Francesco Arturo Saponaro
Al festival Printemps des Arts

Il Mozart incompiuto

Lontano da schemi o paletti precostituiti, la manifestazione musicale che si svolge ogni anno nel Principato di Monaco, tutt’altro che esclusiva, si conferma per l’indipendenza e la qualità delle scelte. Tra le tante, quella di eseguire brani solitamente trascurati del grande austriaco

Un contenitore effervescente di proposte insolite. Alcune bizzarre, ma tutte attraenti. È il connotato di Printemps des Arts, il festival che si tiene ogni anno nel Principato di Monaco, e che si è appena concluso. Una rassegna dedicata a musiche di vario genere, sia di nuova creazione, sia di repertorio ma poco conosciute. Tutt’altro che una manifestazione esclusiva, nonostante la location: i biglietti hanno prezzi contenuti, e i mezzi pubblici collegano rapidamente a strutture di ospitalità a costi accessibili, in vari centri e paesi adiacenti. La manifestazione ha più di trent’anni, e dal 2003 è affidata alla direzione artistica del compositore francese Marc Monnet. Questi si è da tempo professionalmente affermato come figura indipendente, rispetto alla musica francese della nostra epoca, al di fuori di circoli e congreghe. E, nella programmazione della rassegna, sovente le sue scelte musicali danno spazio alle sperimentazioni e ai linguaggi contemporanei, ma sanno coinvolgere anche arti figurative, cinema, teatro. Ciò perché l’inclinazione di Monnet evita attentamente di mirare a un unico tipo di musica.

C’è quindi, in questo festival, un’apertura che offre un confronto tra epoche diverse, suscitando sorprese e stimoli che abituino lo spettatore alla disponibilità e alla curiosità, fino a stupirlo, cercando così di guadagnare un pubblico nuovo, di giovani. Ed ecco che il cartellone di quest’anno ha affiancato grandi titoli classici, ma anche musica medioevale e rinascimentale e barocca, un focus in più serate su Charles Ives – compositore statunitense (1874-1954) innovativo e importante per la sua originalità, a lungo semisconosciuto, che per vivere fece l’assicuratore -, pezzi incompiuti di Mozart che non si ascoltano mai, un concerto di dieci brevi pezzi per clarinetto di varie epoche e stili, la serie delle quattordici Sequenze per strumento solo di Luciano Berio, una alla volta, ciascuna in apertura di una serata, e via continuando lontano da schemi o paletti precostituiti. Come con l’annuale concerto a sorpresa, un appuntamento cult, del quale si acquista biglietto d’ingresso e trasporto a scatola chiusa, compreso un cestino da viaggio, senza sapere dove si va e che cosa si ascolterà. Quest’anno la destinazione era Grasse, capitale dell’industria profumiera, dove Coco Chanel mise a punto il suo celeberrimo n.° 5, e dove gli spettatori sono stati accolti all’interno di uno stabilimento, per ascoltarvi un concerto di musiche orientali. E, in materia di imprevisti, qui non è mancato, per la fragranza degli effluvi, il lieve malore di una decina di spettatori, prontamente riaccompagnati a Monaco con impeccabile organizzazione. (Nella foto: l’Orchestra Filharmonica di Montecarlo con Kazuki Yamada ©JC Vinaj – OPMC).

Insomma, a Printemps des Arts non manca certo l’originalità, e non si ha paura di andare controcorrente, però sempre con proposte creative. Come quella del Quartetto per archi n. 2 dello statunitense Morton Feldman (1926-1987), un lavoro di raro ascolto perché lunghissimo, oltre cinque ore senza pause. Musica che scorre in andamento omogeneo, e su sonorità uniformi e molto contenute, secondo lo stile tardo di quel musicista. Un titolo raro, perché ovviamente molti direttori artistici non se la sentono di rischiare. Ebbene, il festival lo ha proposto nel suggestivo spazio del Museo Oceanografico, con una formula nuova e coraggiosa: offrendo a ciascun spettatore una comoda sedia a sdraio, pantofoline, e un ristoro al quale attingere, muovendosi liberamente in qualsiasi momento dell’esecuzione.

Il Principato fornisce grande sostegno alle attività culturali. A queste è infatti destinato il cinque per cento del bilancio governativo annuale, che permette di sostenere un teatro d’opera dalla storia gloriosa, una grande orchestra, una compagnia di ballo, un museo di arte contemporanea, oltre il festival. Una realtà propositiva certamente dovuta alla ricchezza del piccolo Stato di trentamila abitanti, realtà che si fa apprezzare anche per il rilievo istituzionale che riceve. La forte volontà di promozione delle arti vede infatti in prima fila la principessa Carolina, che di Printemps des Arts è da molti anni presidente apprezzata, come si è potuto constatare al concerto conclusivo, contrassegnato da una bella prova dell’Orchestra Filarmonica di Montecarlo, diretta da Christian Arming, dove è Carolina stata accolta dal pubblico con molto rispetto. Al di là del fatto che l’istituzione statale sia principato o repubblica, un piccolo episodio che spinge noialtri a meditare, costretti come siamo a subire, nelle nostre più alte istituzioni, la presenza di soggetti che si fronteggiano all’arma bianca e si denigrano senza rispetto reciproco; non esponenti di idee diverse coi quali discutere, bensì nemici che cercano di distruggersi.

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