Giuseppe Grattacaso
L'Italia di Salvini e Di Maio

Goliardi d’Italia

Eravamo un popolo di navigatori e trasmigratori, siamo diventati un popolo di burloni che sparano al prossimo per pura goliardia. Radiografia di un cambiamento. Di lotta e di governo

Siamo un popolo che ama scherzare. Un popolo di goliardi. L’italica peculiarità, molto in voga negli ultimi tempi, andrebbe aggiunta al noto elenco autocelebrativo, un selfie della razza di mussoliniana memoria, che campeggia in cima al Palazzo della Civiltà Italiana, nel quartiere romano dell’Eur. Siamo «un popolo di poeti», come si sa: tantissimi, forse troppi, votati più all’enfasi declamatoria che alla lettura, ma tanto è. E poi abbondiamo «di eroi, di santi, di pensatori», ma anche, a conclusione dell’inventario che il Duce ebbe a pronunciare in un discorso dell’ottobre del 1935, «di navigatori e di trasmigratori». Mussolini proferì con enfasi la frase, poi immortalata nel cielo dell’Eur, per difendere le proprie scelte contro la condanna delle Nazioni Unite a seguito dell’invasione dell’Abissinia (la storia non cambia quando si parla di organismi sovranazionali: sono sempre le loro regole a mettere i bastoni tra le nostre ruote).

Se come navigatori siamo diventati di corta memoria almeno per quanto riguarda le leggi del mare e il codice della navigazione, il termine trasmigratori (che sono coloro che partecipano ad una “migrazione in massa di persone”) lo abbiamo del tutto cancellato. Anche migrante ci piace poco: come ebbe a dire l’immaginifico Salvini più o meno tre anni fa, in maglietta a maniche corte con sovrastampato un cartello stradale con scritta “Ruspe in azione”, «è un vocabolo nuovo inventato dalla Boldrini, sono clandestini, il migrante è un gerundio», con qualche evidente incertezza sulla coniugazione dei verbi, che possiamo giustificare in quanto l’audace politico non era ancora ministro.

“Trasmigratori” eravamo per Mussolini in quanto avviati a migliorare le sorti di ogni “faccetta nera” presente sul suolo abissino, ma anche, con minor gloria, perché una quindicina di milioni di italiani, solo qualche decennio prima, erano trasmigrati, quella sì una vera emergenza, verso gli Stati Uniti e in parte verso l’America del Sud. Anche questa è una storia dimenticata, anzi in verità rimossa fin da subito.

Qualche problema con le faccette nere deve essere rimasto nel nostro dna, se negli ultimi tempi qualcuna di queste facce è diventata bersaglio dell’azione dimostrativa di qualche goliardo. È il caso di Daisy Osakue, nazionale e primatista italiana under 23 di lancio del disco, colpita in un occhio da un uovo lanciato (evidentemente con forza, evidentemente per far male) da uno scherzoso gruppo di giovani passanti. Pare che a Moncalieri, dove il fatto è avvenuto, i tre ventenni si fossero già prodotti nel divertente esercizio, colpendo senza distinzioni di sesso e di “razza”, per cui l’onnipresente Salvini, questa volta da ministro, si è affrettato a twittare che «i lanciatori di uova, non erano mossi da razzismo ma da stupidità», dimenticando un episodio che lo aveva visto protagonista qualche anno prima tra le fila dei lanciatori, cioè tra gli stupidi. Può chi si autoannovera nella falange degli stupidi dare dello stupido a chi si è macchiato della sua stessa colpa? Sì, se intanto è diventato ministro.

Sempre per puro divertimento, in quegli stessi giorni a Pistoia, due tredicenni sparavano con una pistola scacciacani contro un immigrato del Gambia al grido di «negro bastardo!». Subito identificati, si sono giustificati davanti alle forze dell’ordine, affermando (leggo dalle cronache di diversi giornali): «È stata una goliardata, non c’erano risvolti razzisti». Il futuro ministro non era in grado di distinguere un gerundio da un participio, mentre questi studenti delle scuole medie sanno perfettamente cosa significhi il termine “goliardata”. Evidentemente la giustificazione è stata ispirata e indotta, così come del resto l’idea di sparare a salve contro un “negro bastardo”. A quale bambino che non frequenta certe palestre di pensiero sui social e i discorsi degli adulti, ministri compresi, verrebbe in mente? Che ne sanno i ragazzini di atteggiamenti di fanatismo improntato al razzismo? Che ne sanno dei goliardi?

