Delia Morea
A proposito di “Negli occhi di chi guarda”

La commedia umana di Malvaldi

Anche il nuovo romanzo di Marco Malvaldi è popolato di un'umanità variopinta e intrigante: una vera fotografia del mondo. Intrighi, misteri e "giallo" compresi

Tra i tanti romanzi “gialli”, pseudo gialli, belli, meno belli o assolutamente illeggibili – i cui protagonisti sono quasi sempre commissari fascinosi, con un ampio ventaglio di pregi, difetti e manie – che hanno invaso in maniera massiccia il mercato letterario di quest’ultimo millennio, una voce si leva fuori dal coro polifonico di scrittori del genere e dei commissari, ed è quella del pisano Marco Malvaldi.

A partire dalla serie dei vecchietti del BarLume, sette romanzi editi da Sellerio, che hanno avuto un grande successo presso i lettori e da cui sono stati tratti dei film per la televisione, la perizia, lo stile di Malvaldi si sono andati affermando sempre di più con i romanzi Odore di Chiuso, premio Castiglioncello e Isola d’Elba-Raffaello Brignetti, Milioni di milioni, Argento vivo e Buchi nella sabbia, anche questi editi da Sellerio.

È di recente uscita Negli occhi di chi guarda (Sellerio), romanzo giallo arguto, ironico e dal ritmo tagliente.

La chiave di volta del successo dei libri di Malvaldi che, oltre ad essere scrittore è un chimico di professione, risiede proprio nell’abilità nel raccontare, con quella ironia un po’ picaresca e/o feroce, che è forse uno degli attributi privilegiati dei toscani, un mondo quotidiano, per lo più borghese, che s’imbatte nel delitto, nell’intreccio noir. Negli occhi di chi guarda non sfugge a questa regola.

I personaggi dei suoi romanzi sono tutti descritti con molta vivacità, e con quell’ironia che li mostra quasi distaccati dalle cose del mondo intorno, tutti presi nei loro piccoli universi, con le loro frenesie, insomma con un certo individualismo che connota la società moderna, soprattutto raccolti in una grande, finale, coralità.

Verrebbe da pensare ad Agata Christie, straordinaria maestra del giallo d’ambiente ma, senza scomodare un nome così illustre, bisogna rimarcare che Malvaldi ha una sua perizia, come si diceva, nel descrivere la “commedia umana”, i suoi tipi sono molto somiglianti a quelli che s’incontrano tutti i giorni, solo che nella narrazione ne sono sottolineati difetti, tic e quant’altro, tutti esaminati attraverso la lente del divertimento.

Anche quest’ultimo piacevolissimo romanzo descrive un mondo di tal genere, con una gamma di personaggi molto accattivanti, uno diverso dall’altro, e si svolge in un ambiente bellissimo: la tenuta di Poggio alle Ghiande in Alta Maremma, dove vivono da anni le stesse persone, alcune anche solo per le vacanze.

La tenuta è di proprietà di due fratelli gemelli, Alfredo e Zeno Cavalcanti, tanto simili fisicamente ma tanto diversi nell’indole. Alfredo uomo in carriera vive a Milano e sarebbe completamente distaccato dalla tenuta di cui è comproprietario, Zeno invece, che se ne occupa attivamente, oltre ad essere esperto d’arte, la ama profondamente. La contesa è intorno alla tenuta stessa che dovrebbe essere venduta ad una holding immobiliare cinese, SeaNese, che vuole trasformarla in un villaggio vacanze.

Tra i personaggi chiave c’è Piergiorgio Pazzi, uomo di scienza che, insieme a Margherita Castelli, filosofa e archivista, altro ospite della tenuta, aiuterà gli esponenti della legge a sbrogliare la matassa di un duplice omicidio.

Una trama avvincente, che scopre piano piano i suoi intrighi, dove i personaggi descritti con somma cura, si muovono come in un affresco da commedia all’italiana. Ma, soprattutto, l’uso di una lingua veloce e nello stesso tempo profonda, appuntita, divertente, con, ogni tanto, inflessioni toscane, rendono Negli occhi di chi guarda un romanzo giallo molto godibile e diverso, rispetto ai canoni classici del genere. Nei dialoghi si ritrovano anche argomenti della nostra contemporaneità, trattati con il dovuto, scoppiettante sarcasmo.

Infine in questo romanzo campeggia in maniera essenziale l’amore per l’arte, la passione di Zeno Cavalcanti si rivelerà fondamentale ai fini della trama; Malvaldi la inserisce nella costruzione della storia come un vero e proprio “colpo di teatro”, lasciando una sorpresa finale che troverà il lettore con il fiato sospeso: in questo romanzo si parla di tombe etrusche, si parla della grande arte di Ligabue.

È difficile annoiarsi leggendo questo scrittore, e bisogna anche sottolinearne la bravura nell’usare la scrittura con una leggerezza che non è mai vacua, vuota di significati, anzi rivelatrice di conoscenza e profondità. Un romanzo coinvolgente che unisce molti piani di lettura e mette in campo originalità e immediatezza.

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