Chiara Ragosta
Al “Do It Festival” di Roma

La storia sorella

"Regine sorelle" di Mirko di Martino racconta vita e inquietudini di Maria Antonietta e Maria Carolina d’Asburgo-Lorena: un monologo storico che esalta il talento multiforme di Titti Nuzzolese

Maria Antonietta e Maria Carolina d’Asburgo-Lorena. Icona di bellezza, stile e moda l’una, figura di comando e mecenate di molti artisti e accademici l’altra. Dolce e remissiva la prima, risoluta e intelligente la seconda. Amate e odiate da nobili e popolo, mai davvero comprese nella loro profonda e silenziosa infelicità. Maria Antonietta morirà proprio quando finalmente aveva imparato a vivere, mentre Carolina capirà che essere regine significa restare sole. Sulle loro figure sono stati scritti saggi, racconti, bio e monografie; vi è un’enorme quantità di leggende, aneddoti, ritratti veri o presunti. Eppure si dimentica a volte che, prima ancora di essere pedine politiche e regine consorti di Francia e Napoli, le due ragazze erano soprattutto sorelle. Unite da un legame così profondo e simbiotico da oltrepassare la separazione, per mezzo di un fitto scambio epistolare, che la volontà altrui impose loro.

A provare ad indagare questo rapporto, con sguardo contemporaneo, è stato il monologo del drammaturgo e regista Mirko di Martino, evento ospite del Do It Festival di Roma, rassegna che si svolge dal 2015 il cui scopo è diffondere e promuovere compagnie professionali di giovani artisti che trovano poco spazio negli ambiti tradizionali. Tornato in scena fuori concorso all’Ar.Ma Teatro il 17 e 18 marzo, “Regine sorelle” non è né una banale agiografia in salsa moderna, né un affresco del passato concentrato esclusivamente sulle fonti, ma piuttosto un tentativo di rievocare la vicenda storica e umana, in chiave pop e colorata, di due donne speculari che, seppur lontane, non furono mai distanti.

A unire in un solo corpo le due anime, la versatile ed esuberante Titti Nuzzolese, qui nella non semplice prova di dare vita, oltre che alle due sorelle, a più di dieci personaggi noti o sconosciuti: si va dall’ingenuo e candido Delfino di Francia al deus ex machina dal forte accento milanese Giuseppe II, passando per la presuntuosa Madame Du Barry e il pittoresco e rustico Ferdinando IV.

In una giostra di volti e dialetti, filastrocche e ammiccamenti agli spettatori, l’attrice, grazie alla sua verve espressiva e alla fervida immaginazione, con poche e studiate pennellate regala un atipico ed emozionante dipinto di un’epoca che fu con malinconica meraviglia. Si ride con leggerezza e ci si diverte in questo raffinato gioco delle parti che trascina e coinvolge il pubblico fino al prevedibile ma intenso cambio di registro finale, in cui un’isolata Maria Carolina restituisce tutta la drammatica solitudine di due bambine, scopertesi regine nella stagione della maternità, gettate troppo presto sullo scacchiere del potere politico. Si dice che tutte le donne sognano di essere principesse: se avessero potuto scegliere, Antonietta e Carolina sarebbero rimaste semplicemente sorelle.

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