Raffaella Resch
Donne e Futurismo /5

Un Nobel per Barbara

Olga Biglieri, l’aeropittrice e aviatrice futurista che nel 1935 adottò il suo nome d’arte, fu candidata al prestigioso premio per la pace nel 2000. Abilissima nel volo a vela, fu studiata e celebrata fino alla vigilia della morte nel 2002

Che una aeropittrice futurista tra le più famose venga candidata al Nobel per la pace nel 2000, è una dimostrazione – forse paradossale – della libertà di pensiero professata dalle donne all’interno di un movimento che glorificava la guerra quale sola igiene del mondo. Le passioni di Olga Biglieri (Mortara, 15 marzo 1915 – Roma, 10 gennaio 2002) per la pittura e il volo sono precoci e parallele, e la loro fusione all’interno del futurismo troverà un esito quasi ovvio, anche per la naturalezza con cui viene arruolata da Marinetti.

Nata nel cuore della Lomellina, nell’estate del 1926 Olga si trasferisce con la famiglia a Novara e, avendo già dimostrato interesse per il disegno, incomincia a prendere lezioni dal Maestro Rinaldo Lampugnani. Di nascosto dal padre, si iscrive al I° corso di volo a vela all’Aereoclub di Cameri (in provincia di Novara) conseguendo prima il brevetto di pilota nel 1933 e, dopo, il brevetto per gli aerei a motore. Un paio di anni più tardi, Olga, che nel frattempo frequenta anche i corsi all’Accademia di Brera di Milano, incomincia a dipingere quelle sue “sensazioni di volo” che solo da pilota può provare, e che descrive come felicità suprema di fondersi col vento: «quando ero su nel cielo, non avevo più un corpo, ero uno spirito». Il volo a vela è di gran lunga preferibile per lei rispetto al volo a motore, ma è decisamente più pericoloso e richiede una grandissima abilità: «Significava avere un coraggio da suicidio. Non c’è carlinga e il seggiolino al quale sei legata è attaccato alle ali. Non ti metti niente in testa tanto se cadi ti ammazzi comunque. In mezzo alle gambe hai la cloche e dietro, in fondo, come timone c’è un pezzo di legno da muovere quando si vuole girare; ma bisogna fare attenzione perché se il movimento è troppo forte sei già morta; si deve calcolare a millimetri, sentendo l’aria».

Entra in contatto con il gruppo futurista a Verona nel 1935 (anno del dipinto Città che ruota) e dall’anno successivo, come molte futuriste, assume il nome d’arte di Barbara, legalizzando la sua volontà con un atto notorio. Nel 1935, in occasione di un’infuocata serata futurista tenutasi al Teatro Coccia di Novara, rimane colpita dalle composizioni “parolibere” di un giovane poeta, Ignazio Scurto, che nel 1939 diventerà suo marito. L’incontro con Marinetti avviene casualmente nel 1938, propiziato dal quadro Vomito dall’aereo, che il fondatore del movimento vede nella vetrina del corniciaio di Brera dove Barbara l’aveva portato a sistemare. Marinetti la riempie di elogi e la convince a partecipare alla Biennale di Venezia di quell’anno (dove espone L’aeroporto abbranca l’aeroplano).

Da “aeropittrice-aviatricefuturista”, Barbara inaugura al Broletto di Novara la sua prima mostra personale il 30 marzo del 1938. Nel 1939 partecipa alla III Quadriennale di Roma con tre tele tra le quali spicca per dimensioni e intensità cromatica L’aeropittura di città. Sarà ancora alla Biennale di Venezia nel 1940 e nel 1941; nel 1940 espone alla Mostra d’Oltremare a Napoli parecchi quadri, poi andati distrutti. L’inizio della guerra segna la disillusione di Barbara e il suo graduale distacco dal futurismo: Scurto parte per il fronte e vi ritorna stanco e malato. Abbandona anche il volo. L’ultimo quadro (Battaglia aerea) è ancora una aeropittura, ma segnata tragicamente dalla sconfitta: un velivolo colpito precipita vertiginosamente lungo lo sviluppo verticale del quadro. Dopo la guerra, Barbara collabora con varie testate giornalistiche, fonda un’agenzia di stampa e lavora nel campo della moda, per riavvicinarsi alla pittura dopo la metà degli anni 60. Negli anni 80 diverse studiose si occupano della sua opera: Lea Vergine la include in L’altra metà dell’avanguardia di Milano nel 1980; Claudia Salaris organizza una sua personale a Bologna nel 1983; Rossana Bossaglia nel 1985 a Pavia. Ultima celebrazione prima della sua morte è la grande mostra antologica al Tempio di Adriano, a Roma nel 2001.

Nelle immagini: Barbara-Olga Biglieri e due sue opere: un’aeropittura del 1938 e “Battaglia aerea” del 1942

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