Mario Di Calo
Visto al Palladium di Roma

Napoli col botto

Giancarlo Nicoletti ripropone “Persone naturali e strafottenti” di Giuseppe Patroni Griffi, ritratto di una Napoli solitaria e senza famiglia, agli antipodi di quella di “Natale in casa Cupiello”

Appena terminato il focus che il Piccolo Teatro Eliseo ha dedicato alla figura di Giuseppe Patroni Griffi – con il racconto D’estate in barca e la riduzione teatrale del romanzo Scende giù per Toledo – ecco che dal 3 al 6 maggio in anteprima nazionale al Teatro Palladium di Roma, Giancarlo Nicoletti, ha portato in scena uno dei testi più emblematici della poetica dell’autore napoletano: Persone naturali e strafottenti. Siamo di fronte all’altra faccia della medaglia di Natale in casa Cupiello di Eduardo De Filippo. Persone naturali e strafottenti è probabilmente la risposta antiborghese al classico eduardiano, laddove la piccola, piccolissima borghesia, aggrappata ai valori perpetui della famiglia, andava consolidandosi costruendo i propri presepi immaginari (i quali crollano inevitabilmente di fronte a un cedimento romantico ed emotivo, ricordiamo che la commedia eduardiana è del ’31). Viceversa, con Patroni Griffi (e siamo nel 1973) la famiglia non esiste più, è sfumata o per lo meno si intravede un tipo di struttura affettiva di altro tipo, certo basata su convenienze reciproche, ma l’intenzione è quella di trascrivere nuove regole di convivenza.

Aria di festività, e dunque aria di tragedia per entrambe, in un range che oscilla fra Natale e Capodanno e quel folklore che le contraddistingue, festività cui Napoli è contenitore ideale per quelle tipologie di tradizioni popolari. Se Luca Cupiello è il candido e glorificato protagonista di un presepe ideale, specchio di un mondo irreale e immaginario, donna Violante, la protagonista di Patroni Griffi, è tutt’altro che intelligente. Sensibile sì. E affarista con scarse probabilità di profitto, che in tempo di festa e sotto i botti di fine anno cerca di fare affari: una madre courage senza prole e senza scrupoli che resta impietrita come un pastorello nella posa statuaria di chiedere l’elemosina quando per l’ennesima volta la sua vita è messa a dura prova.

Con lei fa affari un essere senza scrupoli che invece del commercio e del sesso mercenario ne ha fatto il suo motto: Mariacallas, un travestito ante litteram. Capita che in quella città sprofondata sotto le bombe di buon auspicio per l’arrivo del nuovo anno, due giovani desiderosi di festeggiare a modo loro quel trapasso chiedano un letto dove potersi amare. Quei giovani sono amalgamati: Alfredo detto Fred, romano che torna alle origini napoletane ogniqualvolta ha voglia di sesso e Byron, un nero d’America, scrittore, che porta un nome illustre ma che ricorda tanto negli atti e nei pensieri James Baldwin. Succede che nel cercare consolazione, una notte di emorragie sommerge tutti e quattro con i suoi botti.

Giancarlo Nicoletti che aveva già messo in scena questo testo nel 2016 al Teatro Vittoria all’interno della rassegna Salviamo i talenti – Premio Attilio Corsini arrivando finalista, ora ci riprova con un nuovo cast, e di buon livello. A cominciare dalla protagonista Marisa Laurito, che con feroce disincanto interpreta un personaggio delicato e complesso come Violante. Filippo Gili disegna una Mariacallas sui generis, a cominciare dal costume di scena che è un collage curioso di elementi contrastanti, scarpe con mezzo tacco, ovviamente, pantalone smoking, qualche paillettes buttata qui e là e su di una parrucca da pirata dei caraibi un copricapo rosso giacobino e una recitazione canzonata quasi a voler prendere le distanze dal dettato dell’autore, traiettorie deliranti per la scena, ma tutto questo funziona – e bene – e narra un punto diverso di interpretazione. Il nero Byron è un addolorato, riflessivo Federico Lima Roque e infine il Fred di Giovanni Ansaldo è energia autentica profusa in scena; a volontà senza risparmio, gestita, dosata con maturità significativa nei vari passaggi emotivi del personaggio. Dal canto suo, la regia cerca di essere ossequiosa verso una sacralità del racconto scenico: unico azzardo, a favore di un buon senso estetico, capovolge il punto di vista di osservazione dello spettatore nel secondo tempo. E della chinoiserie profusa in scena restano solo decorazioni sbiadite alle pareti e i quadretti votivi della Madonna e di suo Figlio sono delle gigantografie di immagini gotiche.

Lo spettacolo è prodotto da Altra Scena in collaborazione con Sycamore T Company.

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