mostra di Aeropittura nel 1931 (con la tarsia di panno Idrocorsa, nella Camerata degli Artisti) e alla I Mostra Nazionale d’Arte Futurista del 1933 (esponendo arazzi e ceramiche). Realizza ceramiche prodotte dalla Manifattura G. Mazzotti di Albisola Marina. Nel 1934 realizza le tende per i finestroni della Sala Riunioni del Palazzo delle Poste di Palermo, in tarsia di panno. La sua abilità nel lavorare con i tessuti, come l’organza e la seta nella tarsia Twilight, è molto ben documentata dalle foto d’epoca del Palazzo palermitano di Angiolo Mazzoni.

Nel 1932 e 1933 collabora a Futurismo come curatrice della rubrica Aeropostale futurista, dove venivano tenute le comunicazioni tra i vari giovani esponenti del futurismo nelle zone di provincia. Di lei Marinetti elogia «l’intuito veloce e la finezza letteraria» con cui dà voce ai giovani letterati. Uno stralcio di una sua poesia offre uno spaccato della spregiudicatezza con cui l’autrice affronta alcuni tòpoi del futurismo:

Due-tre-sei riflettori aguzzi affilano le loro lame potenti

Per iniziare l’ardita battaglia.

Vogliono conquistare le stelle!

….

Giro tondo attorno alla più bella che occhieggia indecisa.

IO LA CONQUISTERÒ. Io che mi assottiglio –

Mi allungo – Io la trafiggerò col mio bacio di fuoco!

HO VINTO – Vedi? – Ho inchiodato la mia bella nel suo letto

Di seta azzurro cupo dove

Langue dal desiderio di essere fecondata dalla mia virilità

Separatasi dal marito, dal 1940 non si hanno più notizie del suo lavoro. Risposatasi, muore a Milano nel 1982.

(Nell’immagine vicino al titolo un’opera di Brunas, “Crepuscolo”, 1932, tarsia di organza e fili di seta)

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