Jolanda Bufalini
In scena all'Aquila

Frammenti di Aleppo

Lucia Goracci, inviata di Rainews, ha visto e raccontato quel che è appena successo a Mosul e a Aleppo. Ne è nato uno spettacolo multimediale che affronta il dramma della guerra (e delle migrazioni che ad essa conseguono)

Si chiama Assedio-Frammenti di reportage l’opera multimediale che sarà rappresentata all’Aquila in prima assoluta venerdì 20 e sabato 21 luglio, nell’ambito della rassegna finanziata dal Mibact nella città terremotata “Cantieri dell’immaginario”. Frammenti si basa sui servizi dell’inviata di Rai News 24 Lucia Goracci da Mosul e da Aleppo. Le cronache raccontano lo sconforto degli abitanti che ritornano a Mosul, lacrime di fronte alle rovine. La mappa indica con rosso intenso la parte che ha subìto più distruzioni, la città vecchia. Le fotografie mostrano le macerie all’interno della chiesa. La chiesa è stata un fortino dell’Isis, i combattenti contavano sulla reticenza a bombardare il luogo. Il Pentagono definisce la battaglia di Mosul la più dura che sia avvenuta dopo la seconda guerra mondiale. Le croniste (mi imbatto sempre in inviate) che entrano al seguito dei militari dell’esercito iracheno percorrendo una allee grigia di cemento frantumato sentono ancora sparare colpi, avvertono che potrebbe non essere finita.

Chi ricorda Aleppo prima della guerra? Il quartiere armeno nelle cui stradine passeggiavano ragazze dalle scollature audaci e il crocefisso poggiato sul decolleté, il quartiere arabo con i fantasmini neri delle ragazze mussulmane che camminavano veloci sull’acciottolato, i grandi bagni di pietra di fronte alla cittadella, il mercato, i fondachi dalle arcate antiche, i grandi portali e le colonnine sottili. Lo svettare del minareto della Grande Moschea ora miseramente a terra, il negozio proprio a fianco della moschea, elegante e solidale, si avvaleva del lavoro delle donne di campagna, per i tessuti, per le ceramiche. La regina di Giordania vi acquistava i suoi abiti tradizionali.

Nel dolore generale, stride con note più acute e anche più sorde quello delle città antiche che si ricordano piene di vita, nel brulicare dei commerci e dei turisti incantati dalla fascinazione mediorientale. Lo sconvolgimento colpisce insieme i bambini, il futuro e la storia.

Il titolo, Frammenti di reportage, corrisponde perfettamente a ciò che Lucia Goracci racconta del suo mestiere di inviata di guerra: la guerra non si può raccontare che per frammenti, per parzialità. Il corrispondente di guerra non può che essere in un unico piccolo punto, nello spazio limitatissimo occupato dal proprio corpo e da quello del cameraman, e cerca di mettere a rischio il meno possibile la vita, anche così, dimostrando un coraggio fuori dell’ordinario. I suoi occhi vedono fin dove possibile, le orecchie sentono qualcosa di più, ma si tratterà sempre di una minuscola tessera del mosaico. Eppure straordinariamente importante. Il quadro d’insieme è nei comandi generali, nelle verità preconfezionate, negli articoli pilotati. Per questo quella parzialità è tanto importante, tanto importanti gli occhi che guardano. Il frammento smaschera le verità di comodo. Dentro il frammento c’è umanità e verità come nel fiocco di neve c’è la perfezione del cristallo.

L’idea dell’opera multimediale è venuta a Luisa Prayer, direttore dell’ISA, Istituzione sinfonica abruzzese.

Lo spettacolo porta in scena il team creativo di autori/esecutori che hanno lavorato in azione sinergica alla scrittura di una partitura complessa per solisti, orchestra, voci narranti, video e che vede per la prima volta Lucia Goracci in veste di autrice di un testo teatrale e d’interprete insieme a Stefano Goracci.

Il concetto dell’opera è trasferire la testimonianza giornalistica dal piano della cronaca a quello della forma artistica, guadagnando la dimensione della permanenza e della potenziale riproducibilità.

Nei brevi servizi giornalistici quotidiani di Lucia Goracci trasmessi dal TG di RAI News 24, rivivono i volti e alle voci degli individui, adulti, bambini, incontrati nella tragedia irachena e siriana. Nell’opera, che si serve di modalità e strumenti espressivi della nostra tradizione occidentale, dalla musica sinfonica al video, le tessere del mosaico si compongono in un punto di vista unitario che interpreta gli eventi storici, la guerra, le grandi migrazioni.

Il punto di partenza per la partitura sinfonica del compositore e direttore d’orchestra Tonino Battista e le elaborazioni di Daniele Roccato per il quartetto di contrabbassi “Ludus Gravis” sono le Lamentationes  Jeremiae Prophetae, mottetti composti da Giovanni Pierluigi da Palestrina (1525 -1594) sul testo biblico che parlano della distruzione di Gerusalemme, qui assunta come archetipo.

La partitura musicale aggiunge alla polifonia palestriniana il piano della scrittura contemporanea, nella doppia dimensione sinfonica e solistica, e della doppia modalità della musica scritta e improvvisata. Si aggiungono al quadro sonoro le percussioni etniche dell’artista iraniano naturalizzato francese Ghavi Helm Mohammad, protagoniste nell’opera di momenti d’improvvisazione a due con il contrabbassista Roccato.

Completa lo spettacolo la parte visiva: nel video, creato dal regista/musicista Claudio Rufa, rielaborando le riprese fatte in Iraq e Siria da Lucia Goracci insieme al cameramen Miodrag Stojic, il rapporto doppio con il materiale di reportage e la partitura musicale.

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