Alberto Crespi
Zattere agli Incurabili

Un giorno da Leoni

Jane Fonda e Robert Redford ammaliano Venezia (che li ha premiati) con un film semplice e bello: “Our Souls at Night”. Quale modulo che bisogna firmare, per invecchiare così bene?

Se vi diciamo che ci siamo commossi, vi mettete a ridere? Speriamo proprio di no. Rivedere insieme Jane Fonda e Robert Redford, 50 anni dopo A piedi nudi nel parco e 38 anni dopo Il cavaliere elettrico, ci ha provocato la lacrimuccia. Sono stati una coppia meravigliosa, per bellezza e per talento, e lo sono ancora. Nota a margine: ci sarebbe un terzo titolo della vecchia Hollywood in cui hanno recitato assieme, La caccia di Arthur Penn (1966), ma lì non erano i protagonisti e Marlon Brando si era un po’ “mangiato” il film con il suo carisma. Sta di fatto che Our Souls at Night, il film di Ritesh Batra con il quale sono venuti a Venezia, è il loro quarto in coppia e il loro arrivo ha scaldato i cuori. Il doppio Leone alla carriera, con il quale la Mostra li ha onorati, è la logica conseguenza – ed è un onore per Venezia e per noi, non per loro.

Nel film sono due vedovi, vicini di casa in una cittadina del Colorado. Vivono soli, in grandi case dalle quali i figli sono partiti anni prima, e si conoscono a stento. Ma un giorno lei prende l’iniziativa e bussa alla porta di lui: «Verresti a dormire da me qualche volta? Niente sesso, solo compagnia. Siamo entrambi soli e le notti sono lunghe». Lui è un taciturno, molto più imbranato di lei. Risponde solo: «Fammici pensare». Poi accetta. Nasce un rapporto in cui i rispettivi figli saranno coinvolti, in modo anche goffo, e che darà spunto per chiacchiere e piccole invidie a tutta la comunità (la provincia è la stessa dappertutto). Ma soprattutto emergerà pian piano, per loro e per noi spettatori, il rispettivo passato: e non sono state sempre rose e fiori, né per lei né per lui. Redford inserisce nel copione anche un toccante elemento personale: il sogno di diventare pittore e il “Grand Tour” in Europa, con meta finale Firenze, che sua figlia annuncia ad un certo punto. È una cosa che il futuro divo ha fatto davvero negli anni ‘50, prima di decidere – per sua e nostra fortuna – di darsi alla recitazione.

Our Souls at Night è un film semplice, diretto senza fronzoli, molto “umano”, scritto bene e recitato divinamente. Un duetto fra “belli” che nel corso di un’infinita carriera si sono dimostrati anche molto bravi. In conferenza stampa hanno scherzato sulle rispettive età: lui ha appena compiuto 81 anni, lei ne farà 80 a dicembre, in questo momento hanno 160 anni in due. «Volevo fare un altro film con Jane prima di morire», ha detto lui. «Bacia benissimo, come a vent’anni. Mi sono innamorata di lui in ogni film che abbiamo fatto insieme ed è successo anche stavolta. E non nego di aver avuto fantasie su di lui», ha ammesso lei. «Non lo sapevo. E lo devi dire qui in pubblico?», ha replicato lui. Amabili scherzi per due biondi che sembrano nati per stare insieme, anche se i rispettivi inizi di carriera sono stati molto diversi: una predestinata lei, figlia di cotanto padre (il sommo Henry) e subito diva; una lunga gavetta per lui, con molta televisione in piccolissimi ruoli prima del successo teatrale in A piedi nudi nel parco che sarà poi, accanto a lei, il suo primo film importante.

È stato bello rivederli. Speriamo accada ancora. E ora andiamo in cerca del modulo che bisogna firmare, per invecchiare così. Magari esiste, a Hollywood o altrove.

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