Il termine goliardo in effetti fa riferimento agli studenti universitari e alla spensieratezza, non priva di qualche trasgressione, che per qualche tempo ne caratterizzò le vite. Le goliardate, a detta del dizionario Treccani, possono essere delle azioni, imprese, discorsi o affermazioni «che hanno il carattere dell’improvvisazione, della leggerezza, della spacconata, e nello stesso tempo dell’audacia, dell’arditezza, della baldanza non conformistica tipiche dei goliardi».

A ben guardare il termine “goliardata” si associa perfettamente alle azioni o alle affermazioni di Salvini, almeno per quello che riguarda improvvisazione, leggerezza e spacconata, e forse anche per audacia e arditezza, che sono termini se non altro che richiamano a qualità del Ventennio, periodo caro sembrerebbe al ministro dell’Interno. Per esempio, Salvini spiega che vuole reintrodurre il servizio militare obbligatorio, perché mettendo delle foto su Instagram, si è reso conto che molti di quelli che lo insultano hanno 13, 14, 15 anni «e allora mi si conferma il fatto – ha detto in un comizio – che facciamo bene a studiare i costi, i modi e i tempi per valutare se, come e quando reintrodurre il servizio militare alcuni mesi e il servizio civile per i nostri ragazzi. Così almeno si impara un po’ di educazione che i genitori non sono in grado di insegnare». L’idea che non gli era venuta per la scacciacani di Pistoia, gli balena poi per i commenti dei ragazzini alle sue foto.

Salvini speriamo torni sui suoi passi dicendo «è una goliardata riuscita male, non c’è dietro nessun gesto politico», così come ha fatto il presidente della borgata di San Terenzo, a seguito delle vicende relative al recente Palio del Golfo a La Spezia. Un figurante su un carro, addobbato con fascia tricolore, viaggiava con il braccio destro alzato. Non c’è niente di meglio di uno scherzo con saluto romano, si sa.

Un anno fa, lo ricorderete, in uno stabilimento balneare di Chioggia erano esposte frasi e foto di Mussolini. Il gestore si giustificò dicendo che si trattava di “una goliardata”. Pochi mesi dopo la procura ha di fatto dato ragione all’uomo, che ha ottenuto dal gip l’archiviazione. Quei poster, secondo i magistrati, erano solo «stravaganze», non riconducibili all’esaltazione del fascismo.

La verità è che lo stesso linguaggio di alcuni politici in questi ultimi tempi ci ha abituato a ritenere dichiarazioni dotate di senso anche quelle affermazioni che solo qualche anno fa sarebbero apparse “spacconate” e “stravaganze” pur se dette tra amici all’interno di un bar. Il nostro Paese è veramente cambiato, Governo del Cambiamento o no, nel senso di una progressiva goliardizzazione. Si urlano le proprie banalità sorridendo. «I richiedenti asilo vogliono avere Sky»: la notizia partita da Vicenza e rilanciata dal sindaco Francesco Rucco, rimbalza sul web e arriva fino ai giornali. Il solito ministro dell’Interno twitta con l’altrettanto solita eleganza: «Se questi signori, ospitati a spese degli italiani, non si trovano a loro agio nel nostro Paese sono pregati di trovarsi un’altra sistemazione. Chi scappa dalla guerra non ha bisogno di Sky…». Naturalmente la notizia è falsa, ma che conta? È stata una goliardata.

Per questo in cima all’alto Palazzo della Civiltà Italiana, che svetta nel cielo dell’Eur, ci piacerebbe venisse aggiunta la parola “goliardi”. Un popolo di goliardi. Semmai al posto di “pensatori”, che un po’ stona.

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