Andrea Guermandi
A proposito di “Nella stanza di Anteo”

Anteo e il comunismo

Mauro Curati racconta un pezzo di storia italiana che torna indietro come in un vuoto di memoria: la guerra, gli amici, le torte, l'Emilia, il comunismo...

Divertente, scritto bene, lieve e profondo (a proposito di ossimori che incontreremo nella lettura), Nella stanza di Anteo di Mauro Curati (Pendragon, pagg. 255, 16 euro) è un romanzo che a me, personalmente, ma credo anche a molti altri, mancava. È bella la storia, fantasiosa fino ad un certo punto, è bello il lessico che mutua costruzioni linguistiche alla malattia del vecchio personaggio principale, che se ne sta a letto, capisce tutto ciò che avviene attorno ma non parla. In realtà parla, silenziosamente (altro ossimoro), non ricordando l’etimo esatto delle parole che vorrebbe pronunciare. Anteo nasconde un segreto che poi si rivelerà e che ha a che fare con una eredità che gli potrebbe arrivare dall’Uruguay. Non è, però, l’unico segreto: anche la vecchia governante Elisenda ne ha uno che conserverà per sempre: quello della torta brugnolata. Una sorta di tenerina col cuore morbido irriproducibile da altri che non fossero l’Eli, l’Elisenda. Irriproducibile davvero? Si scoprirà solo leggendo.

Il romanzo è tutto uno scorrere attorno a questi due episodi che vivificano una famiglia, nipoti, avvocati, eredi, amici e conoscenti. E, smentendo la falsa prefazione, resa vera e credibile (nuovo ossimoro), nasce da fatti concreti e ricordi. Utili, utilissimi a raccontare un microcosmo che può essere anche il nostro, quello di due amici di guerra che campano grazie ad un intervento salvifico (in questo caso è Anteo che salva per una storia di scarpe in un campo di prigionia Ettore), quello di una zona della bassa padana, Parma o San Giovanni in Persiceto non importa, tra comunisti di un tempo e la Chiesa di un parroco che scopre che il Verbo si può diffondere con la tv e con le ricette di una mangiapreti come l’Eli, di una nipote studiosa del femminismo e di quella torta misteriosa che ricorre.

Davvero si lascia a fatica il romanzo ed è consigliabile leggerlo tutto d’un fiato perché sembra di essere davanti ad un fuoco in una sera di inverno, ma si può fare anche in una bella e luminosa sera estiva alla luce della luna, quando il saggio raccontava le storie, vere, leggendarie, aggiustate, ma talmente suggestive ed esotiche, dal lato lessicale, da essere tramandate come vere, autentici brandelli di storia “personale”, cioè collettiva.

Mauro Curati, già alla terza prova letteraria, fa il cinico e si inventa una prefazione alla Giovanni, disincantato scrittore che non crede forse più nella professione, ma centra perfettamente una critica al mercato letterario che propone e produce poco di linguisticamente e socialmente riconoscibile come è invece questa storia di Anteo. Questa storia la si ama fin da subito, dall’alternarsi di passato e presente, dall’analisi dei personaggi, ognuno con la propria storia definita e con la storia grande quella con la g maiuscola che si interseca e dialoga. Belle le parole che usa, i dialettismi non eccessivi e soprattutto le brancicature letterarie di Anteo che colpito forse da alzheimer non riesce al primo colpo a pronunciare a se stesso, ricordiamoci che lui non parla, capisce tutto, ma non parla, la parola esatta.

Corrono le biciclette, Anteo sogna la sua, fino in Uruguay dove Ettore ha fatto fortuna e una famiglia. Famiglia che avrebbe potuto farsi anche in Italia ma che poi è stata tirata su da Anteo (scoprirete un legame anche familiare). E l’amico lontano un bel giorno muore e si ricorda di Anteo, lascia una lettera e lascia soprattutto un possedimento all’amico Anteo di cui conservava, come del resto lo stesso Anteo, la metà di una loro fotografia.

Senza svelare nulla, inizia questa parte della ricerca dell’ereditiero che, però, non parlando ed avendo qualche difficoltà cerebrale, non può confermare di persona di essere proprio lui… La figlia di Ettore e la nipote di Anteo potrebbero risolvere l’arcano, ma non ha importanza. Tutto il resto è importante, le storie passate e quelle di oggi. Ma, soprattutto, la ricetta della Brugnolata. Che chissà come diventa un dolce cult prodotto da … Leggetevi il libro se volete sapere come va a finire la storia di Anteo. Che è stata ispirata a Mauro dal padre. E forse anche da San Giovanni in Persiceto.

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