Velia Majo
Dentro un luogo mitico e poco noto

Americani a Roma

Visita guidata all'American Academy in Rome, dove l'arte e l'architettura degli Usa hanno lasciato segni indelebili, da Roy Lichtenstein a Cy Twombly. Un'isola nel caos della metropoli

Quando ci si avvicina al pesante cancello in ferro battuto bisogna avere a portata di mano un documento d’identità perché significa che si è a Roma al Gianicolo, ma in territorio americano. A metà strada tra Porta San Pancrazio e il Fontanone vi è la sede dell’American Academy in Rome, una delle principali istituzioni americane all’estero per lo studio e per la ricerca avanzata nelle arti e nelle discipline umanistiche. Il suo bianco edificio abbellito da una fontana circolare e da una bianca scalinata, è opera degli architetti McKim, Mead& White. Fondata nel 1984, l’intuito di Charles Follen McKim fu proprio quello di coinvolgere artisti e architetti famosi e gente facoltosa come J.P. Morgan, John D. Rockefeller, Jr. e Henry Clay Frick. Riconosciuta dal governo americano l’American Academy in Rome è un’istituzione privata e i suoi fondi provengono da attività di “foundraising”. Ogni anno giurie formate da esperti in architettura, architettura del paesaggio, arte visiva, composizione musicale, conservazione e restauro dei beni storico-artistici, design e letteratura, selezionano un gruppo di trenta artisti conferendo loro il “Rome Prize”, mentre giurie di specialisti negli studi classici, medievali, del Rinascimento e della prima età moderna scelgono gli studiosi. I vincitori vivono e lavorano in un’atmosfera stimolante di libertà artistica ed intellettuale e lo scambio tra diverse discipline.

Oltre ai borsisti l’Academy, su invito del direttore, ospita artisti e studiosi da tutto il mondo come il premio Pultizer Jhumpa Lahiri e André Aciman autore del best seller Chiamami con il tuo nome. A loro si aggiungono sei borsisti italiani per soggiorni dai tre ai cinque mesi. L’American Academy ha ospitato artisti che hanno influenzato il mondo dell’arte, della musica, della cultura e della letteratura. Per citarne alcuni: Frank Stella, Roy Lichtenstein, Igor Stravinskij, Frank Gehry, Richard Meier, Nadine Gordimer, Cy Twombly (accanto al titolo, una sua opera). Gli ospiti dell’Accademia sono soliti incontrarsi in una grande sala davanti ad un camino per un tè o al bar all’ora di colazione o per l’aperitivo serale. Appesi alle pareti del bar ci sono i ritratti dei borsisti che sono passati in Accademia. I pasti sono preparati dal Sustainable Food Project e si svolgono nella sala da pranzo durante i mesi più freddi e in cortile all’aria aperta quando il tempo si fa più mite. Nata nel 2006 da un progetto di Alice Waters, la chef attivista impegnata sul fronte della sostenibilità che negli Stati Uniti è una vera autorità portando avanti la battaglia del cibo “good, clean and fair”, il Sustainable Food Project prepara il cibo per i borsisti utilizzando solo ingredienti sostenibili freschi, di stagione. Poi con l’assistenza dei giardinieri dell’Accademia, il RSFP ha iniziato a coltivare le quindici aiuole rettangolari orlate da mattoni e riempite di erbe aromatiche, ortaggi e fiori ornamentali e una volta a settimana ci si dedica ai lavori dell’orto.

L’American Academy in Rome è stata aperta al pubblico in occasione della giornata d’autunno del Fai, domenica 15 ottobre scorso ed ora ospita anche la mostra Matera Immaginata aperta fino al 26 novembre con oltre 40 fotografie realizzate da alcuni dei più grandi fotografi nel corso degli ultimi settant’anni come Henri Cartier-Bresson, Piergiorgio Branzi, Fosco Maraini. Matera Immaginata presenta con un percorso unico ed inedito l‘evoluzione dell’immagine della città. All’inaugurazione la scrittrice Dacia Maraini ha raccontato la bellezza e unicità dei sassi, dove «viscerale è il legame tra uomini e pietre e dove le persone si sentono davvero a casa».

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